mercoledì, settembre 10, 2008
Analisi del periodo
mercoledì, settembre 03, 2008
Comeback cupcakes (le tortine del ritorno)
giovedì, agosto 28, 2008
Ricominciamo?
Mi sono rimessa sui libri.
venerdì, agosto 22, 2008
Quando, quando, quando
Quando avresti da preparare un esame ma ti limiti a circondarti di libri aperti cui non rivolgi nemmeno uno sguardo.
domenica, agosto 17, 2008
Diario disordinato di un'estate strampalata. Parte I^ e forse unica
La Toscana ha davvero qualcosa di diverso. Prima di tutto la gente sembra vivere la propria vita con una tranquillità d’animo difficile da trovare al nord. Va in spiaggia col copricostume del mercato pure se ha la porche, ha le borse frigo con i fiorelloni giganti e il palmare, fa kite surf, ha le spiagge per i cani, porta i bambini al miniclub della piscina e non si preoccupa. I toscani sono estremamente spiritosi e anche perennemente incazzati tra loro per diatribe storiche perse nei tempi dei tempi. E questi non può che renderli persone apprezzabili. Scrivono murales boccacceschi o romantici, vanno in spiaggia camminando per chilometri dentro le pinete, parlano strascicati come se qualsiasi frase costasse fatica e quindi dovesse essere soppesata il giusto. La Maremma è bellissima. All’inizio quando ci arrivi non lo sai. Ma appena cala la notte e dietro il campeggio ti accorgi che non c’è niente per chilometri e chilometri ma sopra la tua testa puoi vedere la via lattea come in una puntata di superquark, inizi a indovinare perché i ricconi snob e chic si sono fatti la villa lì, nascosta dagli alberi. In Maremma è pieno di sagre. Ogni paese ne organizza circa millecinquecento. In una settimana puoi assaggiare acquacotta, cacciucco, tagliatelle al cinghiale, panzanelle, e goderti i vecchietti che ballano le danze sexy caraibiche e le orcheste che ci danno dentro di bestia. In Toscana ho fatto dei sogni stranissimi. Ecco questa non è un’informazione di tipo turistico però sono convinta di avere fatto questi sogni proprio perché ero in Toscana. La sera mi addormentavo in un coro di cicale e buffi uccelli notturni e calavo in profonde parti del mio incoscio tirando fuori facce, episodi del passato, allegorie da brivido. La Toscana aiuta l’autopsicanalisi. In Toscana ho letto Farenheit. Di prima battuta non c’ho capito niente. Però ero in spiaggia e avevo abbozzato solo un timido tentativo intellettuale comprendendo fin da subito che l’equazione estate=stand by cerebrale era valida anche per quest’anno. Quindi sono andata a giocare a racchettoni con mia sorella. Poi siccome c’è stato un giorno in cui mi ero ustionata di brutto e sembravo l’uomo torcia degli x man e dovevo restare fissa sotto l’ombrellone ho ricominciato farenheit e l’ho finito dopo un’oretta. Splendido e triste anche. Ho deciso che all’alba delle mie venticinque lune imparerò a suonare la chitarra. Al momento so strimpellare soltanto la canzone del sole e a horse with no name degli america che ha due accordi ma permette comunque di iniziare a tirarsela un pochino. Ora però devo comprare una chitarra. Quindi devo trovarmi un lavoro. Pensavo di mettere un annuncio sul giornale del tipo “giovane automunita esperienza all’estero bilingue laureata triennale cerca lavoro per comprarsi chitarra”. In Toscana ho visto “Il Giardino dei Tarocchi” di Niki de Saint Phalle e mi sono commossa come al solito per la mia stendhalite congenita. Fortuna che non se è accorto nessuno perché avevo gli occhiali da sole. Sono stata pure alle vaschette di Saturnia. Che non sono le terme che immagino a pagamento, a foggia di piscina, richiedenti una cuffia per doccia. Le vaschette sono vasche nella roccia naturali, all’aperto, dove sgorga acqua a 37 gradi e mezzo ed è blu ed è gratis. Siamo rimasti lì immersi fino alla punta dei capelli a guardare la luna e le stelle. Wow. Ho trascorso ben diciotto giorni separata dal mio fedele felino Giulio e mai assenza è pesata così tanto, quando finalmente l’ho riavuto tra i piedi è stato tutto un bacino, uno struscino, una carezzina, un pezzettino di pollo. E’ il mio primo gatto ed è viziato in maniera intollerabile, me ne rendo conto. Livorno non mi è piaciuta granché, forse perché mi aspettavo altro, qualcosa tipo Genova, o forse perché al mercatino americano non ho trovato il coraggio di chiedere quanto costavano i trucchi per il camouflage. Quest'estate mi sono dedicata ad attività under 10. Ho fatto i castelli di sabbia, mi sono fatta produrre una finta coda da sirena sempre di sabbia, ho sgonfiato un materassino, ho raccolto le conchiglie coi buchini per una collana che non avrò mai tempo di fare. Della Toscana mi mancherà praticamente tutto. Perché solo in vacanza ci si rende conto della fatica fatta nei giorni precedenti e si puntano i piedi contro la fatica che verrà. E anche perché ogni volta che sono al mare sento di essere al posto giusto, in pace con me stessa, a casa. E poi, per la miseria. Sono a Vercelli da 24 ore fa un freddo boiardo, il meteo scandisce pioggia e temporali a volontà e quelli dell'università mi hanno intasato la posta di moduli per sganciare loro tantissimi soldi. Ha ragione mia madre quando dice che ad andare in ferie più a lungo saremmo tutti più buoni. Che ci pensino quelli lì del governo.
lunedì, luglio 28, 2008
Leaving Seattle
Ci sono periodi in cui il nostro corpo cerca di recuperare le energie in modi misteriosi.
mercoledì, luglio 16, 2008
This is the end, my old friend
giovedì, luglio 03, 2008
l'estate di seattle
Caldo e umidità, pioggia a tratti.
mercoledì, giugno 25, 2008
Time after time
Dieci anni fa iniziavo l'estate in un modo diverso.
lunedì, giugno 23, 2008
La canicule
Milano è un forno per biscotti a 1500 gradi.
martedì, giugno 17, 2008
lentamente scorre
Dicono che da domani non pioverà più e allora bisogna avere fede perché è dura crederci dopo tutta questa pioggia, le nuvole, il vento, il freddo, il cielo che sembra decisamente novembre addicted.
lunedì, settembre 17, 2007
*september
Ieri mattina alle otto ero in piedi a cercare un paio di jeans cui non fossi troppo affezionata. Alle nove e mezza ero qui http://www.larondadelbramaterra.it/, alle dieci stavo già sorseggiando un bianchino e mangiando pizzette.
Le giornate in gradevole compagnia scorrono sempre piacevolmente, senza troppi intoppi.
Si ride, ci si sommerge di aneddoti passati e futuri, qualcuno racconta barzellette (io sono negata però rido quasi sempre), si fa finta che non esistano problemi come il precariato, il checacchiofaremodellenostrevite, la giostra dei rimpianti, i chili di troppo e i soldi che a guadagnarli fai una fatica ciclopica e spenderli invece è un attimo.
Le giornate in gradevole compagnia ti lasciano addosso una piacevole patina di leggerezza. Non solo nel senso che torni a casa con i muscoli dello stomaco contratti a forza di ridere ma con quella sensazione piacevole che si possano vivere momenti belli anche senza troppe pretese.
Un bicchiere di vino, un kitchissimo cappellino di paglia in testa (definito dalla brochure come elegante e vero motivo della nostra iscrizione alla manifestazione), qualche paesino di pietre vecchie e bellissime che non immaginavi potessero stare lì.
Ieri notte c'è stato il temporale che ha portato via l'estate.
C'è sempre un ultimo temporale, prima delle nebbie, prima che l'oro delle risaie diventi nero fuliggine, prima delle sciarpe fin sotto gli occhi.
E ieri notte c'è stato proprio quel temporale di fine estate, scoppiato all'improvviso, con la pioggia che tintinnava fitta sulla ringhiera di balcone e i lampi che illuminavano i tetti delle case lucidi.
Non sono riuscita a dormire, ho pensato all'estate finita, ho pensato che ormai manca poco e diventerò una treno-metro-università (speriamo di esserne capace).
giovedì, agosto 30, 2007
quando non si ha troppo da raccontare meglio far parlare qualcun'altro
All' Ipotetico Lettore
Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno la sentirai fuggire.
Fa' che siano allora come foglie e come vento, assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio non è minore che nell'incontro.
Rimane uguale e sarà eterno.
Ma diverse sono talvolta le vie da percorrere in obbedienza al destino.
mercoledì, agosto 15, 2007
(...)
Più che raro credo.
O forse più frequente di quanto io pensi.
Incontrare una persona che te ne ricorda un’altra, che hai perso con gli anni o che credevi di aver perso e invece ti ritrovi a pensare che quella smorfia particolare e quel modo di muovere gli occhi sono e resteranno sempre i suoi.
Non sto parlando di un ex-amore, o di un ex-ragazzo o di tutte quelle cose odiose che iniziano con il prefisso ex e ti fanno sentire più vecchia di quanto non sei.
Sto parlando di quello che era il mio migliore amico e che forse, in un universo perfetto dove non esistono gelosie, invidie e sentimenti contrastanti, resterà come tale per sempre.
Quel posto rimasto semplicemente vuoto, quello di una persona seduta allo stesso tavolo per tanti anni che all’improvviso si alza e ti saluta con un confuso gesto nella mano.
Così.
Non lo sento da più di un anno ormai, l’ho intravisto soltanto una volta, qualcuno mi racconta che è dimagrito, che esce sempre con quella ragazza di cui era innamorato e che magari col tempo si è innamorata di lui.
Se dicessi che provo nostalgia non direi il giusto.
Nessun rimpianto.
Perché finché siamo stati noi, finché siamo stati in quella parentesi di vicinanza così delicata che è l’amicizia, ci siamo consumati di chiacchiere, esperienze, consigli e segreti.
Che non ho mai svelato a nessuno. Che non svelerò mai.
Che terrò sempre chiusi nel cassetto del nostro essere amici.
Ho ancora una sua lettera di compleanno in un cassetto.
"...sempre dalla tua parte”.
Per tanto tempo ci ho letto solo l’impulso di un momento, quello che porta a pronunciare frasi di cui uno si pentirà in seguito o promesse cui non potrà tenere fede.
Adesso so che non è così.
Quelle parole sono vere.
Nell’universo perfetto dove non esistono gelosie, drammi esistenziali e sentimenti contrastanti la nostra amicizia durerà per sempre.
Saremo seduti in qualche sera di fine luglio, su qualche panchina di fine luglio con la nostra corona ghiacciata in mano a parlare di tutto il resto.
martedì, agosto 14, 2007
August and everything after
Agosto pugnale dell'inverno.
Ho letto/sentito questa cosa non mi ricordo dove e mi è sembrata la conferma di quella sensazione che agosto mi trasmette ogni anno, che l'autunno sia dietro l'angolo, che il sole faccia finta di essere ancora estivo e le giornate lunghe, mentre l'estate si è già infilata le scarpe per incamminarsi alla porta.
Sarà magari anche perchè le mie vacanze sono sempre state vacanze di luglio, con l'acqua del mare ancora fredda e la pelle fantasmatica dei bagnanti intenti a ungersi con inutili solari protezione mille.
A luglio il sole è sole, il mare è mare, l'inverno sta nel suo punto più lontano.
Agosto è il mese più freddo dell'anno. Certo che sì. Perchè uno si aspetterebbe ancora quel caldo da togliere il fiato, il maniacale impulso a suggere continuamente granite al limone, e invece la sera tiri fuori il lenzuolo pesante e magari ti fai anche un the se il pomeriggio ha piovuto.
Però agosto è anche il mese in cui Seattle è più bella, spogliata di buona parte dei suoi chiassosi e fashion abitanti, popolata di gatti, cani e padroni di cani e basta, con le saracinesche abbassate e le strade silenziose, con la possibilità di parcheggiare la macchina dove vuoi senza doverti contorcere in manovre circensi, con le risaie ancora verdi e la luce del sole che al tramonto diventa amaranto, sul serio, sembra di fare le comparse in una cartolina turistica.
Quest'anno ad agosto sono a casa e non nascondo di essere contenta. E tranquilla.
Di dormire fino a tardi. Di cercare di rimandare il più possibile tutto l'everything after.
Adesso è agosto e il freddo non è poi così male.
giovedì, agosto 09, 2007
ricordo di un'estate
Una nave bianca attraversa lentamente tutto l'orizzonte che riesco a vedere, da una parte all'altra, lentamente.
Sono seduta su un muretto umido, forse sono le sei del mattino, forse molto prima.
La luce del sole è solo un bagliore soffuso nell'aria che illumina appena le cose.
Sono scappata dalla finestra di un bungalow in cui dormivamo in cinque con due letti, c'era quel ragazzo svedese che dormiva sul pavimento appoggiato alla porta, aveva una camicia hawaiana, un vero spasso.
Mi hai chiesto dove vai.
Ti ho risposto che uscivo a prendere un po' d'aria e di passarmi le scarpe.
Sono uscita dalla finestra e fuori faceva fresco, avevo bisogno di pensare.
Dentro russavano tutti, il ragazzo svedese, la mia compagna di stanza bionda e un po' lobotomizzata, il ragazzo di milano che dormiva col cappuccio della felpa sulla faccia.
Per me è così, una volta sveglia non riesco mai a riaddormentarmi.
Ti aspetto per un momento appena al di là della finestra.
Ma se ci ritrovassimo uno di fronte all'altro dovremmo parlare, spiegarci.
E io non so spiegare niente, io e te cosa siamo, cosa c'è dei tuoi occhi che mi parla, cosa ti parla dei miei, il senso di un bacio notturno posato sulla fronte, senza dire niente.
Mi allontano e seguo un sentiero, poi trovo un muretto e mi siedo lì, zitta, muta.
Lo so che poi sei uscito e mi cercavi.
Che sei rimasto lontano dietro le mie spalle a guardarmi e magari l'hai vista anche tu.
Quella nave bianchissima che spuntava dal promontorio e attraversava l'orizzonte, piano piano.
Oggi è l'ultimo giorno delle nostre vacanze.
Io parto, tu rimani. Tra poche ore sarò di nuovo a casa, in camera mia, con le cuffie del walkman cacciate nelle orecchie a scrivere furiosamente di un'altra estate finita sulla mia agenda stroppicciata.
Tu non ci sarai più. Mai più questa volta, e nemmeno io.
Non so spiegarmelo ma ho la sensazione che quella sia l'ultima estate di una certa parte di me stessa. Qualcosa sta partendo.
La prossima estate avremo diciotto anni e non saremo più qui.
Il mondo sarà diverso. Saremo diversi anche noi.
Se stringo gli occhi mi sembra di vederci seduti sul ponte di quella nave bianca che scivola all'altro lato dell'orizzonte e scompare, pezzo per pezzo, inghiottita dal verde degli alberi.
Resta solo il mare.
mercoledì, agosto 08, 2007
domenica, luglio 22, 2007
mercoledì, luglio 18, 2007
Puzzle (non mi veniva in mente nient'altro)
Life is too short
Death doesn't ask
It don't owe you that
Some things you lose
You don't get back
So just know what you have
martedì, luglio 17, 2007
le cose che abbiamo in comune sono 4250 o 4270?
...sono molte e, per l'appunto in ordine sparso. Cioè la mia mente me le ricorda casualmente, in qualunque momento della giornata, a volte le sogno, a volte sto bevendo il caffè e mi ricordo che dovevo rispondere a un messaggio di tre giorni prima. Sono terribilmente rincoglionita dal caldo, dall'attesa di vacanza, da questa atmosfera di stasi mistica ed esistenziale.
Oggi ho scoperto che nel passaggio alla specialistica devo recuperare un esame di medievale e mi si sono contorte le viscere. In realtà di fronte al professore che mi annunciava la novella ho sorriso, sebbene molto forzatamente. Uscita dalla facoltà sono andata a comprarmi un paio di scarpe per autogratificarmi che, per inciso, sono le infradito della birkenstock che schifano tutti ma a me piacciono perchè sono comode e, a dispetto dei trends, sono sempre stata bene con le scarpe da suora laica.
Però si vede che questa è una facoltà di ricchi dal grado di gentilezza degli addetti alla segreteria. Nella mia vecchia facoltà non ti sputavano in faccia solo perchè c'era il vetro protettivo. E come dimenticare l'omino pelato che nel bailamme della consegna dei piani di studio chiudeva l'ufficio e usciva fuori in cortile a suggere caffè davanti a una folla inferocita. Miss him.
In settimana dovrò tornare ad affrontare il caldo milanese per completare l'iscrizione e di certo tralascerò di portare qualche documento fondamentale e importantissimo. In realtà questa nuova condizione di pendolare che mi sarà propria da settembre mi pone di fronte all'ineluttabile pericolo di svegliarmi a Torino PN. Io in treno dormo benissimo, a dispetto di aria condizionata, caldo tunisino, puzza, sonerie dei cellulari, qualsiasi cosa. Naufragar m'è dolce nei vagoni.
Ci sarebbero altre cose. Tantissime. Ma fa caldo e mi sudano i palmi delle mani a scrivere al computer quindi, mi sa, ci riaggiorniamo.