sabato, gennaio 19, 2008

Sognando il grande nord

Quando alzo la testa dagli appunti, sono le quattro e mezza, il mondo fuori dalla finestra è rosa e i miei occhi inevitabilmente stanchi e stroppicciati.
C'è una parte di me che uscirebbe volentieri a fare una bella passeggiata, come i vecchi, non una passeggiata con uno scopo preciso, non un tour di vetrine o un percorso dritto verso un obiettivo, ma una semplice e inutile passeggiata per respirare dell'aria, guardare il mondo, cose così.
In realtà ho bisogno di osservare il mondo per continuare a credere che non faccia tutto proprio schifo schifo. Non so come ma in questi giorni di inumanità tutte italiane, mi sento proprio a disagio marcio in questo mondo qui.

-Il segreto non è cambiare il mondo ma fare in modo che il mondo non ci cambi-

-Sì, è vero. Però vuoi mettere poter prendere un aereo e trasferirsi, che so, in norvegia o in quei posti lì, dove sono alti, biondi, belli, ecologici, ascoltano musica indie allegra e divertente, si vestono vintage , fanno i designers ed è sempre Natale tutto l'anno?-

-Se vuoi ci trasferiamo. Secondo me arrivati all'aereoporto ci tingono i capelli biondo platino; poi ndiamo a vivere in una casa che non solo non inquina ma anzi produce ordine e felicità-

-Sì sì. E ci mettono anche i rinforzini alle scarpe così sembriamo più alti. Te le immagini le renne che mugulano all'aurora boreale? Sarebbe bellissimo-

-Allora dai, prendiamo 'sta laurea in fretta e poi facciamo i cervelli in fuga-

(il mio è già fuggito, ore fa mentre ripassavo la teoria atomica di dalton)

martedì, gennaio 15, 2008

Catene

Il post esce rettificato in quanto la prima versione era stata da me redatta al ritorno dalle fatiche studentesche milanesi di quest'oggi e, come dicono i giovani d'oggi, non ci stavo dentro!
Seguo le istruzioni pari pari.
1. Metto il banner.
2. Linko la persona che mi ha "incatenata" (non pensate male):
Albs e il suo Grande Cocomero (suona sempre peggio :-P).
Quando un giorno sarà un famoso giornalista io potrò andare in giro a vantarmi di questa scemenza. O magari ricattarlo.
3. Elenco cinque blog che mi fanno pensare e passo la catena a:
2) Tamai
4) Luca
4. Aggiungo una nota a margine:
non ho votato le sorelle J. e A. perchè erano già state nominate e infine mi pare che questa cosa serva ad allagare il giro dei blog che uno solitamente legge.
Ma loro sono straordinarie personcine pensanti e scrivono cose meravigliose quindi alla fine linko pure loro tié: Sguardoverde e la Juppy
Idem per Falecius. Ovvio fosse già stato nominato. Uno che averlo come professore di storia cambierebbe il destino della nazione.

venerdì, gennaio 11, 2008

Ancora? Sì.

Sono monotematica.
Difatti sto nuovamente per parlarvi della mia macchina del pane.
In realtà potrei dilettarvi con un po' Neoscolastica milanese e i suoi affascinanti tafferugli tra l'immutabilità dell'essere e la grande contraddizione del divenire, o raccontarvi di come il mio gatto sia talmente viziato da miagolarmi contro perchè vuole sdraiarsi sul letto al posto mio.
E invece benvenuti a "La macchina del pane ha aperto giù in città parte II^".

In seguito all'acquisto ho resistito ben 24 ore all'irrefrenabile desiderio di mettermi a pacioccare il suddetto apparecchio, anzi: talmente grande il mio indice di maturità acquisita che mi sono letta tutte le istruzioni da cima a fondo sottolineando con l'evidenziatore giallo i concetti importanti e cercando su wikipedia le parole più complesse (o forse mi confondo con quello che stavo studiando).
Comunque. Pronta a tutto mi accingo alla prima ricetta che richiede complicatissime equivalenze tra tazzine da the inglesi, cucchiaini d'argento degli Angiò e millilitri.
Sebbene non molto sicura dei risultati ottenuti, che mi hanno dato misure con numeri periodici, radici quadrate e orbitali butto quelle che mi appaiono le quantità giuste degli ingredienti indicanti nel feroce contenitore e aziono il marchingegno che fa bip e inizia a muoversi.
"Sta funzionando" penso.
Ma lo penso davvero per poco, qualche minuto più in là mi accorgo che l'impasto non può essere definito come tale in quanto non si impasta. Il che contraddice il principio di Parmenide che ci dice che l'impasto è impasto e non può non essere impasto.
"Vedrai che è come quando ho fatto la pannacotta la prima volta: sembrava non venisse e poi zan! all'ultimo è saltata fuori perfetta" cerca di consolarmi mia madre.
Sono dubbiosa ma decido di attendere ancora un'oretta.
Torno a studiare e allo scoccare dell'ora la farina è ancora lì, bruciacchiata, appiccicaticcia, ciò che estraggo dalla vaschetta sta al pane come valeria marini sta a rita levi montalcini.
getto tutto e nell'apposito spazio per le annotazioni riguardanti la ricetta scrivo "NO".

Il secondo tentativo mi vede intrepida fin dalle prime luci del mattino.
Armata di farina lidl mi avvicino all'instrumentum minacciosa e decido di seguire la ricetta che i produttori tetteschi lidl consigliano -mettere acquen così poi mettere farinen così poi aspettaren che prodotto riscalti poi manciare-.
Dopo un'ora e mezza l'impasto è talmente lievitato che temo si trasformi in una pianta del fagiolo magico e sfondi il soffitto della cucina.
L'entusiasmo mi assale ma muore dopo pochi minuti, quando a un secondo controllo l'infida miscela si mostra sgonfiata a mò di lago vulcanico di bracciano.
Merda! (ops)
Il risultato finale è una mattonella di oneste dimensioni e di sapore piuttosto buono.
L'unico problema è che le pale impastatrici rimangono ermeticamente racchiuse dal
matton-pane. Per estrarle bisognerà attendere che qualcuno le mastichi e si faccia saltare un po' di incisivi.
Però non demordo. Se a tutti quei foodbloggers lì, vengono fuori delle robe strepitose, con delle foto che le vedi e stai già sbavando come un terranova, devo farcela anch'io.
Io studio Filosofia.
Io posso farcela.

mercoledì, gennaio 09, 2008

La M.d.P.

Alla fine non ho resistito e l'ho comprata.
Stava lì davanti a me, luccicante, plasticosa, mentre vagavo ebete tra i corridoi del supermercato e cercavo di concentrarmi sulle confezioni di biscotti e dimenticare la metafisica.

Forse è perchè da piccola non ho avuto il Dolce Forno.

(La Maglieria Magica di Barbie sì, ricordo che fino a qualche anno fa girava per casa la sciarpa che avevo prodotto, involontariamente, con gli stessi colori di quella dell'ultrà della pubblicità della Benagol).

Alla cassa ero quasi commossa e quando la commessa mi ha sorriso le ho detto che

-Sa, questo è uno di quegli acquisti inutili che non mi serviranno a nulla
ma che nel momento mi fa stare bene-

Avrei voluto aggiungere che avevo trascorso il pomeriggio a dibattere tra me e me di
onto-teo-logia, essere-per-la-morte, ereignis, anwesen e molte altre puttanate tedesche di cui non sono sicura che il significato corrisponda a realtà.
Mi piace sempre studiare,eh.
Ma amerei farlo con la dovuta calma, tra una sorsata di caffè e una carezza al gatto.
Perchè uno non può studiare la differenza ontologica in Martin e Tommaso d'A. e poi uscire a fare la spesa.
E' come non essere riusciti a smaltire un jet-lag di dodici ore. Ci si sente lost in translation e anche un po' pirla, sinceramente.
Però non importa.

Lei è là ed emana anche un sottile sinuoso profumo di plastica.
Il manuale di istruzioni è scritto in italiano approssimativo ed enumera ingredienti di cui non conoscevi l'esistenza terrena.
Che cos'è lo zucchero conservante?
Dove posso comprare il latte disadratato in polvere?
Però non importa.
Sapere che quel marchingegno, seppur spento, abita la mia cucina mi dà una grande sensazione di tranquillità.

Il mondo è fatto di piccole cose e grandi rivolgimenti.
L'America delle bandierine, l'Italia delle piramidi di monnezza.
Sarkozy, presidente cedrone, e la Bruni, ambasciatrice delle belle gnocche, che fanno ciao ciao dalle piramidi.

Ciao ciao.

giovedì, gennaio 03, 2008

Niu iar's dei

Ci ho provato a scrivere un post di fine anno, qualcosa di incredibilmente scenografico e allusorio; purtroppo la mia testa del momento è piena di pagine e pagine di studio, concetti che se ne stanno aggrappati a penzoloni come tarzan sciancati e si fanno forza per non essere inghiottiti dalle tigri del dimenticatoio, considerazioni semiserie su argomenti incredibilmente seri, esiguo spazio libero occupato da pensieri sciocchi e di quart’ordine.
Non c’è altro.
Non c’è nemmeno stata una classifica di canzoni, o di libri o di momenti, la fine dell’anno è andata via à la pick indolor e ammetto di non averci pensato molto questa volta, non ho aspettato segni premonitori, non ho chiuso parentesi, non ho avuto pensieri di sintesi sull’anno trascorso, allo scoccare della mezzanotte me ne sono rimasta buona buona con la mia bacchetta di stelline scintillanti a battere i denti per il freddo.
In queste vacanze ho principalmente mangiato tantissimo, dormito abbastanza, fatto riposare le articolazioni abituate agli incastri da tetris sul regionale, frequentato gli amici, letto qualcosa di non accademico (davvero poco), scartato regali, bevuto moltissimo the.
Mi sento Salinger.
Per quanto riguarda il nuovo anno spero sia tranquillo, non pretendo grandi soddisfazioni o vincite alla lotteria, mi basterebbe avere il minimo di rotture di palle possibile.
Tutto questo è dovuto probabilmente al fatto che sto diventando vecchia e intollerante e come dice nonno Simpsons:
“Il buon Dio ci fa invecchiare per una ragione: acquisire saggezza per trovare difetti in tutto ciò che ha creato!”