martedì, agosto 14, 2007

August and everything after

Agosto pugnale dell'inverno.
Ho letto/sentito questa cosa non mi ricordo dove e mi è sembrata la conferma di quella sensazione che agosto mi trasmette ogni anno, che l'autunno sia dietro l'angolo, che il sole faccia finta di essere ancora estivo e le giornate lunghe, mentre l'estate si è già infilata le scarpe per incamminarsi alla porta.
Sarà magari anche perchè le mie vacanze sono sempre state vacanze di luglio, con l'acqua del mare ancora fredda e la pelle fantasmatica dei bagnanti intenti a ungersi con inutili solari protezione mille.
A luglio il sole è sole, il mare è mare, l'inverno sta nel suo punto più lontano.
Agosto è il mese più freddo dell'anno. Certo che sì. Perchè uno si aspetterebbe ancora quel caldo da togliere il fiato, il maniacale impulso a suggere continuamente granite al limone, e invece la sera tiri fuori il lenzuolo pesante e magari ti fai anche un the se il pomeriggio ha piovuto.
Però agosto è anche il mese in cui Seattle è più bella, spogliata di buona parte dei suoi chiassosi e fashion abitanti, popolata di gatti, cani e padroni di cani e basta, con le saracinesche abbassate e le strade silenziose, con la possibilità di parcheggiare la macchina dove vuoi senza doverti contorcere in manovre circensi, con le risaie ancora verdi e la luce del sole che al tramonto diventa amaranto, sul serio, sembra di fare le comparse in una cartolina turistica.
Quest'anno ad agosto sono a casa e non nascondo di essere contenta. E tranquilla.
Di dormire fino a tardi. Di cercare di rimandare il più possibile tutto l'everything after.
Adesso è agosto e il freddo non è poi così male.

2 commenti:

Enzo ha detto...

A fra', grazie per questo bel post, che mi fa improvvisamente rendere conto del fatto che io non so dove mi trovo. Tu hai Seattle, io sono in questo non-luogo, che chiamo Venezia per semplificare, ma è Spinea, neanche Mestre, ma con mezza vita al giorno trascorsa a Marghera che senso ha? Insomma per me, vacanza o casa, luglio o agosto, non fa differenza, tra il cubicolo al lavoro e il cubicolo casalingo. Qualcuno lo scorso anno, elencandomi i miei difetti, disse che io sarei capace di vivere ovunque, teletrasportando la mia stanzetta con feticci vari (libri, cd, film), autonomo e impermeabile al luogo ospite. E io che lo consideravo un pregio! :-)
Scusa lo sproloquio, ho invaso il tuo spazio...
Ah, dimenticavo: grazie per aver citato nel titolo quello straordinario album dei miei adorati Counting Crows! ;-)

quel che sapeva frà ha detto...

Grazie a te per le belle parole...