mercoledì, settembre 03, 2008
Comeback cupcakes (le tortine del ritorno)
domenica, maggio 18, 2008
Il clafoutis come volontà e rappresentazione
Domenica pomeriggio uggiosa.
mercoledì, marzo 19, 2008
Umpf.
Parliamo un po' di me.
venerdì, gennaio 11, 2008
Ancora? Sì.
Sono monotematica.
Difatti sto nuovamente per parlarvi della mia macchina del pane.
In realtà potrei dilettarvi con un po' Neoscolastica milanese e i suoi affascinanti tafferugli tra l'immutabilità dell'essere e la grande contraddizione del divenire, o raccontarvi di come il mio gatto sia talmente viziato da miagolarmi contro perchè vuole sdraiarsi sul letto al posto mio.
E invece benvenuti a "La macchina del pane ha aperto giù in città parte II^".
In seguito all'acquisto ho resistito ben 24 ore all'irrefrenabile desiderio di mettermi a pacioccare il suddetto apparecchio, anzi: talmente grande il mio indice di maturità acquisita che mi sono letta tutte le istruzioni da cima a fondo sottolineando con l'evidenziatore giallo i concetti importanti e cercando su wikipedia le parole più complesse (o forse mi confondo con quello che stavo studiando).
Comunque. Pronta a tutto mi accingo alla prima ricetta che richiede complicatissime equivalenze tra tazzine da the inglesi, cucchiaini d'argento degli Angiò e millilitri.
Sebbene non molto sicura dei risultati ottenuti, che mi hanno dato misure con numeri periodici, radici quadrate e orbitali butto quelle che mi appaiono le quantità giuste degli ingredienti indicanti nel feroce contenitore e aziono il marchingegno che fa bip e inizia a muoversi.
"Sta funzionando" penso.
Ma lo penso davvero per poco, qualche minuto più in là mi accorgo che l'impasto non può essere definito come tale in quanto non si impasta. Il che contraddice il principio di Parmenide che ci dice che l'impasto è impasto e non può non essere impasto.
"Vedrai che è come quando ho fatto la pannacotta la prima volta: sembrava non venisse e poi zan! all'ultimo è saltata fuori perfetta" cerca di consolarmi mia madre.
Sono dubbiosa ma decido di attendere ancora un'oretta.
Torno a studiare e allo scoccare dell'ora la farina è ancora lì, bruciacchiata, appiccicaticcia, ciò che estraggo dalla vaschetta sta al pane come valeria marini sta a rita levi montalcini.
getto tutto e nell'apposito spazio per le annotazioni riguardanti la ricetta scrivo "NO".
Il secondo tentativo mi vede intrepida fin dalle prime luci del mattino.
Armata di farina lidl mi avvicino all'instrumentum minacciosa e decido di seguire la ricetta che i produttori tetteschi lidl consigliano -mettere acquen così poi mettere farinen così poi aspettaren che prodotto riscalti poi manciare-.
Dopo un'ora e mezza l'impasto è talmente lievitato che temo si trasformi in una pianta del fagiolo magico e sfondi il soffitto della cucina.
L'entusiasmo mi assale ma muore dopo pochi minuti, quando a un secondo controllo l'infida miscela si mostra sgonfiata a mò di lago vulcanico di bracciano.
Merda! (ops)
Il risultato finale è una mattonella di oneste dimensioni e di sapore piuttosto buono.
L'unico problema è che le pale impastatrici rimangono ermeticamente racchiuse dal
matton-pane. Per estrarle bisognerà attendere che qualcuno le mastichi e si faccia saltare un po' di incisivi.
Però non demordo. Se a tutti quei foodbloggers lì, vengono fuori delle robe strepitose, con delle foto che le vedi e stai già sbavando come un terranova, devo farcela anch'io.
Io studio Filosofia.
Io posso farcela.
mercoledì, gennaio 09, 2008
La M.d.P.
Stava lì davanti a me, luccicante, plasticosa, mentre vagavo ebete tra i corridoi del supermercato e cercavo di concentrarmi sulle confezioni di biscotti e dimenticare la metafisica.
Forse è perchè da piccola non ho avuto il Dolce Forno.
(La Maglieria Magica di Barbie sì, ricordo che fino a qualche anno fa girava per casa la sciarpa che avevo prodotto, involontariamente, con gli stessi colori di quella dell'ultrà della pubblicità della Benagol).
Alla cassa ero quasi commossa e quando la commessa mi ha sorriso le ho detto che
-Sa, questo è uno di quegli acquisti inutili che non mi serviranno a nulla
ma che nel momento mi fa stare bene-
Avrei voluto aggiungere che avevo trascorso il pomeriggio a dibattere tra me e me di
onto-teo-logia, essere-per-la-morte, ereignis, anwesen e molte altre puttanate tedesche di cui non sono sicura che il significato corrisponda a realtà.
Mi piace sempre studiare,eh.
Ma amerei farlo con la dovuta calma, tra una sorsata di caffè e una carezza al gatto.
Perchè uno non può studiare la differenza ontologica in Martin e Tommaso d'A. e poi uscire a fare la spesa.
E' come non essere riusciti a smaltire un jet-lag di dodici ore. Ci si sente lost in translation e anche un po' pirla, sinceramente.
Però non importa.
Lei è là ed emana anche un sottile sinuoso profumo di plastica.
Il manuale di istruzioni è scritto in italiano approssimativo ed enumera ingredienti di cui non conoscevi l'esistenza terrena.
Che cos'è lo zucchero conservante?
Dove posso comprare il latte disadratato in polvere?
Sapere che quel marchingegno, seppur spento, abita la mia cucina mi dà una grande sensazione di tranquillità.
Il mondo è fatto di piccole cose e grandi rivolgimenti.
L'America delle bandierine, l'Italia delle piramidi di monnezza.
Sarkozy, presidente cedrone, e la Bruni, ambasciatrice delle belle gnocche, che fanno ciao ciao dalle piramidi.
Ciao ciao.
lunedì, gennaio 15, 2007
Oggi cucino io
In questi primi giorni del 2007, nonostante l'oroscopo narrasse meraviglie per la sottoscritta ancora non è capitato niente di sfolgorante. Il biglietto della lotteria non era quello vincente, ho comprato invano tre grattaevinci senza nulla vincere e stavo pensando di buttarmi sul lotto e le corse ai cavalli. Fortuna volle che però mi sia beccata una simpaticissima influenza, dapprima sottoforma di raffreddore ammorbante e poi di febbre sballoide.
Il peggio sembrerebbe passato ma a titolo precauzionale mi sono rinchiusa in casa a smaltire gli ultimi strascichi del morbo; poichè però appartengo alla categoria di persone che l'appetito non lo perde quasi mai per combattere la noia mi sono data ai fornelli e oggi ho scodellato una pasta niente male che ho deciso di postare qui sul blog per dare un cenno della mia presenza.
A me il curry piace decisamente tanto, così come tutte le spezie in generale.
Detto questo l’idea di base era utilizzare lo zafferano (che invece non amo per niente) per “colorare” le zucchine ma quando con grande gioia ho scoperto di non averne in casa il curry mi ha sorriso dicendo “Usami”.
Il seguente piatto era stato catturato in un'immagine che però l'infido computer ha deciso di non aprire. Pertanto lavorate di immaginazione.
Ingredienti:
Una zucchina (se sono piccole anche due)
Uno scalogno
Un cucchiaino di curry
Due cucchiaini di panna
5/6 pomodori grappolo
Sale q.b.
Pepe q.b.
Panna da cucina (forse)
Come si fa:
Lavate la zucchina e tagliatela in verticale per formare delle striscioline il più possibile sottili. Sarebbe meglio un coltello affilato ma fare attenzione alle dita (io ho tentato di tranciarmi l’anulare sinistro, tipo lezioni di piano tanto per intenderci). Lavate pure i pomodori, tagliateli a tocchetti consistenti (altrimenti diventano poltiglia) cospargeteli con un pizzico di sale e metteteli a perdere acqua (io molto barbaramente utilizzo lo scolapasta, sempre per la tecnica del meno si sporca e più mia madre sarà di buonumore).
Poi soffriggete lo scalogno con un cucchiaio e mezzo d’olio extravergine d’oliva e gettate le striscioline di zucchine e i simpatici pomodorini.
Le zucchine perderanno un po’ d’acqua così come è nell’ordine delle cose.
Quando ciò accadrà non fatevi prendere dal panico e avanti col cucchiaino di curry!, in modo da creare una sostanziosa “pucia” così come si dice da queste parti. Se di acqua vi pare ce ne sia troppo poca, aggiungere quella di cottura della pasta. Perché nel frattempo avrete messo a bollire 180 grammi di fettuccine all’uovo.
*La panna è un optional. Io la uso per addensare un po’ il sughetto ma per coloro che non la apprezzano particolarmente, anche un cucchiaino di farina è gradito.
Detto questo scolate la pasta con un minuto di anticipo, fatela saltare in padella e servite con abbondante parmigiano/pecorino/quello che vi pare.
Bon apetit.