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mercoledì, settembre 10, 2008

Analisi del periodo

In questo periodo ogni parola mi sembra importante.
Questo periodo è quello che ti sfugge da sotto i piedi se non ci fai attenzione.
In questo periodo vorrei ascoltare musica ma non so quale e quindi tendo l'orecchio al cantiere appena sotto la mia stanza.
Questo periodo è quello in cui devo darmi una mossa. A studiare. A vivere. Tutto.
In questo periodo sogno la mia vita a episodi come se il mio inconscio stesse cercando di farne un telefilm.
Questo periodo è quello in cui vorrei riallacciare qualche rapporto e telefonare e chiedere scusa.
In questo periodo partirei volentieri per un posto tipo la Bretagna.
Questo periodo odora di umido e nuvole e tramonti in slow motion.
In questo periodo sto pensando se tagliarmi o meno i capelli. Seriamente.
Questo periodo è quello in cui probabilmente finirò di leggere Tom Jones senza avere tempo di cominciare a leggere qualcos'altro.
In questo periodo ci sono compleanni, regali da trovare, torte da preparare.
Questo periodo è quello che tutti chiamano settembre.
E ogni anno mi lascia sospesa su un filo altissimo a mille metri di altezza e non so se andare avanti o indietro.

The moment has come to face the truth
I'm wide awake, and so are you
Do you have a clue what this is? (I don't know)
Are you everything that I miss? (I don't hope so)
We'll just have to wait and see (Wait, and see)
If things go right we're meant to be

-Modern Nature- Sondre Lerche



mercoledì, settembre 03, 2008

Comeback cupcakes (le tortine del ritorno)

Mercoledì pomeriggio.
Il tempo si mette al brutto e il mio raffreddore da ritorno spara le ultime cartucce privandomi dell'udito e dell'olfatto. 
Le fotocopie per l'esame anziché diminuire paiono moltiplicarsi. 
Forse è questione di prospettive e di suggestioni personali, ieri mentre mi trascinavo a casa con un paio di pizze da asporto mi è sembrato di sentire rumo
re di gabbiani nel cielo.
Sono qui ma non sono qui, sono qui ma vorrei essere altrove. 
Non tanto per l'essere in vacanza in sé, quanto per l'essere altr-ove, in un dove diverso da questa Seattle ripopolatasi improvvisamente di ragazze in hotpants e uomini lampadati. 
Vorrei un pianeta piccolo fatto su misura.
E così, come tutte le volte in cui mi sento piena di nodi che si attorcigliano come i serpenti sotto i piedi di Indiana Jones mi metto ai fornelli.
Zitta zitta, con i miei appunti, le mie ciotole, la mia pesa scassata e Giulio che infila le zampe nello zucchero a velo.
Misuro, mescolo, centrifugo, cuocio. 
Fuori si scatena un temporale violentissimo.
Ma io sono nel mio piccolo pianeta fatto di vaniglia e pirottini e zucchero a velo. 
Alla fine del mio operato ho prodotto dei cupcakes alla vaniglia con glassa al limone, altresì ribattezzati "le tortine del ritorno" perché spero di guarire dalla sindrome del ritorno, perché il cibo è qualcosa che dà sempre soddisfazione e perché a volte per sentirsi a casa, non è importante essere in un posto piuttosto che in un altro, ma scendere a patti con noi stessi.
E non c'è niente di meglio per corrompere la propria volontà che un dolcetto esageratamente ipercalorico.

P.s. Grazie a Enzo per la cartolina piena di pecore pelose....subito piazzata sul muro di fronte la scrivania.

giovedì, agosto 28, 2008

Ricominciamo?

Mi sono rimessa sui libri.

Senza slancio, senza grinta, con gli occhi mollemente appoggiati ai deliri del materiale per il prossimo esame. 
Non sto scrivendo quasi nulla perché se scrivo penso, se penso mi preoccupo e se mi preoccupo mi viene lo stomaco a mattone. Quindi preferisco trascorrere le ore della giornata in attività che mi permettano di mantenere una soglia di consapevolezza minima tipo suonare la chitarra, guardare soap opera tedesche, bere caffè, lavarmi i capelli.
La televisione è l'ideale per spegnere il cervello.
E se da un lato mi rendo conto che non è buona cosa tenersi spenti e meglio sarebbe uscire a fare una passeggiata o studiare qualcosa di intelligente o dedicarsi a un hobby tipo l'uncinetto, i biscotti, le ceramiche, d'altro canto so per certo che presto arriverà l'autunno dei regionali e rimpiangerò con tutto il cuore questi momenti di dolcissimo nulla in cui abbandonare la propria mente e il proprio corpo.
Sarà che la fine di agosto non è ancora settembre con i suoi splendidi tramonti lisergici, ma solo la fine dell'estate, l'abbronzatura che viene via sotto la doccia e non c'è nivea che tenga.

 

venerdì, agosto 22, 2008

Quando, quando, quando

Quando avresti da preparare un esame ma ti limiti a circondarti di libri aperti cui non rivolgi nemmeno uno sguardo.

Quando un torcicollo bastardo ti colpisce prima a destra, poi a sinistra, poi al centro e ti ritrovi alle tre di notte a cercare rimedi omeopatici su internet.
Quando l'abbronzatura se ne va dalla tua fronte creandoti inestetici tatuaggi maori.
Quando nel tentativo di scaldare un cencio dentro al microonde quasi dai fuoco alla casa (sì lo so che non si fa, ma volevo fare in fretta).
Quando tua madre ti racconta che in un mobilificio vendevano troni come quelli dei programmi della De Filippi.
Quando calienta il sol là in quella playa in cui non sei più.

La crisi di rigetto volge comunque al termine. 
Sebbene il maledetto obtorto collo abbia frenato i miei notevoli progressi con la chitarra (stavo imparando everybody hurts per la gioia dei vicini e simone ha cercato di mostrarmi il barré ma per il momento le mie dita non vogliono saperne) i miei chakra si stanno allineando con quest'atmosfera di autunno e lentezza che già permea la bassa.
Nonostante faccia ancora abbastanza caldo gli abitanti di Seattle già si aggirano con bomber, spolverini e maglioncini intorno al collo, anche alle tre di pomeriggio. 
Certo il rovescio della medaglia sono io che con la mia voglia fuori tempo massimo di canottiere e pantaloncini ho rischiato di restare bloccata a letto strafatta di voltaren. 
Ma, dicevo, Seattle di contro è pronta per l'autunno, cadono le prime foglie, il cielo ha assunto un uniforme color grigio, il popolo si prepara alla stagione delle sagre danzanti e mangianti.
Ho voglia di dolci colline monferrine e che arrivi presto il 29.
Perché esce Kung Fu Panda. 

domenica, agosto 17, 2008

Diario disordinato di un'estate strampalata. Parte I^ e forse unica



La Toscana ha davvero qualcosa di diverso. 

Prima di tutto la gente sembra vivere la propria vita con una tranquillità d’animo difficile da trovare al nord. 

Va in spiaggia col copricostume del mercato pure se ha la porche, ha le borse frigo con i fiorelloni giganti e il palmare, fa kite surf, ha le spiagge per i cani, porta i bambini al miniclub della piscina e non si preoccupa.


I toscani sono estremamente spiritosi e anche perennemente incazzati tra loro per diatribe storiche perse nei tempi dei tempi. E questi non può che renderli persone apprezzabili. 

Scrivono murales boccacceschi o romantici, vanno in spiaggia camminando per chilometri dentro le pinete, parlano strascicati come se qualsiasi frase costasse fatica e quindi dovesse essere soppesata il giusto.


La Maremma è bellissima. All’inizio quando ci arrivi non lo sai. Ma appena cala la notte e dietro il campeggio ti accorgi che non c’è niente per chilometri e chilometri ma sopra la tua testa puoi vedere la via lattea come in una puntata di superquark, inizi a indovinare perché i ricconi snob e chic si sono fatti la villa lì, nascosta dagli alberi.


In Maremma è pieno di sagre. Ogni paese ne organizza circa millecinquecento. In una settimana puoi assaggiare acquacotta, cacciucco, tagliatelle al cinghiale, panzanelle, e goderti i vecchietti che ballano le danze sexy caraibiche e le orcheste che ci danno dentro di bestia.


In Toscana ho fatto dei sogni stranissimi. Ecco questa non è un’informazione di tipo turistico però sono convinta di avere fatto questi sogni proprio perché ero in Toscana. La sera mi addormentavo in un coro di cicale e buffi uccelli notturni e calavo in profonde parti del mio incoscio tirando fuori facce, episodi del passato, allegorie da brivido. La Toscana aiuta l’autopsicanalisi.


In Toscana ho letto Farenheit. Di prima battuta non c’ho capito niente. Però ero in spiaggia e avevo abbozzato solo un timido tentativo intellettuale comprendendo fin da subito che l’equazione estate=stand by cerebrale era valida anche per quest’anno. Quindi sono andata a giocare a racchettoni con mia sorella. Poi siccome c’è stato un giorno in cui mi ero ustionata di brutto e sembravo l’uomo torcia degli x man e dovevo restare fissa sotto l’ombrellone ho ricominciato farenheit e l’ho finito dopo un’oretta. Splendido e triste anche. 


Ho deciso che all’alba delle mie venticinque lune imparerò a suonare la chitarra. Al momento so strimpellare soltanto la canzone del sole e a horse with no name degli america che ha due accordi ma permette comunque di iniziare a tirarsela un pochino. Ora però devo comprare una chitarra. Quindi devo trovarmi un lavoro. Pensavo di mettere un annuncio sul giornale del tipo “giovane automunita esperienza all’estero bilingue laureata triennale cerca lavoro per comprarsi chitarra”.


In Toscana ho visto “Il Giardino dei Tarocchi” di Niki de Saint Phalle e mi sono commossa come al solito per la mia stendhalite congenita. Fortuna che non se è accorto nessuno perché avevo gli occhiali da sole.


Sono stata pure alle vaschette di Saturnia. Che non sono le terme che immagino a pagamento, a foggia di piscina, richiedenti una cuffia per doccia. Le vaschette sono vasche nella roccia naturali, all’aperto, dove sgorga acqua a 37 gradi e mezzo ed è blu ed è gratis. Siamo rimasti lì immersi fino alla punta dei capelli a guardare la luna e le stelle. Wow.


Ho trascorso ben diciotto giorni separata dal mio fedele felino Giulio e mai assenza è pesata così tanto, quando finalmente l’ho riavuto tra i piedi è stato tutto un bacino, uno struscino, una carezzina, un pezzettino di pollo. E’ il mio primo gatto ed è viziato in maniera intollerabile, me ne rendo conto.


Livorno non mi è piaciuta granché, forse perché mi aspettavo altro, qualcosa tipo Genova, o forse perché al mercatino americano non ho trovato il coraggio di chiedere quanto costavano i trucchi per il camouflage.


Quest'estate mi sono dedicata ad attività under 10. 

Ho fatto i castelli di sabbia, mi sono fatta produrre una finta coda da sirena sempre di sabbia, ho sgonfiato un materassino, ho raccolto le conchiglie coi buchini per una collana che non avrò mai tempo di fare.


Della Toscana mi mancherà praticamente tutto. 

Perché solo in vacanza ci si rende conto della fatica fatta nei giorni precedenti e si puntano i piedi contro la fatica che verrà. E anche perché ogni volta che sono al mare sento di essere al posto giusto, in pace con me stessa, a casa.


E poi, per la miseria. Sono a Vercelli da 24 ore fa un freddo boiardo, il meteo scandisce pioggia e temporali a volontà e quelli dell'università mi hanno intasato la posta di moduli per sganciare loro tantissimi soldi. Ha ragione mia madre quando dice che ad andare in ferie più a lungo saremmo tutti più buoni. 

Che ci pensino quelli lì del governo.

lunedì, luglio 28, 2008

Leaving Seattle

Ci sono periodi in cui il nostro corpo cerca di recuperare le energie in modi misteriosi. 

A me ad esempio succede di dormire tantissimo a qualsiasi ora del giorno e contemporaneamente non riuscire a scrivere pressoché nulla. 
Però, poiché mi faceva proprio brutto lasciare il blog così a metà, senza dire una parola, ho deciso di appuntare un ultimo breve aggiornamento prima delle vacanze.
Tra qualche giorno abbandonerò gli orizzonti lattiginosi dell'afa padana alla volta di paesaggi marini e cercherò di scrollarmi di dosso la polvere dell'ultimo mattonissimo anno universitario.
Detto questo auguro a tutti quelli che transitano da queste parti un'estate che si faccia ricordare con piacere e un po' di necessario struggimento.
Buone vacanze regà.


mercoledì, luglio 16, 2008

This is the end, my old friend

Finito. 
Oggi esame n°12. 
Che è andato bene ma di cui non parlerò, perché richiederebbe un'altra lunga dissertazione su quanto siano ridicoli alcuni meccanismi universitari. 
L'anno accademico per me è finito, non ho più voglia di polemiche, né di treni, né di sveglie alle prime luci dell'alba, né di seppellirmi sotto un mare di appunti e fotocopie. 
Vero che al momento con le facoltà cerebrali prossime allo zero ancora non mi sento totalmente in vacanza. 
Però c'è stato quell'attimo sulla via del ritorno, mentre mi trascinavo nel tragitto stazione-casa che ho sentito una leggerissima brezza estiva sulla faccia. 
Che fosse estate? Chissà. 
Per completare il rituale dell'abbandono dell'impegno culturale ho in programma di andare a vendere al più presto tutti i libri studiati che reputo non facciano altro che infestare la mia scrivania e convertirli in danari da spendere nelle maniere più basse possibili, tipo per ingressi in piscina, o eleganti brunch all'aperto.
 
Tutti sappiamo che, vada come vada, tra una settimana mi lamenterò della mia nullafacenza.
Però promettete di fare finta di niente.
Io in cambio prometto a breve un post con un recuperato filo logico.
Incrocini.

giovedì, luglio 03, 2008

l'estate di seattle

Caldo e umidità, pioggia a tratti. 

Pagine, migliaia, impilate in ordine sparso sulla scrivania.
Matite consumate al centimetro, evidenziatori scarichi, occhi aperti nella notte sul soffitto.
Locke.
Capelli troppo lunghi per i miei standard, cambio di stagione negli armadi, ventilatori che ronzano malinconici nella sera.
Estate, Seattle del Piemonte e forse, dico forse, meno zanzare del solito.
Giulio gioca con una piuma di piccione e viene a rifugiarsi sotto le lenzuola perché ha paura dei tuoni.
Locke.
La sveglia suona sempre troppo presto.
Tutt'intorno nel quartiere è un continuo demolire, costruire, martelli pneumatici, colate di cemento, qualcuno chiama Antonio in continuazione.
Uragani passeggeri, mio padre dimentica il finestrino dell'auto abbassato.
Locke.
Il sedile è zuppo, il tappettino è zuppo e anche il mio sedere a dirla tutta.
Ciabattine di gomma demodé acquistate al magazzino cinese. Comodissime.
Ho voglia di insalata di mare. 
Di partite a carte. 
Di stuoie di paglia rotte.
Di Locke invece no.




mercoledì, giugno 25, 2008

Time after time

Dieci anni fa iniziavo l'estate in un modo diverso.

Avevo quindici anni, dieci anni fa. 
Avevo i capelli corti, amici diversi, labirinti davanti a me che non potevo immaginare.
Dieci anni fa non avevo ancora messo un paio di scarpe col tacco, non ero andata a un colloquio di lavoro, non avevo compilato un curriculum, avevo solo una vaga idea di cosa volesse dire rimmel.
Giocavo a pallavolo. Scrivevo quaderni pieni di confusioni adolescenziali. 
Mi trovavo carina e non bella, mi trovavo divertente senza sapere chi fossi davvero.
Sono passati dieci anni e un po' di giorni. 
Oggi in viaggio-avventura con l'amico che forse avrei voluto incontrare dieci anni fa sono andata a un colloquio forse importante, forse solo un'altra storia da raccontare. 
E mi sono divertita, mi sono sentita adulta senza sentirmi i pesi agganciati alle caviglie. 
Ho mangiato una valanga di sushi nella milano afosa e stranamente colorata, stranamente piena di alberi. 
Ho camminato ascoltando i ricordi di un pezzo di vita che è passata di lì, ho ripensato alla mia stanzetta francese con le montagne da una parte e dall'altra. 
A quando vent'anni fa Milano nella mia mente era soltanto Burger King e l'Ikea.
A quando il mondo era una continua magia. 
Crescendo sembra che sfugga da tutte le parti, come in una clessidra bucata. 
E invece c'è e rimane, nelle cose belle, nelle amicizie, negli amori, nelle pagine che si sfogliano una dopo l'altra.
Per chi parte buona estate, e per chi come me, per studio-lavoro-altro resta...
buona estate ugualmente.

lunedì, giugno 23, 2008

La canicule

Milano è un forno per biscotti a 1500 gradi.

I biscotti siamo noi che scendiamo dai regionali con l'aria condizionata che ricorda l'inverno della Groenlandia e veniamo inghiottiti dal budino afoso milanese.
C'è anche la beffa dei ventilatori col vaporizzatore appena si scende nella metro in Centrale. 
Ma tanto poi una volta entrato nel tuo vagone, ti ritrovi disciolto sul pavimento, tra le solite copie di free press e qualche carta di gelato.
Oggi ho dato un esame in cui ho detto cose che non pensavo.
E non era mai successo.
Anzi oggi ho dato un esame in cui ho detto cose di cui pensavo esattamente il contrario.
E' che lo dovevo passare, neanche con un voto e vero e proprio, solo un'approvazione, un va bene così.
Però è stato terribile comunque. Mi sono sentita tradita da me stessa. 
Volevo tirarmi una sberla da sola ma poi ieri mi sono già fatta un tatuaggio sulla carne viva sbattendo la spalla contro la mensola del bagno. Ho pensato potesse bastare.
Tutt'intorno a me era un turbinare di infradito, pelli lampadate, meches nuove di pacca, unghie laccate, settimane a Formentera. 
Forse un giorno anch'io mi farò le meches. No, non ci posso pensare.
E comunque preferire andare a Formentera.
Nel mentre realizzo che mancano sei giorni a un altro esame mattone, che fa così caldo che non riesco a concentrarmi nemmeno sul pensiero di dovermi concentrare, che avrei voglia soltanto di parchi aquatici, scivoloni e ghiaccioli al limone.
Sono arrabbiata scusate, passerà.



martedì, giugno 17, 2008

lentamente scorre

Dicono che da domani non pioverà più e allora bisogna avere fede perché è dura crederci dopo tutta questa pioggia, le nuvole, il vento, il freddo, il cielo che sembra decisamente novembre addicted.

Avevo avvisato che sarei sprofondata nel tunnel esami. 
E sprofondare è il verbo più adatto perché ci sto mollemente scivolando dentro, con un po' di abbandono volendo, alle solite sabbie mobili di pagine e pagine che mi raccontano di un mondo che non esiste, che non sembra affatto questo qui.
Certe volte, immagino succeda anche voi, mi sento proprio strana ad avere certe pensate, a indignarmi ancora per qualcosa che la maggior parte degli altri si lascia scivolare addosso.
Senza sapere, sinceramente, se faccio bene o male, se forse la soluzione è sempre e comunque la superficie e mai il fondo, il dietro, il complicato.
Se mai verrà il tempo in cui potremo parlare ad alta voce solo nel nostro cuore spero per quel giorno di avere letto tutto il necessario, tutti i libri migliori della mia vita per poterli ricordare, raccontare, interrogare ancora una volta per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Amara, una briciola. 
E' tutto un'altalena tra la luce e il buio, tra l'estate e l'inverno, tra il sole e la pioggia.


lunedì, settembre 17, 2007

*september

Ieri mattina alle otto ero in piedi a cercare un paio di jeans cui non fossi troppo affezionata. Alle nove e mezza ero qui http://www.larondadelbramaterra.it/, alle dieci stavo già sorseggiando un bianchino e mangiando pizzette.
Le giornate in gradevole compagnia scorrono sempre piacevolmente, senza troppi intoppi.
Si ride, ci si sommerge di aneddoti passati e futuri, qualcuno racconta barzellette (io sono negata però rido quasi sempre), si fa finta che non esistano problemi come il precariato, il checacchiofaremodellenostrevite, la giostra dei rimpianti, i chili di troppo e i soldi che a guadagnarli fai una fatica ciclopica e spenderli invece è un attimo.
Le giornate in gradevole compagnia ti lasciano addosso una piacevole patina di leggerezza. Non solo nel senso che torni a casa con i muscoli dello stomaco contratti a forza di ridere ma con quella sensazione piacevole che si possano vivere momenti belli anche senza troppe pretese.
Un bicchiere di vino, un kitchissimo cappellino di paglia in testa (definito dalla brochure come elegante e vero motivo della nostra iscrizione alla manifestazione), qualche paesino di pietre vecchie e bellissime che non immaginavi potessero stare lì.
Ieri notte c'è stato il temporale che ha portato via l'estate.
C'è sempre un ultimo temporale, prima delle nebbie, prima che l'oro delle risaie diventi nero fuliggine, prima delle sciarpe fin sotto gli occhi.
E ieri notte c'è stato proprio quel temporale di fine estate, scoppiato all'improvviso, con la pioggia che tintinnava fitta sulla ringhiera di balcone e i lampi che illuminavano i tetti delle case lucidi.
Non sono riuscita a dormire, ho pensato all'estate finita, ho pensato che ormai manca poco e diventerò una treno-metro-università (speriamo di esserne capace).

giovedì, agosto 30, 2007

quando non si ha troppo da raccontare meglio far parlare qualcun'altro

All' Ipotetico Lettore

Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno la sentirai fuggire.
Fa' che siano allora come foglie e come vento, assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio non è minore che nell'incontro.
Rimane uguale e sarà eterno.
Ma diverse sono talvolta le vie da percorrere in obbedienza al destino.

Margherita Guidacci
(1921-1992)

mercoledì, agosto 15, 2007

(...)

Più che raro credo.
O forse più frequente di quanto io pensi.
Incontrare una persona che te ne ricorda un’altra, che hai perso con gli anni o che credevi di aver perso e invece ti ritrovi a pensare che quella smorfia particolare e quel modo di muovere gli occhi sono e resteranno sempre i suoi.
Non sto parlando di un ex-amore, o di un ex-ragazzo o di tutte quelle cose odiose che iniziano con il prefisso ex e ti fanno sentire più vecchia di quanto non sei.
Sto parlando di quello che era il mio migliore amico e che forse, in un universo perfetto dove non esistono gelosie, invidie e sentimenti contrastanti, resterà come tale per sempre.
Quel posto rimasto semplicemente vuoto, quello di una persona seduta allo stesso tavolo per tanti anni che all’improvviso si alza e ti saluta con un confuso gesto nella mano.
Così.
Non lo sento da più di un anno ormai, l’ho intravisto soltanto una volta, qualcuno mi racconta che è dimagrito, che esce sempre con quella ragazza di cui era innamorato e che magari col tempo si è innamorata di lui.
Se dicessi che provo nostalgia non direi il giusto.
Nessun rimpianto.
Perché finché siamo stati noi, finché siamo stati in quella parentesi di vicinanza così delicata che è l’amicizia, ci siamo consumati di chiacchiere, esperienze, consigli e segreti.
Che non ho mai svelato a nessuno. Che non svelerò mai.
Che terrò sempre chiusi nel cassetto del nostro essere amici.
Ho ancora una sua lettera di compleanno in un cassetto.
"...sempre dalla tua parte”.
Per tanto tempo ci ho letto solo l’impulso di un momento, quello che porta a pronunciare frasi di cui uno si pentirà in seguito o promesse cui non potrà tenere fede.
Adesso so che non è così.
Quelle parole sono vere.
Nell’universo perfetto dove non esistono gelosie, drammi esistenziali e sentimenti contrastanti la nostra amicizia durerà per sempre.
Saremo seduti in qualche sera di fine luglio, su qualche panchina di fine luglio con la nostra corona ghiacciata in mano a parlare di tutto il resto.

(Sempre dalla tua parte, in un modo o nell'altro).

martedì, agosto 14, 2007

August and everything after

Agosto pugnale dell'inverno.
Ho letto/sentito questa cosa non mi ricordo dove e mi è sembrata la conferma di quella sensazione che agosto mi trasmette ogni anno, che l'autunno sia dietro l'angolo, che il sole faccia finta di essere ancora estivo e le giornate lunghe, mentre l'estate si è già infilata le scarpe per incamminarsi alla porta.
Sarà magari anche perchè le mie vacanze sono sempre state vacanze di luglio, con l'acqua del mare ancora fredda e la pelle fantasmatica dei bagnanti intenti a ungersi con inutili solari protezione mille.
A luglio il sole è sole, il mare è mare, l'inverno sta nel suo punto più lontano.
Agosto è il mese più freddo dell'anno. Certo che sì. Perchè uno si aspetterebbe ancora quel caldo da togliere il fiato, il maniacale impulso a suggere continuamente granite al limone, e invece la sera tiri fuori il lenzuolo pesante e magari ti fai anche un the se il pomeriggio ha piovuto.
Però agosto è anche il mese in cui Seattle è più bella, spogliata di buona parte dei suoi chiassosi e fashion abitanti, popolata di gatti, cani e padroni di cani e basta, con le saracinesche abbassate e le strade silenziose, con la possibilità di parcheggiare la macchina dove vuoi senza doverti contorcere in manovre circensi, con le risaie ancora verdi e la luce del sole che al tramonto diventa amaranto, sul serio, sembra di fare le comparse in una cartolina turistica.
Quest'anno ad agosto sono a casa e non nascondo di essere contenta. E tranquilla.
Di dormire fino a tardi. Di cercare di rimandare il più possibile tutto l'everything after.
Adesso è agosto e il freddo non è poi così male.

giovedì, agosto 09, 2007

ricordo di un'estate

Una nave bianca attraversa lentamente tutto l'orizzonte che riesco a vedere, da una parte all'altra, lentamente.
Sono seduta su un muretto umido, forse sono le sei del mattino, forse molto prima.
La luce del sole è solo un bagliore soffuso nell'aria che illumina appena le cose.
Sono scappata dalla finestra di un bungalow in cui dormivamo in cinque con due letti, c'era quel ragazzo svedese che dormiva sul pavimento appoggiato alla porta, aveva una camicia hawaiana, un vero spasso.
Mi hai chiesto dove vai.
Ti ho risposto che uscivo a prendere un po' d'aria e di passarmi le scarpe.
Sono uscita dalla finestra e fuori faceva fresco, avevo bisogno di pensare.
Dentro russavano tutti, il ragazzo svedese, la mia compagna di stanza bionda e un po' lobotomizzata, il ragazzo di milano che dormiva col cappuccio della felpa sulla faccia.
Per me è così, una volta sveglia non riesco mai a riaddormentarmi.
Ti aspetto per un momento appena al di là della finestra.
Ma se ci ritrovassimo uno di fronte all'altro dovremmo parlare, spiegarci.
E io non so spiegare niente, io e te cosa siamo, cosa c'è dei tuoi occhi che mi parla, cosa ti parla dei miei, il senso di un bacio notturno posato sulla fronte, senza dire niente.
Mi allontano e seguo un sentiero, poi trovo un muretto e mi siedo lì, zitta, muta.
Lo so che poi sei uscito e mi cercavi.
Che sei rimasto lontano dietro le mie spalle a guardarmi e magari l'hai vista anche tu.
Quella nave bianchissima che spuntava dal promontorio e attraversava l'orizzonte, piano piano.
Oggi è l'ultimo giorno delle nostre vacanze.
Io parto, tu rimani. Tra poche ore sarò di nuovo a casa, in camera mia, con le cuffie del walkman cacciate nelle orecchie a scrivere furiosamente di un'altra estate finita sulla mia agenda stroppicciata.
Tu non ci sarai più. Mai più questa volta, e nemmeno io.
Non so spiegarmelo ma ho la sensazione che quella sia l'ultima estate di una certa parte di me stessa. Qualcosa sta partendo.
La prossima estate avremo diciotto anni e non saremo più qui.
Il mondo sarà diverso. Saremo diversi anche noi.
Se stringo gli occhi mi sembra di vederci seduti sul ponte di quella nave bianca che scivola all'altro lato dell'orizzonte e scompare, pezzo per pezzo, inghiottita dal verde degli alberi.
Resta solo il mare.

mercoledì, agosto 08, 2007

Back to Seattle





Tornata.

Ecco, questo sì che avrei voluto scriverlo tra due anni...

domenica, luglio 22, 2007

Oh la la...les vacances!



-Chiuso per ferie-
(Sono due anni che aspetto di poterlo scrivere!)

mercoledì, luglio 18, 2007

Puzzle (non mi veniva in mente nient'altro)

Life is too short
Death doesn't ask
It don't owe you that
Some things you lose
You don't get back
So just know what you have


And the world may be long for you,
but he'll never belong to you.
But on a motorbike, when all the city lights blind your eyes tonight,
are you feeling better now?
Say my dreams are
never going to come true
but it seems almost impossible
to make it
Certe canzoni che girano in testa.
La tastiera del computer scotta come una padella sul fuoco e il mascara che cola mi disegna intorno agli occhi un'ombra scura.
Stasera ho fatto le fototessera alla macchinetta di fianco al municipio perchè in quelle che mi aveva scattato il fotografo oggi pomeriggio sembravo un'altra persona, tra l'altro, molto più brutta.
La voce meccanica che diceva -in caso l'espressione non risulti di suo gradimento prema di nuovo- è l'unica cosa che mi ha fatto veramente sorridere oggi.
Domani Milano e farà caldo, lo so, tutto sembrerà sciogliersi in una visione sbudineggiante delle cose. Mi addormenterò confusa sui sedili di un regionale che profuma di mondo e sognerò di canzoni e di tutto ciò che le canzoni ricordano, maledette, a tradimento.

martedì, luglio 17, 2007

le cose che abbiamo in comune sono 4250 o 4270?


le cose da fare prima di partire
in ordine sparso

...sono molte e, per l'appunto in ordine sparso. Cioè la mia mente me le ricorda casualmente, in qualunque momento della giornata, a volte le sogno, a volte sto bevendo il caffè e mi ricordo che dovevo rispondere a un messaggio di tre giorni prima. Sono terribilmente rincoglionita dal caldo, dall'attesa di vacanza, da questa atmosfera di stasi mistica ed esistenziale.

Oggi ho scoperto che nel passaggio alla specialistica devo recuperare un esame di medievale e mi si sono contorte le viscere. In realtà di fronte al professore che mi annunciava la novella ho sorriso, sebbene molto forzatamente. Uscita dalla facoltà sono andata a comprarmi un paio di scarpe per autogratificarmi che, per inciso, sono le infradito della birkenstock che schifano tutti ma a me piacciono perchè sono comode e, a dispetto dei trends, sono sempre stata bene con le scarpe da suora laica.

Però si vede che questa è una facoltà di ricchi dal grado di gentilezza degli addetti alla segreteria. Nella mia vecchia facoltà non ti sputavano in faccia solo perchè c'era il vetro protettivo. E come dimenticare l'omino pelato che nel bailamme della consegna dei piani di studio chiudeva l'ufficio e usciva fuori in cortile a suggere caffè davanti a una folla inferocita. Miss him.

In settimana dovrò tornare ad affrontare il caldo milanese per completare l'iscrizione e di certo tralascerò di portare qualche documento fondamentale e importantissimo. In realtà questa nuova condizione di pendolare che mi sarà propria da settembre mi pone di fronte all'ineluttabile pericolo di svegliarmi a Torino PN. Io in treno dormo benissimo, a dispetto di aria condizionata, caldo tunisino, puzza, sonerie dei cellulari, qualsiasi cosa. Naufragar m'è dolce nei vagoni.

Ci sarebbero altre cose. Tantissime. Ma fa caldo e mi sudano i palmi delle mani a scrivere al computer quindi, mi sa, ci riaggiorniamo.