giovedì, settembre 30, 2004

Non che sia successo niente di particolare, a parte il fatto di avere iniziato la giornata col piedi sbagliato ed essere riuscita a migliorare la situazione.
Quindi penso che mi tocchi fare qualche ringraziamento.
A Mirko, alla sua proposta di andare a mangiare la focaccia a Recco e al suo proposito di regalarmi la sua autoradio se gli piazzo la macchina;
A Diana, che mi ha raccontato un paio di figure di merda che avrebbero risollevato il morale di Bush all'indomani della prima di Fahrenheit 9/11;
A mia mamma Frankiz che mi ha comprato un phon agli ioni soltanto per scuotermi dal mio apatico torpore;
A Claudia, con la quale ho fumato la sigaretta numero uno nella classifica delle migliori sigarette del mese;
Alla libellula che, mentre aspettavo il treno pensando ai cacchi miei si è andata a posare su un cartellone pubblicitario del cornetto algida vecchio di dieci anni e mi ha fatto riflettere su come anche le situazioni più critiche vadano valutate da ogni punto di vista alla ricerca di quello che funziona meglio;
ai Broken Social Scene e alla loro "Lover's Spit", la canzone degli sputi che è stato il mio sottofondo musicale pomeridiano.

Lover's Spit
All these people drinking lover's spit
They sit around and clean their face with it
And they listen to teeth to learn how to quit
Tied to a night they never met...
You know its time that we grow old and do some shit
I like it all that way I like it all that way...
All these people drinking lover's spit
Swallowing words while giving head
They listen to teeth to learn how to quit
Take some hands and get used to it...

Sveglia da un'oretta ormai.
A dire la verità sono passati venti minuti dalla fanfara del cellulare al rumore delle mie ossa scricchiolanti che si alzavano dal letto, ma ritengo già cosa più che soddisfacente l'essermi levata dal mio giaciglio prima delle dieci e trenta.
Che peccato, se penso che questa vita da giovin signore avrà termine lunedì quando il nuovo terribile anno accademico si aprirà davanti a me in tutta la sua cattiveria disumana (sei ore di lezione il primo giorno di cui una alle nove, arrivo in ritardo di fisso).
La mia ultima settimana di vacanza!
Cacchio, avrei voluto passarla in modo mitico, colazione al bar tutti i giorni, gite al mare, weekend qua e là, mostre, manifestazioni...in uno stato di perenne sovraeccitazione alcolica ed euforia globale.
Invece mi sono trascinata in giro guardando con preoccupazione il magnetino del calendario che si spostava inesorabilmente verso il fine settimana. Fortunatamente l'ausilio di un'ottima colonna sonora (giorgio gaber e domenico modugno a go go) mi ha permesso di non precipitare in un baratro di depressione autocommiserativo.
Ho quasi finito "L'omino verde" su cui per il momento sospendo il giudizio.
Non so se dire che è abbastanza carino o invece è una boiata senza precedenti. Voi nel dubbio non compratelo. Quella maledetta casa editrice è famosa per confezionare copertine fichissime che calamitano l'attenzione di tutti. Un giudizio obiettivo che mi sento di dare è che la copertina del libro è sicuramente più fica del contenuto del libro stesso.
Cmq aspetterò l'ultima pagina, ieri sera me ne mancavano cinque ma avevo gli occhi come quelli di un lemure e ho preferito spegnere la luce.
La cosa positiva della giornata è che da quando sono sveglia non ho ancora detto una sola parola. Nemmeno uno sbadiglio, un lamento, un qualsiasi "mmm" mattutino.
Niente di niente.
Favoloso.

domenica, settembre 26, 2004

Quante ne sapevano i Peanuts.
Charlie Brown: - Lunedì c’è la prima partita e io ho già voglia di lasciare il paese; forse non sono tagliati per fare il capitano…non ho le spalle abbastanza larghe…-
Linus: - Vuol dire che non sei pronto a indossare il manto della responsabilità?-
Charlie Brown: - Prima di andare bene a ME il “manto della responsabilità” ha bisogno di considerevoli modifiche!-

sabato, settembre 25, 2004

Dire che sono stanca è un eufemismo.
Sono totalmente devastata. Ferma al semaforo in macchina con laura che mi ripete sette volte “verde, verde” prima che il mio cervello riesca a recepire il messaggio “Ehi è verde, muoviti”. Fortuna che quelli della macchina dietro stavano limonando e non si sono accorti di nulla.
Sono andata a sentire un pezzettino di uno spettacolo in piazza per il centenario di Pablo Neruda. Se ne sapeva quell’uomo. Qualche tempo fa avevo fatto una quarantott’ore di full immersion delle sue poesie. Belle, talmente belle da essere senza tempo e plurisignificanti.
Peccato che stasera facesse un freddo fottuto e in piazza oltre agli interessati fossero presenti folti gruppi di ragazzine schiamazzanti in minigonna. “Forse urlano per scaldarsi le cosce”.
Dio, ma anch’io a quattordici anni ero così insensibile al freddo e al comune senso del pudore? Sto diventando vecchia, tra non molto sarò di quelle che si lamentano per il freddo, per le mezze stagioni, e per le deludenti leve della nuova generazione.
Oggi pomeriggio nel tentativo di assopirmi ho guardato “Luce dei miei occhi”, film di certo non nuovissimo che ho però acquistato dato il modico prezzo di euro 4 e 90.
Alla fine non sono riuscita ad addormentarmi. E mi è pure piaciuta la storia di Lo Cascio-Morgan extraterrestre in un mondo di alieni che pensano solo a se stessi e ai loro problemi. Non male.

Stamattina mentre tornavo a casa con le mani sul volante nella luce gialla delle risaie, ascoltando “Blue moon” rifatta dai Cowboy Junkies, con i finestrini giù e il vento che mi scompigliava il nuovo inedito ciuffo di capelli corti e una bella tazza di buon the sullo stomaco preparata da claudia con i tovaglioli e le tovagliette dello stesso colore, con ancora il sapore dei sogni notturni sulla punta della lingua, con le sigarette nella borsa comprate ieri e quasi finite e tanti discorsi in testa e le immagini della luna di ieri che giocava a nascondino con le nuvole, e il proposito di andare a fotografare tutti i cantieri di notte e le montagne limpidissime che si stagliano all’orizzonte del parabrezza, e la macchina pulita e profumata perché il papozzo l’ha portata a lavare, e la gradita sorpresa di avere perso quattro chili…stamattina ero e sono incredibilmente di buonumore.
-ho dormito sei ore
-sono stata immortalata sorridente e soddisfatta mentre impugnavo una pistola fallica
-ho fatto alcune macabre figure di merda
-ho rollato sigarette per una dozzina di persone
-ho mangiato poco e niente
-ho bevuto parecchio cuba libre
-ho giurato a me stessa che non vestirò mai più in modo così femminile perché mi sento addosso un disagio pazzesco
-ho partecipato a feroci battaglie di palline di carta seduta al tavolo di un ristorante
-ho avuto momenti di forte abbiocco
-ho preso un caffè che mi ha letteralmente resuscitato nonostante avesse un forte gusto di yogurt al caprino ( o forse proprio per quello)
-ho deciso che costi quel che costi al mio rinfresco di laurea organizzerò una gara di torte in faccia in cui tutti i partecipanti si sbrodoleranno in modo impietoso.
siete avvisati

mercoledì, settembre 22, 2004

A me il museo del cinema di Torino è piaciuto per tre motivi.
Numero uno: ero dell’umore giusto per vedere un museo del genere.
Abbastanza di buonumore per sorridere, abbastanza meditativa per cogliere ogni suggestione e permettere alla mente di sognarci intorno.
Numero due: è stato come ritrovare un po’ di quello stupore che da bambina avevo per le cose di cui non comprendevo il meccanismo e che pertanto mi sembravano magiche.
Leve, lenti, pulsanti da tirare, osservare, premere. Buffi balletti di omini che si scambiano la testa, uomini che rotolano sopra enormi palloni, ballerine che ruotano la gonna cangiante, vecchi film, cartoni animati, luci, suoni, parole.
Numero tre: per questa frase scritta sopra a una parete. E’ di Victor Hugo.
“Quello che si registra dell’essere amato è solo un negativo, lo si sviluppa più tardi quando si ha di nuovo a disposizione quella camera oscura interiore il cui accesso è vietato fintantoché si è in mezzo alla gente”.
Se vi capita andateci al museo del cinema di Torino.
Fanno anche lo sconto studenti.
[Elvis Presley –I can’t help falling in love with you]

Incredibile ma vero, mi sono tolta il famoso esame del sangue.
E non sono nemmeno stata così male a parte il momento di panico quando l’infermiera ha detto “Signorina ci sono un po’ di esami da fare quindi faremo qualche boccetta”.
In quella manciata di secondi ho perso il mio sorriso da“Minchia Frà vedrai che stavolta ci stai troppo dentro” e mi sono abbandonata all’aberrante confessione della mia mezzasegaggine che mi vede dopo ogni prelievo sdraiata e boccheggiante in giro per i corridoi. I due donnini bianchi mi hanno guardato con compassione e mi hanno fatto accomodare sul lettino bianco pure quello.
Mi viene in mente Paolo Benvegnù -E' solo un sogno- e comincio a canticchiarla a bassa voce par distrarmi"...che anche il bianco ha i suoi colori ed andare fuori, dalle case, da noi stessi, ci farebbe respirare per un poooooooooooo..."
Il donnino bianco numero uno inizia a cercare una vena con difficoltà facendomi stringere il pugno. Sono questi i momenti in cui rimpiango di essere donna dalle bianche braccia e non possedere invece arti ricchi di vene giganti viola e blu con tanto di annessa didascalia "Ficca pure l'ago qui".
Cerco di farmi coraggio, ho ventun’anni, in coda c’è gente che ne ha il quadruplo ed esce dallo stanzino incriminato come se niente fosse.
E poi ci sono sacco di persone al mondo che stanno male davvero e non fa mica tutte ‘ste scene. Inizia il prelievo, mamma frankiz fa di tutto per distrarmi e si mette con le infermiere a chiacchierare di calze collant.
Io sono già sballata e penso a quel racconto di tabucchi dove si dice che nascosta nel sangue c'è la particella che contiene la nostra anima...oh mio Dio, e so dovessero prelevarmela?
Mi guardo intorno e vedo solo confuse sagome bianche che discutono di autoreggenti...che sballo ragazzi.
Quando il prelievo finisce mi sono quasi convinta a diventare testimone di Geova.
Saluto i donnini e mi avvio verso la macchina dove mi stendo sul sedile posteriore a mordicchiare una brioche alla marmellata ascoltando alla radio l'ultima canzone di Nick Cave. Carina.
Il peggio però devo ancora venire....adesso mi devo strappare il cerotto con tutti i peli del braccio di sotto.
Si accettano candidature.

domenica, settembre 19, 2004

Che freddo che fa...ormai a stare in maniche corte la sera tardi viene la pelle d'oca.
Due giorni alla fine dell'estate. Anche per quest'anno è andata.
[Sea of love -Cat Power]
Aspetti positivi della giornata.
Mi sono passate le arrabbiature, ho finalmente trovato in edicola una copia dell'Internazionale (Laura tiè tiè), ho scaricato la colonna sonora di Fear and Loathing in Las Vegas, sono riuscita in solo mezz'ora a comprare una torta, una bottiglia di spumante, delle candeline (schivando con velocità felina gli acquirenti del supermercato) e a volare ai 140 in macchina per giungere (più o meno in tempo) a destinazione. Speriamo non ci fossero autovelox. La mia povera fiesta ha tremato e traballato come non mai.
Bella festa però. O almeno spero lo sia stata.
[The shining -Badly Drawn Boy]
E sono sopravvissuta col sorriso a questi giorni di sparatorie mentali di ogni tipo, io insieme alle mie ridicole bandierine bianche sbandierate nel casino più generale, persa in discorsi ed elucubrazioni che tutt'ora non sono ben chiare nemmeno a me stessa.
Ho la sensazione che tutto si aggiusterà e andrà bene.
Incredibile, non mi succede quasi mai.
Anche se per camminare nei discorsi altrui occorre ancora indossare gli stivali da alluvione e stare bene attenti a dove si mettono i piedi, so per certo che alla fine il bene vincerà sul male e sullo schermo compariranno grandi sorrisi prima dei titoli di coda...
E poi dopo il -the end- tutti a casa a pensare distesi sul letto prima di spegnere la luce...
....ancora due giorni alla fine dell'estate.
[Badly Drawn Boy -Life turned upside down]

[For your love -The yardbirds-]

Così va il mondo.
Certe volte mi sento completamente disarmata di fronte a quello che reputo il peggior male tra i mali: l'indifferenza.
Non capisco davvero come sia possibile camminare con piedi di piombo sul cristallo dei sentimenti altrui...diciamo pure che ci esco di testa.
Magari sono io a sbagliare.
Bisognerebbe lasciar andare, accantonare l'ottica del -seiofossialpostodi- e passare oltre.
Ma a me la faccenda convince poco.
Preferisco continuare a raggiungere l'oltre percorrendo mille capillari sanguigni contorti e inestricabili anzichè attraversare vene e arterie grandi ed ampie come autostrade a 4 corsie.
E' vero, si arriva al casello-cuore in entrambi i modi.
Ma l'importante non è soltanto arrivarci, ci devo arrivare nel modo giusto, con la sicurezza di non aver dimenticato niente strada facendo.
E se qualcuno non lo capisce, se qualcuno giudica il mio atteggiamento una perdita di tempo forse non sa, perchè non lo ha mai provato, che a guardare le persone da vicino si possono scoprire e imparare migliaia di cose meravigliose.
Si chiama "crescere" credo.

sabato, settembre 18, 2004

Di ritorno dal matrimonio di mia cugina...con la testa piena di sensazioni lascio che le immagini delle risaie dorate sotto la luce del tramonto mi scorrano sul viso.
Penso ai miei amici che in questi giorni litigano furiosamente, ai loro volti tirati, alle loro parole taglienti.
Penso ai miei amici che non si parlano e sono arrivati a non sopportare la presenza l'uno dell'altro. Che si rinchiudono nella rabbia e cercano affannosamente di consumare le corde che fino a ieri li tenevano legati stretti.
E mi fanno un male al cuore incredibile.
Quante volte è successo anche a me, di dare fuoco a interi mazzi di momenti indimenticabili solo perchè qualcosa era andato storto.
Per una parola di troppo, per un gesto mancato, per un atteggiamento che avrebbe dovuto essere diverso da come invece è stato.
Ci sembra sempre così facile accanirsi su una serie di episodi negativi; a volte riscontrare negli altri mancanze e difetti diventa un'abitudine quotidiana.
E finiamo per dimenticarci dell'amore. Lo diamo per scontato. C'è, è lì, non serve prestargli attenzione.
Davvero ormai viviamo in un mondo in cui sempre più le cose che hanno significato sono quelle che fanno scalpore, quelle che attirano l’attenzione della maggior parte.
Alziamo la voce, urliamo, provochiamo, litighiamo.
I gesti eclatanti, i punti esclamativi, le cose abbaglianti sono tutto quello che facilmente si imprime nella nostra memoria. Ricordiamo il grande, dimentichiamo il piccolo.
Stiamo perdendo l' occhio per i particolari nascosti, per le sfumature, per i ricordi, per i sottintesi, per i sussurri.
Quanti gesti d’amore restano insignificanti proprio perché nessuno si accorge della loro presenza.
E tutto questo è un mondo che perdiamo ogni volta che corriamo troppo nel giudicare una persona, una situazione, ogni volta che decidiamo di non soffermarci per non perdere tempo. Ogni volta che pensiamo che andata come è andata, ormai tornare indietro non serve a niente.
Crediamo di poterci liberare con noncuranza di tutti quei frammenti che hanno fatto parte del nostro essere, persone, ricordi, esperienze.
Ignari che saremo destinati a sentirci per sempre incompleti e mancanti. Che ogni volta che qualcosa non tornerà dentro di noi, tutti quei giorni in cui ci mancherà proprio quel pezzo di cui ci siamo liberati senza pensarci troppo, davvero non esisterà modo per recuperarlo.
Resto convinta che l’amore più grande sia quello che si nasconde nei gesti più umili, nei gesti che senza fare rumore, senza cercare un applauso sono capaci di lasciare il segno. I gesti di un amore che non vuole apparire ma soltanto essere.
“Accorgersi di chi ci ama” potrebbe essere il titolo di un esercizio divertente ed utile: provare ad indovinare (osservando chi ci circonda) quante persone ci amano profondamente.
Succederà sicuramente di avere una qualche sorpresa.
E questo è quello che vorrei che facessero i miei amici ora. Ripensare a tutti i dettagli e lasciare andare la rabbia, mettere da parte l'orgoglio. Lasciarsi investire da quell'amore che li ha sempre legati, imparare a riconoscerlo sempre e comunque.
Anche quando ci si convince di aver perso il bandolo della matassa della propria amicizia. Che resta nascosto nel profondo, dietro alle parole pesanti, alla rabbia, al dolore.

lunedì, settembre 13, 2004

Mentre infilo perline su perline con gli occhi che si incrociano (più del solito) e lacrimano copiosamente entra Amanda e mi comunica una sua riflessione odierna:

"Sai oggi mentre ero allo specchio pensavo all'inventore del fondotinta e a quanto doveva essere genio. Ma perchè non gli hanno dato il nobel?"
Beh alla fine c'ha ragione.
Quante volte non saremmo uscite di casa per colpa degli odiosi brufolazzi, quanti appuntamenti persi, quante feste mancate...grazie grazie grazie mr Fondotinta.

domenica, settembre 12, 2004

Piove.
Sembra novembre oggi, con le foglie umide per terra e il cielo grigio, quattro gatti per strada che scuotono via l'acqua dal pelo.
Io vado a comprare del gelato alla nocciola insieme ad Amanda mentre le racconto di avere sognato di essere a cena con Mac Gyver.
Ho ricominciato a essere quella di sempre, dopo qualche forte attimo di sbandamento totale in cui mi sono fatta piccolapiccola.
Quindi devo dire "grazie" a tutte le persone che mi hanno aiutato con una frase, con un pomeriggio insieme, con una lettera, con una telefonata, con la loro semplice presenza, con la loro attenzione, con la loro voce.
Per il momento sono di nuovo fuori a sbirciare la pioggia dai vetri e a cercare un paio di scarpe per uscire che non mi facciano venire le bolle ai piedi.
Per voi e solo per voi gente, -Honey and the moon- di Joseph Arthur.

Una buona giornata a tutti dal profondo del cuore.

lunedì, settembre 06, 2004

Dario non c'è è andato via, Dario non è più cosa mia...

Ok.
Stamattina mi sveglio perchè sento risuonare nelle orecchie il lontano suono del telefono. Rispondo e cercano Dario.
Una vocina femminile tutta emozionata e piena d'amore.
Valuto per una manciata di secondi la possibilità di fingermi Dario.
Decido che sarebbe una cosa ingiusta e crudele.
Nonostante sia altrettanto ingiusto e crudele svegliarmi così presto il lunedì mattina.
Rispondo gentilmente (la voce però mi esce profondissima, gutturale e assonnata -questa tizia avrà di sicuro pensato che fossi il Gadano di Passaparola) che Dario non c'è e mi rimetto a dormire avendo realizzato che nessun membro della mia famiglia è presente all'interno delle mura domestiche.
Forse sono partiti e mi hanno lasciato qui da sola.
Speriamo non si siano portati dietro il the nero irlandese.
Il telefono suona di nuovo ed è ancora la vocina dolce alla ricerca di Dario.
Non appena capisce di avermi richiamato si scusa profondamente e discute con me della crudeltà di quelle persone che le hanno dato un numero sbagliato. E' importante riuscire a chiamare Dario, cercherà di variare le ultime due cifre e di trovarlo.
Le auguro in bocca al lupo e mi avvio verso la cucina.
Ci sono i Bucaneve, le Macine, i Pan di Stelle il succo d'arancia, il the, il caffè e proprio stamattina che non ho voglia di fare colazione. E' sempre così, le buone occasioni al momento meno opportuno.
Nei successivi cinque minuti realizzo che: 1) i miei sono andati a lavorare, mia sorella è a fare volontariato e devo averle anche parlato nel sonno qualche ora prima 2) io sono a casa in mutande e canottiera che non faccio niente di utile 3) ieri sera mi sono ubriacata
Dalle premesse 1,2,3 ne deduco di fare parecchissimo schifo.

sabato, settembre 04, 2004

venerdì 3 settembre "Ehi, quello è il mio ginecologo!"

Dovrebbero metterla come legge per iscritto che quando uno desidera prendersi una sbronza che sia utile per il suo umore del momento ha il 99% delle possibilità di non farcela.
Così è stato ieri sera per la sottoscritta che ha peregrinato da un locale all'altro del prossimo autunno vercellese alla ricerca di uno stato euforico che potesse, come minimo, tacitare alcuni sussulti esistenziali e sciogliere aggrovigliati nodi allo stomaco.
Ma non è stata una brutta serata, tutt'altro.
Aperitivo musicale con gruppo cubano molto bravo e molto musica-nel-sangue.
Successivo panino in locale deserto ma con ottima aria condizionata a palla.
Che dopo una birra da 75, e due rhum ha smesso di sortire il suo effetto glaciale.
Da lì, con il supporto di una ritrovata colonna sonora dei Subsonica e di nuove comparse aggiuntesi alla precedente coppia di scoppiate, veleggiamo (cantando per strada canzoni di Adriano Pappalardo) verso il locale in cui farò l'amara scoperta di avere per l'ennesima volta finito i soldi. Costretta a prendere un estathè al limone mi accorgo della necessità che la serata volga definitivamente al termine.
Ritorno a casa e scrivo qualche nuova pagina del libro, ma sono tutte robe tristissime e lamentose, classiche riflessioni da ciucca mancata quindi mi ripropongo di cancellarle al più presto.
Però stanotte ho sognato che smettevo di fumare.


venerdì, settembre 03, 2004

settembre tempo di migrar (altrove)

E' iniziato settembre, qualcuno poteva avvertire.
Son cose che sconvolgono vedere il sole che va giù presto, le foglie degli alberi che perdono almeno quattro tonalità di vividezza, il cielo pallido e sfumato che fa sembrare qualunque paesaggio un quadro ad acquerello.
Campane in sottofondo dopo un'ampia parentesi di Radiohead (soffermandosi in modo particolare su Fake plastic trees e quel gioiellino di cover dei Beatles che è "Something in the way she moves". Da brivido).
Io sto tornando sfatta e sfattona come solo a sedici anni, all'epoca della ribellione contro il sistema, contro il mondo tritura sogni, contro le istituzioni (e ammettiamolo nessuno di noi all'epoca se interrogato sul significato esatto della parola "istituzione" avrebbe potuto fornire una risposta adeguata).
Adesso di anni ne ho vent-uno e quindi è un atteggiamento un po' fuori tempo massimo, una specie di golden goal comportamentale, uno che si mette a cantare tanti auguri a teee quando la festa è finita da un pezzo e sono rimasti solo i bicchieri di plastica e le macchie di alcol sul divano.
Forse è solo un modo per esorcizzare la paura di quello che verrà domani o magari la confusione di tutti i casini attuali. Credo che ciascuno abbia questi momenti in cui seduto alla sua scrivania contempla il puzzle a cui ha lavorato per mesi e cacchio, si accorge che manca un pezzo e la figura non è completa per niente anzi è diversa da quella sulla scatola e bisogna ricominciare da capo ma meglio di no, meglio alzarsi e andare a guardare un po' di televisione.
Così oggi siamo io, la mia solita minigonna della combipel, la mia automobilina sudicia e un'enorme bombola a gas orfana del suo legittimo proprietario nel mio bagagliaio.
Fico.
Comprerò tabacco, mi sgaserò some wine e aspetterò il domani con rinnovata fiducia e un malditesta da brezza ghiacciata forza sette sul ponte di un rompighiaccio artico.
Devo finire di scrivere il racconto su Magritte e smetterla con l'assuefazione da Winmx.
Devo iscrivere Louise agli esami di informatica.
Devo comprare un esposimetro per una macchina fotografica di cui non conosco il modello.
E a dire la verità non so nemmeno con certezza che cacchio sia un esposimetro e come si usi.
Per il resto si tratterà di recuperare a tempo record la trama della mia vita con tutti i personaggi che ne fanno parte.
Panico nemmeno tanto, troppe sigarette quelle sì. Mi ritornerà il delirium tremens.
Però ho fatto benzina. Piccole gioie del quotidiano. Il quadernino Ikea che mi ha comprato Amanda. Il centenario di Neruda che ha fatto sì che aprendo un suo libro riscoprissi i versi "perchè tu possa ascoltarmi le mie parole si fanno sottili/a volte/ come impronte di gabbiano sulla spiaggia" oppure "Muore lentamente chi diventa schiavo dell'abitudine...ecc ecc ecc".
Ok si parte, prima, seconda, terza. Dato che gli eventi sono lì che aspettano tanto vale premere un po' sull'acceleratore.
Non serve a molto restare con le carte in mano e rischiare il cappotto.
Quindi...
...sia.

giovedì, settembre 02, 2004

E dove siete tutti?
...lontani...lontani...
siete immagini
fotogrammi
episodi comici o discreti
siete discorsi
o frasi
o punti interrogativi
siete voci/lettere/numeri su una tastiera o sullo schermo di un telefono
siete adorabili agglomerati di cellule
oltre l'orizzonte/ nel cielo/nel vento
lontani da questo mare blu profondissimo
blu blu blu blu
seduti nelle vostre case e nella mia memoria
in attesa di qualcosa che dia LA svolta
del colpo di scena previsto
e siete sfuocati
seduti a gambe incrociate intorno al letto
ronzate nella mia testa
tamburellate le tempie
ed è un rumore soffuso
...lontano...lontano...
lo percepisco appena
come un'ape che vola su un fiore?
no, più piano,
come un sussurro appoggiato alla fronte
in mezzo agli occhi
al centro del cuore