sabato, maggio 31, 2008

Wannabe

Mentre affronto con scarsa concentrazione il parallelismo tra l'eterno ritorno del Nietzsche e l'infinità positiva della cultura ontologico-ermeneutica mi sembra di sentire un leggerissimo russare alle mie spalle.

Mi volto e becco Giulio sdraiato sul pavimento in questa posizione.
Avete presente quando si dice "ah come vorrei essere un gatto per un giorno.."?
Ecco, appunto.

giovedì, maggio 22, 2008

*Killing moon

"Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him"

Ho fatto una playlist su lastfm. 
Ed è veramente triste.
Inutile sottolinearlo i miei gusti musicali vanno dai campanellini più infantili alla depressione più baudelariana che ci sia. Che forse, a pensarci bene, i campanellini mi piacciono perché fanno malinconia, hanno quella grazia leggera del momento perfetto che è stato e non tornerà più. 
Nietzsche direbbe che subisco il dominio del passato e per questo non posso essere un'oltredonna. 
E comunque chissenefrega, non è mai stato nelle mie personali aspettative. 
Oggi si è parlato di obiettivi. 
Quella parola che fin dalle scuole superiori ti pare brutta, ha a che fare con votazioni da raggiungere, insufficienze da recuperare, esami, interrogazioni. 
Non sembra una bella parola "obiettivi".
Ci sarebbe "sogni" che è meravigliosamente migliore ma così difficile da pronunciare, fa quasi paura parlarne ecco.
Per quanto io rivanghi il mio passato continuamente, non riesco a ricordare di avere mai detto ad altri o a me stessa "da grande vorrò essere...questo, quello, quell'altro". 
Sinceramente non credo di potercela fare, mai, e non riesco a capire se possa costituire o meno un problema (ok, sì è un problema ma finché uno non ci riflette perde realtà). 
Ad un certo punto mi sono resa conto di aver fatto un milione di cose. 
Ho scritto, diretto, cantato, ballato, sbagliato, lavorato, litigato, ricucito, studiato, cucinato, disegnato, fotografato, cancellato, ricostruito. Un milione di volte.
Eppure capita di sentire ancora quella sensazione che avevo scritto una volta qui, di essere la Judy che sogna i cavalli e anche un po' la Grande Gatsby e la Giovane Holden e molto poco l'oltredonna.
...
E' che ho scoperto che mi hanno messo un esame sovrannumerario e che hanno cambiato le date degli appelli (in peggio).
Questi fatti hanno sconvolto il mio equilibrio psicoemotivo. 
Però domani è venerdì, fanno i saldi al centro commerciale e io e amanda andremo a comprarci improbabili scarpe nuove a 19 e 90.
Buon weekend a tutti.
Se avete tempo, date un'innaffiata per bene ai vostri sogni.

domenica, maggio 18, 2008

Il clafoutis come volontà e rappresentazione

Domenica pomeriggio uggiosa.

Finisco il secondo libro dell'infinita opera di Schoppy. 
Ci ritrovo gli icneumoni, li avevo già studiati in Darwin, sapete, sono insetti schifosissimi che depongono le loro larve dentro altre larve così le loro si mangiano le altrui dall'interno. 
Schoppy poverino è fissato con l'idea che l'essenza del mondo è la sfiga (si va bene lui parla del dolore, della noluntas, ma io qui non voglio mica fare pillole di sapienza) e che la natura ce lo dimostra. 
Prendi le formiche giganti dice, quelle che se le tagli a metà una parte lotta con l'altra e poi se la magna. Il tragico ci dice come stanno le cose e le cose non vanno troppo bene per noi. Però questo è l'unico modo di vivere. Quello di costruirsi illusioni, quello di fare finta che ci siano relazioni, corrispondenze, felicità.
Schoppy era uno di quelli con la scimmia 365 giorni l'anno. I suoi corsi universitari se li filavano in pochi. Frequentava i bordelli, insultava i colleghi. 
Non era affatto contento delle sue scoperte filosofiche. Forse avrebbe preferito scoprire che l'essenza del mondo era un pandistelle o una girella. Mica il dolore, porcalamiseria.
Qui subentro io che sono una persona che legge troppo, e quando legge ha strane reazioni di immedesimazione, di fastidio, di improvvisa volontà di.
Sono due settimane che leggo un po' di Schoppy tutti i giorni e improvvisamente ho sentito il bisogno fisico di un anti-shoppy, un antidoto, qualcosa che mi tenesse la mente lontana dal principio di ragion sufficiente, dagli animali che si mangiano tra di loro, dalla vita che è illusione e non prendiamoci per il culo.
Così sono andata in cucina e ho deciso di fare il clafoutis; ma poiché l'ho fatto con le fragole si dovrebbe chiamare flognarde.
Termine che alla sottoscritta rimanda un'immagine di fogne maleodoranti e allora è stato ribattezzato "Il clafoutis come volontà (di farlo e magnarmelo) e rappresentazione (gradevole e con lo zucchero a velo)".
Ho preso le fragole, le ho tagliate appoggiandomi all'unico angolo della cucina che non fosse disseminato di compiti in classe degli alunni di mia madre e le ho mondate pensando a Schoppy, anzi dialogando nella mia mente con lui aggrappato a un paio dei miei neuroni.

-Ecco Schoppy, sono qui nel mio mondo di rappresentazione soggetta al principio di ragione che mondo le fragole di cui ho rappresentazione intuitiva. Tié -
-E non ti interesserebbe sapere il significato di tale rappresentazione?-
-No, però passami il sale e pesa 65 grammi di zucchero a velo-
-Tieni. Spero tu sia consapevole che i tuoi denti, il tuo esofago e il tuo intestino non sono che la tua fame oggettivata-
- Quasi quasi non te ne faccio assaggiare neanche un cucchiaino. Devi sempre parlare di robe schifose, sembri quel mio compagno delle elementari che a mensa mi faceva leggere i fumetti di Dylan Dog coi tizi che si mangiavano i topi. Bleah-

Alla fine sono riuscita a zittirlo. 
Il clafoutis è uscito tutto profumato, sembrava fosse esplosa una fruttella gigante alla fragola in cucina. Io sinceramente ci avrei messo molto ma molto zucchero in più ma forse è solo perché la mia mezza mela è lontana e sono in carenza di affetto.
Fuori è spuntato il sole, una luce da primo giorno della Creazione con le montagne scure e il cielo azzurrissimo. Mi è suonato il cellulare e gli amici mi reclamavano per la visione di un filmaccio al cinema stasera. La domenica è passata, domani è lunedì, la mezza mela torna dalla Svezia e non devo andare all'università perché sono finite le lezioni.
Quindi sì l'essenza della vita sarà anche tragica ma capita che, a volte, fortuitamente, non sia niente male.





giovedì, maggio 15, 2008

*

Il cielo grigio, le risaie specchi bianchi e quel indefinibile senso di lentezza credo, che attraversa tutte le cose che scorrono ai lati del treno. 

Ho messo la gonna, quella che mettevo in Francia per andare al boulot e che attirava la pioggia. Ha piovuto in effetti anche oggi mentre cercavo di concentrarmi sul mondo come volontà e rappresentazione senza cadere nella tentazione di lasciarmi trasportare dalle conversazioni dei vicini di sedile.
Il controllore psicolabile, le ragazze amiche di pierre casiraghi, il bambino di Scampia, la signora straniera che si stringe nelle spalle per l'aria condizionata gelida e mi lancia un'occhiata significativa cui annuisco di rimando, la stazione in bianco e nero, il vento che scuote i pioppi carichi di piume bianhce, le cose preziose che brillano nel cuore, pulsano. 
Ci sono foto che non trovo più, altre che non ho tempo di appendere, altre che ho volontariamente nascosto per essere sicura di non ritrovarmele tra le mani.
Non sono sicura che riuscirò a tenere a mente davvero tutto. 
Non sono sicura sia davvero maggio. 
Di essere qui.
Di non essere altrove.



lunedì, maggio 12, 2008

*L'innocenza

L'innocenza.

Ritrovare l'innocenza.
L'imperativo categorico dell'immaginazione: "devi immaginare"
L'innocenza è quella cosa lì che crediamo di sapere tutti e anche una canzone per me bellissima.
L'innocenza è il gusto dell'irrealtà. 
Siamo innocenti quando siamo piccoli, quando ancora abbiamo un'idea del mondo tutta nostra e viviamo ogni novità con sorpresa anziché farci venire una ruga in più sulla fronte. 
Esercitare l'innocenza fissando la luce attraverso le foglie degli alberi e i papaveri che crescono vicino ai binari come in una pubblicità del mulino bianco.
L'innocenza è quella cosa che mi fa sentire fiera, quella minuscola particella tutta bianca e stupore che mi circola nel sangue e ogni tanto penso davvero e profondamente sia la parte più importante di me, quella che mi tiene in vita in un certo modo, che mi fa vedere ancora le cose a colori.
L'innocenza è un riff di chitarra che sa moltissimo di afa estiva e di lunghi sguardi attraverso.
Forse non sarò mai niente nella vita ma di una cosa sono sicura.
L'unico modo di essere fiera di me stessa è cercare quell'innocenza continuamente.


mercoledì, maggio 07, 2008

*Movie ending romance

Al ritorno in treno il cielo sembra un quadro di Magritte.

Sprofondata nel gelido sedile del regionale ascolto i miei pensieri succedersi lenti uno dopo l'altro, come in dissolvenza. Mi bombardo di musica che, altrimenti, il rischio è quello di svegliarsi a Torino. 
C'è nel cielo prima dell'estate qualcosa che ha a che fare con tutte le estati della nostra vita. Quante volte tornando a casa la sera, sentendo le rondini fischiare e il rumore di stoviglie dalle finestre aperte abbiamo capito che era quasi estate.
C'è stata l'estate dei sorrisi riflessi nei finestrini delle macchine e l'estate lontana. L'estate dei bambini vocianti e l'estate del dolore sottopelle.
Dell'impressione di avere vissuto tante vite ho già scritto più qui che altrove.
Ancora ascolto canzoni di qualcuna di quelle estati e sento risvegliarsi in me sensazioni che il tempo ha profumato in modo diverso.
Il cielo prima dell'estate parla sempre di promesse e di sogni, a dispetto di tutto il resto.
Domani è il mondo che verrà e per sapere se sarà migliore o meno non è altro da fare che non abbandonarsi alla corrente.
A Magenta la testa si abbatte sul sedile e non sento più nulla. Mi sveglio appena in tempo per scendere a Vercelli. Le foglie brillano, le ragazzine che non sono più io passeggiano con un gelato in mano.

*And look at me now. 
These lines on my face betray me, 
They're deeper lately. 
Take a look at these bags under my eyes.

Maths and Physics Club

sabato, maggio 03, 2008

Zzz Zzz (rumore di lasers)

Ho sparato coi lasers!! (finti)

I fucili lasers, a 25 anni ho sparato con fucili lasers e mi sono divertita come la più bambina delle bambine. 
Bello questo ponte, ho sparato coi fucili lasers e ho mangiato tanto poisson grigliato e sorseggiato vinello bianco con le mie amiche discutendo di quanto le grigliate siano piacevoli dal momento che le donne possono fare nulla. 
Sole, amici e bischerate, Milano con il percorso automatizzato treno-metro-uni-metro-treno, che sembra un livello di supermario però meno divertente, Milano è lontanissima, chissà se ancora c'è. (lo scopriremo lunedì, lasciamo perdere).
La riflessologia plantare dice che i miei dolori podali corrispondono alla zona del fegato, la zona dove soffre chi è incazzato col mondo.
La riflessologia plantare non dice esattamente così ma i fatti sono questi, una parte di me si ribellerà sempre come una serpe al sistema e la combatterà con le scintillanti armi della musica, con il ritmo della tastiera del computer, con fiumi battutine sarcastiche.
E' arrivato il summer wasting (o "la"?). E sebbene io debbaleggere il Federico Nietzsche entro lunedì prossimo e anche il caro Kierkegaard sono sicura che entrambi mi darebbero il permesso di godermi un po' di maggio frizzantino.
Va bene l'apollineo ma ogni tanto darci giù di dionisiaco fa mica male.