lunedì, marzo 26, 2007

maybe tomorrow

  • L'alunno A. costruisce una fionda rudimentale grazie alla sua cartellina da disegno e si sollazza a bersagliare i compagni con una pioggia di pastelli colorati all'urlo di "beccateveli".


  • Gentile mamma dell'alunno P., le scrivo per informarla di essere giunta al punto di non ritorno per quanto riguarda la sopportazione degli slip verde fosforescente di suo figlio. Gli compri un paio di mutande bianche o in alternativa una bella cintura stretta in vita. Sono stufa di quel culone brillante che mi sventola davanti agli occhi mentre cerco di spiegare le città medievali.

  • L'alunno R si domanda con candore cosa ci sia di sbagliato nel lanciare zaini addosso ai compagni al suono della campanella. La sua arringa difensiva consiste nel sostenere che "Tanto l'ora è finita".

  • L'alunno NF inneggia alla propria squadra del cuore aprendo e chiudendo il suo ombrello bianconero durante l'ora di geografia

  • L'alunna D. seduta al primo banco chiede per quindici volte "a che pagina siamo" nonostante l'insegnante abbia trascritto sulla lavagna la cifra 188 a caratteri cubitali.

  • Gentile mamma di Z, è sicura di non poter tenere suo figlio a casa al pomeriggio? Sono disposta a farle una generosa offerta in denaro.

  • L'alunna E. manifesta un'insana passione nei confronti di Gigi d'Alessio (insana in quanto si tratta di Gigi d'Alessio) tappezzando il diario di figurine e fotografie in modo tale che l'insegnante si vede costretta a siglare il voto di storia sotto un'immagine che ritrae il nostro nell'atto di spupazzarsi Anna Tatangelo.

  • L'alunno M. contesta la sua valutazione espressiva da me giudicata insufficiente pur avendo scritto che "I cristiani stesero a Gerusalemme per quasi due anni".


Queste sono solo alcune delle note che vorrei tanto firmare.
Quelle che si fermano sulla punta della lingua e non vanno oltre, ci ripensi mentre torni a casa e attraversi le risaie umide di pioggia.
Ci sono giorni buoni e giorni in cui piove.
Ma l'alunno A. ha consegnato spontaneamente un tema scritto di due pagine intere "perchè prof sto cercando di migliorarmi".
E allora anche un giorno meno buono in fondo diventa tale, strappa un sorriso e ti fa andare avanti.

martedì, marzo 20, 2007

La signorina Rottenmaier



Profondo sgomento quando, iersera, fattesi le 22.15 scopro che la cartuccia magenta è terminata e quindi non c'è verso di stampare nemmeno una copia della mia magnifica verifica di storia.


Maledico la Epson in svariate lingue e medito il da farsi. Rinunciare a tutto e dettare dieci scialbe domande sembra l'unica soluzione possibile. Si potrebbero usare i computer della scuola, quelli a cui solo le docenti titolate possono accedere, approfittando magari di un momento di distrazione collettiva...ma quando scopro (grazie all'altra giovane parente arruolata nello stesso istituto) che la referente capo dei Personal Computer o Ordinatori è la signorina Rottenmaier, un brivido freddo mi corre lungo la schiena.


Della signorina Rottenmaier si era già parlato qui, come colei con cui ebbi una paurosa sfuriata a due settimane dal mio ingaggio scolastico, nel giorno dell'UMIGLIAZIONE.
Da allora ho cercato di instaurare con scarso successo un regime di reciproca indifferenza.
La signorina Rottenmaier è un osso duro e sono sempre più convinta che nel tempo libero prenda a calci nel culo morbidi coniglietti bianchi, dia fuoco a letterine di natale e sputi dal balcone sulla testa di quelli di sotto. La sua scortesia sta iniziando a rendermela quasi simpatica. Aspetto con ansia l'ora della sua compresenza per indovinare con quale amabile antipatia mi porgerà il solito rimprovero mascherato da considerazione didattica.


Del tipo "Vedi io che faccio questo mestiere da ancora prima che nascessi tu, quando a scuola venivano a dorso di mammuth e la pianura padana era un'immensa foresta popolata di coguari preistorici, posso dirti senza dubbio alcuno che ogni tua proposta educativa verrà da me giudicata come assolutamente inadeguata".


La povera signorina continua da settimane a cercare di punzecchiarmi sperando in una qualche reazione che non sia il solito sorriso del tipo "ventitrè anni saranno anche pochi per fare la prof ma sono abbastanza per insegnarmi che mandarti affanculo non sarebbe un gesto di molta educazione". Ma dal canto mio non voglio cedere. Un po' per educazione davvero. E un po' perchè è troppo divertente.

Dialogo tipo dell'ora di compresenza


io -Avrei preparato queste schede di recupero su lessico e ortografia per i ragazzi-

Rott - Gli interventi di recupero non sono mirati ad attività specifiche, in queste ore io devo fare studiare i ragazzi -

o meglio

-Gli interventi di regubero non sono mirati ad addividà specifighe, in queste ore io devo fare stubiare i ragazzi-
(N.d.r. Una delle più spassose caratteristiche di Miss R. è difatti un curioso accento che la porta a pronunciare la "g" al posto della "c" e a sostituire "b" e "d" a sua discrezione).

io - Beh, in alternativa potresti controllare che abbiano in ordine gli schemi di preparazione alla verifica che abbiamo fatto insieme e magari aiutarli a ripassare-

Rott (si altera) -Ah ma tu questa berifica già ce l'hai? Perghè mi devi dire se gli sghemi servono oppure no, perghè altrimenti non vanno bene-

io (serafica o serafiga) -Sì servono per memorizzare i concetti chiave. E poi guarda, ho qui la verifica dell'ultima volta, così ti rendi conto di quali sono le richieste che faccio ai ragazzi-

La signorina Rottenmaier dà alla copia della verifica lo stesso sguardo che riserverebbe a un budino di vomito.

Rott (ghigno malefico) -Me l'abebano detto ghe le tue verifighe erano facilissime-


Quest'oggi mentre io e la timida insegnante di sostegno conversavamo un po' in sala professori in a proposito di scuola e affini, la signorina Rottenmaier è entrata con passo militaresco gettandoci dall'uscio uno sguardo di profondo disprezzo. Per un breve attimo ho pensato di esclamare qualcosa tipo "arriva baboomba" ma poi ho lasciato perdere, ricordandomi che solo nei telefilm gesti di questo genere non vanno incontro a pesanti conseguenze.
La timida insegnante di sostegno ad un certo punto del dialogo ha avuto l'ardire di rivolgerle una battuta, non nel senso di "Cacchio ma lo sai che hai lo stesso taglio di capelli di Alvaro Vitali?", ma nel senso di un timido "E stiamo parlando del bambino Z, una situazione un po' delicata, tu che ne pensi?". La Rott con una smorfia facciale che esprimeva palesemente l'assioma fondamentale
-voi per me siete come guano- le ha risposto che la situazione era così da anni "E ghe certo non ce ne siamo aggorte miga ora". Eccheccazzo.
Detto questo siamo salite in classe e per le scale le ho chiesto cordialmente se in occasione della verifica odierna poteva seguire i ragazzi del recupero, controllando che almeno riuscissero a cercare gli argomenti sul libro e trascriverli.

-Eggo, io non so tu che obiettivi edugativi c'hai, ma è una gosa che io non ho mai fatto, altrimenti gli altri poi si dicono che non è ggiusto e ci fanno polemighe-

Sfoderando il solito sorriso non ho replicato nulla, ho scritto le domande alla lavagna, ho spiegato ai ragazzi come si doveva rispondere e ho dato solennemente il via alla verifica di storia.
La signorina Rottenmaier una volta posati registro e cartellina mi ha congedato dicendo che doveva andare a parlare con il vicepreside e che ne approfittava visto che non c'era niente da fare.
E pluff, è scomparsa, come nelle migliori puntate di Heidi che corre felice con Petar oltre l'orizzonte delle montagne.

Ne deduco quindi che sì, questi sono gli obiettivi edugativi.

venerdì, marzo 16, 2007

Frà vs Sbabbari 1-0

Quest'oggi è venerdì.
Lo realizzo dopo circa quattro secondi che ho aperto gli occhi, il cellulare vibra con forza la sveglia delle 6.30, vorrei piangere ma invece mi alzo e vado a fare colazione.
Se solo riuscissi a fare smettere quella vocina che canticchia sadica nella mia testa "Sveglia, caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram".
Oggi è venerdì il prof di religione non c'è e quindi io lo sostituisco in tutte le ore.
Significa che invece di fare "alternativa" alla religione a pochi bimbi bravi e domi (quelli di seconda con cui giochiamo a storpiare nomi francesi), quelli di terza (con cui si parla di cucina marocchina) e quelli di prima (che raccontano ininterrottamente cose su cose senza alcun filo logico), dovrò fare supplenza nelle loro classi. Che sono rispettivamente una classe "brava", una classe di maniaci criminali e una classe di braccia rubate all'agricoltura.
Quindi oggi è venerdì, ho sei ore di lezione, devo fare assistenza nell'intervallo.
E ho tanta paura che mi scappi la pipì. E dovrei tenerla. E io odio tenere la pipì.
Così come odio alzarmi presto la mattina. Però quando arriverà quel porco stipendio so che per un breve, fugace, attimo mi sentirò come Vivian ("ho tutti questi soldi e non so come spenderli").
Quindi inforco la mia c3 zozza da far schifo, con una costellazione di moscerini di varie dimensioni incollata sulla carrozzeria come la pubblicità di un'auto di cortesia e mi avvio verso la consueta strada rettilinea sperando di non incappare nel solito uomo delle 6.30 col cappello e con una velocità di crociera di 30km orari. Così, per ironia della sorte, mi becco invece un autobus vuoto, il cui autista è chiaramente ubriaco e/o sotto effetto di psicofarmaci.
E' venerdì, ho davanti un autobus che sbanda, mette frecce a caso e va ai 35 all'ora e presto dovrò fare sei ore di lezione. Shit.
Giungo a scuola appena in tempo per estrarre il mio registro dall'ultimo cassetto in basso in fondo (sarà mica gerarchica la disposizione degli armadietti?) e correre incontro alla prima ora, non prima di aver fatto un pit-stop caffè alle macchinette.

1a ora: classe II verifica di geografia. A 'sto giro sono stata proprio cattivella. Ho messo definizioni, cartine mute, domande aperte. Difatti nessuno parla e per un attimo ho quasi il sospetto che i miei studenti siano concentrati.

2a ora: classe II supplenza. Entro e trascorro il primo quarto d'ora in piedi accanto alla porta come un maggiordomo. I due docenti di ruolo occupano la cattedra con le loro chiacchiere e le loro borse e non mi cagano neanche di striscio. Appena tolgono il disturbo ne approfitto per compilare un po' il registro e decretare quale sia il migliore ritratto di dragon ball prodotto da alcuni esemplari maschi della classe.

3a ora: classe I. Che, per intenderci, è quella di Prince Valiant. Entro e mi accorgo solo dopo venti minuti della presenza della professoressa di sostegno di cui non conosco il nome ma di cui mi colpisce sempre la curiosa pettinatura à la harry potter e l'araba fenice. Prince fa un timido tentativo di lancio della penna ma viene neutralizzato da un mio spaventoso cazziatone.
Mette il broncio e gli spunta qualche lacrima. Dopo una pausa di alcuni minuti per riabilitare la sua dignità lo mando alla lavagna a segnare i cattivi. Dal fondo qualcuno mi chiede se davvero Petrarca ha scritto il Cazzoniere.

Intervallo: bambini che si picchiano, bambine che urlano, bambini che urlano, bambine che si picchiano, bambini che mi offrono patatine unte.

4ora: classe II. Invano vengo implorata di restituire la verifica di geografia affinchè la si possa completare. Nego la grazia e assegno alcune frasi di analisi logica. Se solo avessi saputo che il bambino N. ha definito la mortalità infantile come "mortalità maleducata" le avrei restituite immediatamente.

5ora: classe III supplenza. Una gentilissima insegnante mi avverte nel corridoio di usare metodi forti e sicuri e non farmi mettere i piedi in testa perchè altrimenti la classe potrebbe avere il sopravvento. Il professore di educazione artistica mi lancia lo stesso guardo che le madri spartane indirizzavano ai figli che partivano verso la guerra. Io impugno il registro e penso
"O con questo o sopra di questo". Entro in classe. I ragazzi e le ragazze vengono colti alla sprovvista dalla notizie che il prof di religione non c'è e che sarò io a sostituirlo. Gioco la carta della prof giovane. Le possibilità sono due: 1)rompermi le scatole e quindi trascorrere un'ora di noiosissimi esercizi alla lavagna che io non ho voglia di fare e loro credo neppure 2)comportarsi civilmente senza urlare, sedersi uno in braccio all'altro come panda giganti, usare i cellulari, scollare le proprie chiappe della sedia senza autorizzazione della sottoscritta.
Ecco i miracoli a volte succedono.
Le ragazze si riuniscono per il consueto gioco della nonna cui partecipo anch'io per un paio di manches, i ragazzi giocano a mora cinese e una volta stufi vengono da me sfidati a produrre il maggior numero di barchette di carta entro la fine dell'ora.
Morale della favola: 58 barchette di carta, 27 compiti di geografia di 2a corretti con l'ausilio di alcuni volenterosi, 0 feriti, e soprattutto il primo complimento verace ricevuto in questa scuola "Prof, lei è stilosissima!".

6ora: classe I supplenza I bambini sono pochi e sovraeccitati. Nei loro occhi intuisco il lampo assassino di chi, dopo che avrò finito di firmare il registro, iniziare a darsele di santa ragione.
Per cui li faccio dividere in due squadre (fondamentalmente secchioni & cojoni) e iniziamo una serie di sfide di scioglilingua, acrostici, mimi, indovinelli. Un bambino troppo emozionato dalla gara in corso rutta rumorosamente, ma lascio correre. La sfida è accesa. Dopo la prima prova (scioglilingua) i cojoni conducono sui secchioni che si sono impappinati troppe volte. La prova saltinmente vede la squadra dei secchioni stravincere grazie all'approfondita conoscenza di personaggi storici con la M. (Muzio Scevola, Marco Antonio, Marco Aurelio) mentre i loro avversari hanno nominato soltanto Mago Merlino.
Nel finale i secchioni dominano nella categoria Titoli di film e danno la spallata definitiva ai cojoni che giurano rivincita. La campanella suona, metto i bambini in fila e li porto di sotto. Il bimbo Sifulo si avvicina ai suoi compari all'uscita ed esclama soddisfatto "Speriamo che il don non venga più".

Oggi è venerdì, ho finito sei ore di lezione, che Dio mi perdoni.

mercoledì, marzo 14, 2007

Prince Valiant


Alla mattinata sopravvivi, nonostante quel sonno che ti si attacca alle doppie punte e non molla neanche quando spari a palla un cd di canzoni veramente cretine e crei un clima sub-polare all'interno dell'abitacolo per tenerti sveglia.
Non c’è certo bisogno che stia qui a spiegarvi che quelle mattine in cui appena sveglia hai piena consapevolezza di avere addosso una stanchezza bastarda e durevole da combattere, c'è ben poco da fare.
Così prendo un caffè, poi arrivo a scuola e ne prendo un altro, poi entro in classe per la compresenza di inglese e poi trascorro l’intervallo a compilare il registro (mentre al di là della porta potrei scommettere due miliardi di euro che l'80% degli alunni se le sta dando peggio che in un film con bud spencer), e decido di sedare la scolaresca con alcuni appunti sull’Unione Europea sbirciando con languore il parco di fianco alla scuola con gli alberi di ciliegio in fiore.
Se in quell'istante comparisse il genio della lampada della Mini gli chiederei di potermi concedere un brevissimo pisolo su una panchina al sole. Please.
L’ultima ora è un vano tentativo di insegnare a questi benedetti figlioli che l’italiano non è un’opinione e “camuso” non è né un insulto né un modo giocoso di apostrofare il giocatore del Milan.
La campanella suona e io e il prof di artistica ci accampiamo in sala insegnanti per il nostro autoironico dejeuner sur l'herbe.
Mangio una poco soddisfacente salade di avanzi raccattati in frigo stamattina e delle fragole dal gusto assolutamente aspro. Nell’immediato dopo pranzo decido di avere ancora fame e, grazie alla mia nuova fiammante chiavetta, mi reco alle macchinette per una viziosa dose di kinder bueno accompagnato da un cappuccino che ha un vago retrogusto di nelsen piatti. Qui tra le prof è in uso confessare di essere a dieta strettissima e non concedersi mai nulla più di uno yogurt: poichè ancora il mio culo non fa provincia, decido di trasgredire il diktat.
Tempus fugit.
Già le 13.50. La mia borsa da sherpa mi aspetta (quanto ammiro le insegnanti che scivolano eleganti per i corridoi con una mini borsa e il registro sotto l’ascella: sono così easy-chic!).
Al suono della campanella un leggero brivido mi scuote la colonna vertebrale.
Oggi sono stanca ma in fondo si tratta pur sempre di 50 minuti. Ce la farò.
Scudo interspaziale. Azione!
Il bambino M entra in classe aprendo la porta con un calcio e sbatte la cartellina con violenza sul banco. La sua è una dichiarazione di intenti e di guerra al tempo stesso.

"Prof io non ho portato niente e adesso che arriva il bambino Iperattivo gli tirerò questa biro in mezzo alla fronte"

Perdo immediatamente la speranza di trascorrere 50 minuti di idilliaco aiuto per i compiti dei bambini. Arriva anche il bambino S. che inizia ad assillarmi chiedendomi se ho qualcosa da scrivere sul registro. Perchè sì, questo giochetto di ordinare compiti e trascrivere voti su un finto registrino a quaderno ultimamente aveva funzionato. Ma oggi niente registri e ho il cervello davvero troppo felpato per escogitare qualcosa di migliore di un timido “Beh, non avete proprio nulla da fare? Nessun compito? Magari vi sedete vicino a me e leggiamo qualcosa insieme..”.
Le bambine perfette hanno unito i banchi e copiando diligentemente lo schema di storia che ho preparato per loro. Il bambino Scassapalle si è intrufolato nel gruppo, da bravo maschio furbacchione ha capito che forse potrebbe cogliere l’occasione per prepararsi per la verifica senza poi studiare un tubo a casa. Loro sono bravi. Loro mi commuovono.
Il bambino M e il bambino S iniziano da subito con i primi dispetti reciproci, degni di una sceneggiatura per il prossimo di Tarantino.

“Lui mi ha fatto una croce con il gessetto sulla cartellina”
"Sei un fennel!"
"Dovresti prendertela con quelli della tua forza, ti conviene"
"Sei una paletta*!"
“Prof, lui mi ha scritto con la matita sulla custodia del clarinetto”
“Ma prof lui mi ha rotto il gancio blu della cartellina e ha lanciato un pezzo là sopra e io non ci arrivo”.
"Non viene via prof. Adesso vedi cosa ti faccio".

Cerco di rabbonirli con tono materno, mando S. in bagno a inumidire un fazzoletto per pulire la sua custodia e la cartellina di M.
Al suo ritorno assisto all’inevitabile susseguirsi dei fatti.
Dopo che M. ha cercato invano di pulire la contaminata cartellina sporca di matita , si avvicina alla custodia del clarinetto di S e la fa oscillare minacciando di lasciarla cadere per terra.
Il bambino S. si incazza di brutto e gli corre incontro con pessime intenzioni.
Dopo la prima sequenza introduttiva che definirei dialogica, segue la seconda sequenza assolutamente narrativa.
Il bambino M. sfodera una scintillante riga di tecnica (ma come cazzo farà a materializzarle dal nulla?) e la spezza con violenza sulla schiena di S. che, forte della sua possanza fisica, lo solleva per il collo cercando di strozzarlo.
Tutto ciò accade in circa 7 secondi.
E siamo alla terza sequenza che potremmo indicare come isterica.
Seguono urlacci violentissimi da parte mia, convocazione dei genitori sul diario, bambini spediti in presidenza con fare hitleriano, sensazione di essere prossima all’infarto, bambini rimasti in aula che terrorizzati dalla mia versione hulk mi chiedono con voce tremebonda se loro invece sono bravi.
Nella sequenza conclusiva la campanella suona, i cinquanta minuti sono trascorsi, il bambino S. cerca di fare pace con me, il bambino M./Prince Valiant mi chiede cosa faranno i suoi genitori e da adulta quale mi fingo faccio un enorme sforzo per non rispondergli che spero tanto lo prendano a calci nel bip.

*paletta = dispreg. paletta per raccogliere la cacca dei cani, persona poco rispettabile. Sin. Fennel.

domenica, marzo 11, 2007

sPring



Domenica mattina.

Preparo il the, ancora troppo stordita per dare ordine a una serie di pensieri che abbiano significato. La domenica mattina è sensazioni, che poi di questo periodo le sensazioni diventano tutto, sarà che quest'anno ho l'impressione che compirò 120anni. Magari a guardare sempre ogni minimo dettaglio, si invecchia prima, la valigia di passi diventa pesante e se poi uno non vuole lasciare indietro niente, beh spostarsi diventa un'impresa, sempre, comunque. Domenica mattina. Quando succede che mi svegli presto come oggi. Sorseggiare il the davanti al computer, due righe/un sorso, spiare la mia faccia addormentata e spettinata nel monitor. Vorrei che tornasse la primavera di quando ero bambina e arrivava la stagione degli intervalli in cortile. C'era quel cielo super blu che diventava rosa poco dopo il tramonto e l'aria dolcissima che accarezzava tutti. Cose che ci sono ancora oggi, certamente. Ma è difficile, bisogna fare uno sforzo per accorgersene, e allora è perchè si sta diventando grandi e gli anni saranno presto 121.

mercoledì, marzo 07, 2007

quello di cui il mondo ha bisogno

What the world needs now is love, sweet love.
Lo canticchio spesse volte quando la tentazione di sbriciolare un banco in testa a un bambino di prima si fa forte. Fino ad ora ce l'ho fatta a non finire sul tg5.
Perchè sì, non credo che sopporterei un servizio con la colonna sonora de Lo squalo subito seguito dalla storia strappalacrime di un cucciolo di foca nato con le piume (e lì yann tiersen a manetta).
Siamo ancora qui, dopo una pizza al caucciù consumata in sala insegnanti in attesa della prima ora del pomeriggio battezzata "studio guidato" ma altresì detta bambini eccitati dal processo digestivo che sollazzano il loro ego brandendo squadrette e righelli come neanche Russel Crowe nel Gladiatore. Oggi però M. appare tranquillo.
M. è un bambino con gli occhi azzurri e la faccia spruzzata dalle lentiggini, praticamente la versione mediterranea di Dennis La Minaccia. Di solito dedito a molteplici atti vandalici tra cui la pioggia di graffette sparate con la pinzatrice, la costruzione di complessi veivoli di carta con cui colpire le teste dei compagni in modo efficace e aereodinamico, le fionde di tappi e cartucce (di cui possiede una scorta esorbitante), è in grado da solo di provocare l'inquinamento acustico di un'asfaltatrice a tre millimetri dal tuo orecchio.
Ricordiamolo inoltre come l'indimenticabile artefice della specie di allevamento dei "pollini" (piccoli polli o forse scarpe in cattività) e dell'insulto (il cui significato mi rimane oscuro):
"Sei un Fennel".
Questo pomeriggio M. appare stranamente sedato.
Forse qualcuno a mensa ha finalmente accolto la mia proposta di sbriciolare massicce quantità di valeriana nei pasti degli alunni.
M. viene ad accomodarsi accanto a me alla cattedra e mi propone di aiutarlo a fare i compiti di francese, o meglio mi propone di dettarglieli. Colgo al volo l'occasione per cercare di instaurare un rapporto insegnante-alunno di fiducia e amicizia, della serie -guarda come sarebbe bello se ci fosse tra noi un clima di bucolica amicizia-.
Finisce perfino che M. mi racconta la sua giornata trascorsa davanti principalmente davanti alla PsP2 e al canale satellitare per guardare il wrestling. Comprendo solo ora dove abbia imparato certe mosse karateke e mi sconvolgo come al solito al pensiero dell'infinita solitudine di questi bambini, che pur essendo veramente ma veramente rompipalle avrebbero in ogni caso tutto il diritto di un genitore cui rivolgere la parola.
Proprio in quel momento S. ed MS (alunni probabilmente sfuggiti alla sperimentazione della valeriana) si stanno rincorrendo tra i banchi usando le proprie giacche come lazzo.
E' un attimo. Vedo M. alzarsi e annunciarmi "Ci penso io prof, ora lancio fortissimo una gomma in faccia a MS".
Sapete quei momenti da film in cui i singoli istanti si susseguono in una lenta moviola?
Vedo il braccio di M. lentamente ritrarsi per aumentare la potenza del tiro e riesco a fermarlo un attimo prima che la gomma venga eiettata ai 110 km/h nell'occhio di uno dei malcapitati.
Ormai però è una questione d'onore ed M. non può darsi per vinto.
Corre in direzione di un banco, estrae una riga da uno zaino come fosse la spada nella roccia e dopo uno dei miei urli da copione (ho scoperto in questi giorni l'esistenza di un polmone aggiunto dentro di me) si dirige verso la finestrae minaccia di lasciare cadere la riga in strada.
Sono attimi di panico. La riga è di MS che inizia a frignare, S. sta cercando di palpeggiare una compagna intenta a terminare i compiti di francese (ma perchè le donne sono sempre così avanti?) e M. sogghigna malefico brandendo la sfortunata squadretta.
La mia mediazione ha successo grazie alla solita serie di svariate minacce che ripeto ormai come un rosario almeno dodici volte al giorno.
M. ritorna al suo posto accanto a me e finisce di copiare l'esercizio raccontandomi dettagliamente alcune puntate di un documentario della national geographic.
La piccola peste sfodera un lessico da conferenziere specializzato e mi lascia a bocca aperta.
A quanto pare gli piacciono le cose scientifiche, e forse il canale di comunicazione che stavo disperatamente cercando è proprio quello, rendere un po' più tecniche le mie ore di lezione.
Sicuramente ci proverò ancora sam.
La campanella suona e M. prepara lo zaino.
Per la prima volta dopo un mese di lezione insieme uscendo dalla classe mi rivolge un cordialissimo " 'ngiorno prof Monzani".
Che in questa scuola nuova, il mio cognome non lo sanno neanche le colleghe.

it's the only thing that there's just too little of
What the world needs now is love, sweet love,no not just for some but for everyone.

giovedì, marzo 01, 2007

le parole psicopedagogiche per dirlo

Arrivo alle dieci di sera e sono totalmente ubriaca pur non avendo la minima goccia d'alcool in corpo. Anzi, ho trascorso il pomeriggio a tracannare acqua naturale dalla bottiglietta per evitare che le palpebre mi cadessero sotto il peso di un generoso piatto di pappardelle salsiccia e funghi. Sono stanchissima-a-a-a-a.
Ma forse, cacchio, sono riuscita a diventare un po' più prof e un po' meno suppl.
Non so se la mia giacca acquistata da mango abbia sortito una sorta di timore reverenziale. Ma accadono eventi miracolosi:
1.i colleghi/colleghe mi parlano e non solo per dirmi che non ho fatto una certa cosa. Anzi addirittura qualcuna manifesta il desiderio di spettegolare con me.
2. i genitori mi stringono la mano e mi danno del lei anche se potrei benissimo essere la loro figlia disoccupata. Forse è solo perchè oggi ho indossato la giacca da 3.99 ma di grande e porco effetto.
3. pranzo con altri esseri umani in una trattoria per camionisti e non più sola con la mia triste insalata di farro in sala insegnanti.
4. Le professoresse di sostegno mi confessano che i bambini sono migliorati.
In realtà usano parole molto psicopedagogiche per dirlo, ma quello che capisco io è che ce l'ho fatta. A far del bene qualcuno.

E un grande mega fuck a tutti gli altri!

Sulla via del ritorno mentre medito se posso raccogliere dentro di me le energie necessarie per andare a fare benzina o se invece sono in procinto di svenire con la testa sul volante chiamo Suzie, la mia amica from Scotland che con la sua vocina graziosa mi comunica di essere arrivata a Torino. Domani pomeriggio, dopo sei ore di paura e delirio in santhià la raggiungerò per assicurarmi che i soliti cordiali italiani non cerchino di fregarla nell'affitto di un appartamento. Le avevo promesso una torta ma mi vedo costretta a comprarle un regalino. Perchè se mi mettessi ora ai fornelli correrei il serio rischio di sfornare una di quelle torte che solo a guardarle capisci che certe cose nascono male da subito.
Nella categoria "opere struggenti di formidabili geni" si classificano oggi:
l'alunno M. che cerca di convincermi con forza e caparbia che "haveva" si scrive con l' "h". Appurato che non ha origini toscane lo rispedisco a posto con un coppino ben assestato.
l'alunno R. sceglie come tema il riassunto del film che più lo ha colpito ultimamente. Parlando di tre Uomini e una Gamba finisce col dimenticarsi totalmente della gamba e me lo scrive alla fine
"Mi sono dimenticato della gamba che è molto importante, passa molte avventure ma alla fine arriva a destinazione integra". Standing ovation.
L'alunno E. che crede che i punti per l'originalità nella stesura del tema dipendano dalla grafia del titolo e me ne presenta uno con tanto di torce fiammeggianti.

La luce in fondo al tunnel probabilmente c'è, ma adesso è tardi e fatico a vederla.
quindi

buonanotte