venerdì, settembre 30, 2005

*just give me time


E' successo.
E' successo che abbia letto degli Okkervill River sul blog del neo-parigino (detto così sembra il nome di un cocktal di tendenza, Lucio abbi pazienza) ed è successo che stia scrivendo l'ennesimo post musicale quando mi ero ripromessa di non farlo per qualche tempo, interrogandomi sul carico di spocchia che possano trasmettere le mie parole quando in realtà si tratta di giovanilistico entusiamo per quotidiane scoperte sonore.
Ed è successo che me ne sono proprio innamorata di questi strampalati figuri autunnali in posa davanti a una parete con delle teste di alce appese al soffitto.
Sono persone con cui andresti volentieri a fare un picnic vicino a una bosco, seduti su una tappeto di foglie rosse e gialle, con una chitarra e qualche lattina di birra a parlare di poesia, di vita, o semplicemente ad ascoltare con gli occhi chiusi il rumore di nodi nella pancia che si sciolgono.
E' successo che non possa più fare a meno di ascoltarli, e che sia un bene, un vero toccasana per guadagnare ampie boccate di ossigeno tra uno schema annotato in fretta su un taccuino e mezz'ora di fumi cerebrali su un saggio di filosofia teoretica.
Oh.

mercoledì, settembre 28, 2005

*five string serenade

A farci attenzione, e se ti succede di abitare nello stesso posto da che sei al mondo, col passare degli anni ti accorgi sempre con maggiore facilità di tutti quei rumori che accompagnano il susseguirsi dei mesi, e sono un po' come sfumature di un quadro che metti a fuoco lentamente, avvicinandoti passo dopo passo, con stupore.
La fine di settembre per me ha il rumore di treni che frenano e cigolano alle otto di sera, posso quasi immaginarmi le scintille e le teste dei pendolari mezzi addormentati che tornano a casa e guardano distratti l'enorme cielo viola che abbraccia la città quasi nebbiosa, con i suoi lampioni gialli, la luce che si spande irregolare nell'umidità circostante.
E ha il rumore di una penna che scrive, dei miei piedi che tengono il tempo da sotto la scrivania, di auto che sfilano silenziose sul cavalcaferrovia trascinandosi dietro corridoi di fari rossi e arancioni, di una tesi che è sempre da capo, di cose vanno avanti e migliorano, di cose che restano uguali o finiscono, e di una canzone, non importa quale, basta sia lì e ti faccia compagnia.

-This is my five string serenade
Beneath the water we've played
And while I'm playing for you I
t could be raining there too-
Five string serenade /Mazzy Star/

Allucinazioni da tesi I -sensazioni di estraniamento totale-

Un paio di sere fa, ho ripreso in mano "Sonno Profondo" di Banana Yoshimoto, e ho riletto per l'ennesima volta il racconto che dà titolo al volume, che ormai per me è come una canzone, da mettere su al momento giusto e lasciare suonare nella testa per il tempo necessario.
L'affinità del mio stile di vita degli ultimi giorni con la protagonista della storia mi è sembrata,ora più che mai, assolutamente inequivocabile.
Anche se io dormo poco,quell'intervallo preciso tra la mezzanotte con la testa che si rovescia su un lato del cuscino e il lavandino delle sei di mattina di amanda che si alza per andare a prendere il treno.
C'è in me lo stesso stato ipnotico nel vivere il tempo che scorre, alzarmi la mattina, studiare, uscire, parlare.
Mi accorgo di quanto poche siano le persone in grado di richiamarmi alla realtà, come gli squilli telefonici del compagno della protagonista, gli unici che riescano a scuoterla dal suo torpore profondo.
"It's almost a trap" canticchiano gli Architecture in Helsinki in una remota regione del mio cervello mentre sottolineo frasi e schematizzo concetti con una concentrazione parziale.
Forse dovrei fare attenzione, di solito quando uno abbassa la guardia qualcosa di pesante lo colpisce dietro la testa e lo manda steso.
E' che non mi preoccupo.
Punto, a capo.
Ho deciso di vivere un periodo semplice: soggetto, verbo, complemento oggetto; smetterla di perdermi lungo ramificazioni intricate di subordinate di primo, secondo, millesimo grado.
Lasciarmi leggere e scrivere dalle cose senza apprensione.
Lasciarmi suonare per il tempo necessario.

mercoledì, settembre 21, 2005

*love and some verses

Di nuovo in fase pippa, alzarmi presto la mattina è deleterio, le sette e mezza sono un orario assolutamente al di fuori della mia portata.
Sì, mi rendo conto che questa affermazione susciterà tra voi parecchi improperi rivolti alla sottoscritta ma me ne assumo la responsabilità.
Tra poco recupero della sorella in una palestra buia e sperduta, breve viaggio in macchina con sigaretta accesa e gomito di fuori, lettore mp3 in meravigliosa modalità shuffle con tutto il meglio della deprimenza settembrina che la mia abilità di musico-dipendente poteva produrre.
Il vetro della macchina fa davvero schifo, le altre auto non si riescono a distinguere se non per un chiarore che da diffuso diventa sempre più intenso e sembra quasi entrarmi nella retina.
Andrò giù con un po' di vetril e sapiente passata di straccio sperando in un futuro meno fosco.
Ho la maglietta grigia dei momenti così e spero di poterla sostituire al più presto con qualche capo di abbigliamento e conseguente mood più sgargiante.
E' quasi finito settembre.
Devo leggere un libro di 350 pagine entro due settimane.
Aiuto.

lunedì, settembre 19, 2005

Un lunedì da leoni (pippa-post sui miei problemi-pippa)

Intro
Io generalmente non mi incazzo mai.
Sono una persona abbastanza anema e core ma per quanto riguarda gli screzi personali perdo la pazienza davvero raramente.
Un po’ perché sono stata rappresentante di classe dalla prima elementare alla quarta superiore. Un po’ perché quando mi arrabbio mi ritrovo a dire sempre le verità più scottanti nel modo più doloroso possibile.
Poi mi pento, me ne vergogno come una ladra,così che finisce che il cazziatone alla fine sono io a beccarmelo dalla mia coscienza.
Ma in fondo perché parlare di questo?
Parte prima
Perché oggi mi sono proprio incacchiata di brutto.
Roba che mi sentivo salire dallo stomaco una specie di lingua di fuoco che mi bruciava la pancia e l’esofago e gli altri organi lì intorno di cui non ricordo il nome dato che durante le lezioni di biologia studiavo per la patente.
Sono uscita di casa e ho iniziato ad aggirarmi per la città come una specie di vaso di pandora ambulante. Fa’ qualcosa frà, vatti a prendere un caffè. E un bicchiere d’acqua che spegna i tuoi bollenti spiriti. Ho provato anche a fare un paio di telefonate, ad andare a cercarmi una giacca di velluto che sostituisse quella attuale con i gomiti delle maniche ormai quasi trasparenti.
Poi non ce l’ho fatta più, i piedi mi hanno portato là ove lavora la persona che ha suscitato la mia ira funesta.
Trattasi di blockbuster, posto che già di per sé mi sta sulle balle per i prezzi assolutamente spropositati di quelle sordide caramelle gommose che mettono all’uscita, così che tu le veda proprio nel momento in cui per ingannare l’attesa senti quel desiderio viscerale di sordide caramelle gommose.
Lei è là, i suoi capelli biondi spuntano dagli scaffali.
Io sono Furia Cieca in versione adolescenziale, con i ricci raccolti in due codini (che però giuro oggi erano minacciosi).
Parte seconda
Nella mia testa frullano le diverse strategie.
Potrei nascondermi dietro il reparto –emozioni- e lanciarle delle cassette sulla testa. Oppure sfondare con un calcio la vetrinetta della play e provare un tiro di precisione dalla zona
–in famiglia-. Invece mi ritrovo ad attendere di fianco a un tizio che odora di colonia e bitume (o forse colonia di bitume) attorniata da –commedie all’italiana- e -questa settimana vi consigliamo-.
Non appena la ragazza in questione si libera mi avvento su di lei rapace come un condor.
-Scusa, a che ora stacchi? Perché ti aspetto dieci minuti così parliamo-
-Alle undici e mezza, poi vado subito a casa-
-D’accordo, allora faremo un altro giorno-
-Ma che c’è?-
-E’ che sono molto, molto arrabbiata-
-Cosa?-
-Cerca di non fare quella faccia, ti sei comportata parecchio male nei miei confronti e credo sia meglio se concludiamo i nostri rapporti. E comunque non mi va di parlarne qui, è il tuo posto di lavoro, potrei dire cose fuori luogo-
Questo è l’incipit della conversazione che a dire il vero si protrae ancora giusto per una manciata di secondi nei quali sintetizzo con ordine e razionalità i motivi che mi hanno condotto a un livello di irritazione molto alto e concludo con un perentorio
–Quando troverai del tempo, se troverai del tempo chiamami. In caso contrario credo di non voler dire più niente-
E via.
Una bella porta sbattuta, l’insegna gialla e nauseabonda del colosso della noia da sabato sera e io che cammino sbattendo i talloni a ritmo di –Float On- dei Modest Mouse verso casa.
Non mi piace essere incazzata, già sento un altro genere di maldipancia salirmi agli occhi.
Però quando ce vò ce vò.

domenica, settembre 18, 2005

*sunset soon forgotten

E siamo al diciotto di settembre, la pancia piena di polpette agli spinaci, quel desiderio di una grosso grasso bicchiere di coca-cola che non potrà essere soddisfatto prima di domani, all'ora di apertura dei supermercati. Stasera in auto, un paesaggio da accostare immediatamente e restare lì a sentirsi stupidi e insignificanti esserini in un mondo assolutamente al di là della nostre capacità di comprensione. Se mai qualcuno tra voi, un pazzo suppongo, dovesse nutrire desiderio o necessità di transitare nei dintorni della Seattle del Piemonte, settembre è il mese giusto per portare a termine questo avventuroso proposito. Perchè prima che brucino tutto, ci sono le risaie giallo oro che sembrano uscite da un quadro di van gogh e anche in giornate bruttine come oggi, con il cielo grigio scuro e le nuvole basse che sezionano le montagne all'orizzonte, sono uno spettacolo credetemi. Non è mare, non è montagna, sono solo risaie. Però sono bellissime.
A parte questo.
Temo che dovrò ricominciare a impegnarmi nella stesura della tesina per il momento accantonata in attesa di un responso da parte del mio docente (responso che temo non arriverà a breve), occorre che io mi rimetta nuovamente di buzzo buono a studiare come si deve.
Forse domani mattina andrò in biblioteca. E' tanto che non metto piede in questo luogo pieno di luci al neon in cui il ricordo di forni a microonde e asciugacapelli di ultima generazione aleggia ancora nell'aria (era un magazzino di elettrodomestici in precedenza).
Chissà quali incontri, chissà quanti incontri.
Spero pochi, se no finisce che passo più tempo seduta fuori sui gradini a sfumazzareche dentro a farmi la lampada con la fotocopiatrice.

venerdì, settembre 16, 2005

...the world maybe be long for you, but he'll never belong to you.
but on a motorbike,
when all the city lights blind your eyes tonight,
are you feeling better now?
E basta.
Ci sarebbero altre cose da scrivere certo.
Ma stasera su involontario suggerimento di qualcuno galleggio sulle note di Grace Cathedral Hill, come una foglia a pancia in su che guarda il meraviglioso cielo di settembre riempirsi di sentieri di nuvole dorate.

martedì, settembre 13, 2005

*oceanside


Settembre, accorgersi che ho passato tre interi mesi a cercare di leggere Il Gioco del Mondo e non l’ho ancora finito, mi ci sono persa dentro.
Settembre, restare semplicemente senza fiato a farsi cullare dai colori di tramonti irripetibili che non torneranno più per il resto dell’anno, non avranno quella stessa luce inspiegabile.
Settembre scrivere la tesi, ascoltare i Decemberists, di nuovo, per il secondo settembre consecutivo innamorarmene perdutamente.
Settembre con la mia camicia a fiori e la giacca marrone settembre.
Settembre negli occhi di chi si concentra sull’oggi per non pensare al domani
Settembre è un parcheggio e una birra dentro un bicchiere di plastica e un abbraccio molto molto forte, che va al di là degli abbracci normali
Settembre, riconoscere negli occhi lucidi di qualcuno la tua stessa rabbia, il tuo stesso dolore.
Settembre, immaginare che le cose poi a un certo punto andranno meglio e si tratta solo di resistere ancora. Ancora.
Settembre sono gli ultimi metri dell’estate più lunga della mia vita al di fuori di ogni dubbio.
Un’estate che se dovessi definirla userei l’aggettivo “enorme”, un oceano immenso che mi ha completamente travolto e portato via.


Oh well, I guess I'm something of a ne'er do well,
even though that's something I could never do well.
I'm on track and keeping.
Oceanside -The Decemberists-

venerdì, settembre 09, 2005

*young and dumb

Piove e ieri sera ero brilla.
Due cose che dovrebbero concorrere attualmente a sfondarmi il cranio di malditesta.
E invece niente.
Niente sensazione scafandro, niente crampi alle gambe, niente metabolismo inceppato.
Mi sento come un benedetto fiorellino di campo, fresca come una viola mammola, e non so se attribuire questo effetto benefico all’alcool di ieri, all’avere trascorso una serata senza pensare nemmeno un minuto alle mie angosce quotidiane, all’ascolto mattiniero dei Lucksmiths che mi fa dondolare la testa mentre preparo la colazione.
Amanda dorme ancora, incredibile quanto possa essere pigra mia sorella. Pensare che le ho aperto la finestra della stanza per farla svegliare.
Io cerco di concentrarmi sulla barbosissima tesina con risultati ridicoli, una settimana intera trascorsa a scrivere cinque paginette scarse.
Nemmeno quando alle elementari la maestra ci aveva costretto a tenere un diario segreto (che poi correggeva lei e allora mi sono sempre chiesta dove fosse il segreto?) avevo trovato difficoltà così grandi ad esprimere il benché minimo concetto.
Sto diventando una troglodita, al pomeriggio guardo perfino i telefilm in tivù.
E’ che in realtà la sensazione che descrive ambarabàciccicoccò nel suo caleidoscopico blog la conosco perfettamente.
-Non avere voglia di fare niente – o anche –Adesso vegeto- sono fasi della vita che ogni tanto arrivano e ti si siedono accanto. Fasi terribilmente indiscrete e testarde, non se ne vanno finchè non le cacci via con le peggio maniere e ti rimetti in moto.
Quindi boh, forse il segreto è di non restare troppo in contemplazione delle proprie dita dei piedi e darsi da fare come matti.
O forse invece bisogna lasciarle passare e magari assecondarle se si pensa sia giusto così.
Io comunque devo andare a girare l’arrosto e svegliare amanda. Anche se di sicuro lei apprezzerebbe maggiormente il contrario.

lunedì, settembre 05, 2005

Mai successo di svegliarvi alla mattina e sentirvi gli indubbi protagonisti di un Truman Show fatto e rifinito per la vostra persona? A me succede spesso ultimamente, mi sveglio e mi trascino fino alla finestra per cercare di sorprendere con lo sguardo un qualche satellite che fluttua su di me giorno e notte e mi riprende in ogni secondo delle mie donchisciottesche battaglie quotidiane. Ma niente. Fuori ormai è iniziato il meraviglioso settembre, cielo nuvoloso, aria fresca da jeans per forza e maglietta a maniche corte.Indecisa dove appendere gli scaccia-sfiga portati alla sottoscritta da D. direttamente dall’India (forse dovrei ingoiarli o appendermeli sulla fronte) prendo baracca e burattini e mi installo nella mia postazione soprannominata “Ehi Tesi!” che purtroppo richiede la presenza del mio portatile tentatore di fianco. Basta poco, una decina di pagine di Derrida, una assurda meditazione su limiti e confini e zac, spinotto bianco e Limewire ricomincia a scaricare l’ennesima abbuffata di canzoni.Ultimamente soffro di bulimia musicale, una canzone qui, una là. E’ che ne ho un bisogno fisico, per prendere fiato, per interrompere queste vorticose spirali di ragionamenti che infestano il mio cervello mentre leggo e rileggo l’onnipresente Edmond Jabès.Inizia a piacermi quest’uomo, anche se mi fa un po’ paura, anche se ogni tanto mi sembra di dovermi avvicinare a lui come a un nonno sempre leggermente incazzato che ti regala una caramella e un attimo dopo ti raccomanda di non rompergli più le balle. Però scrive belle cose, cose in cui ti perdi e non sai mai se ne riemergerai intero o meno. Il bello della filosofia. Il brutto. Bah.Più tardi pranzo con E., che sta così così anche lei, l’estate è stata pessima per la maggior parte delle persone che conosco, bisognerebbe istituire un ufficio reclami, io chiederei indietro un paio di mesi compresi i sabati e le domeniche, e non solo per me.Già le undici.Tardi per continuare a studiare, è il momento perfetto per un caffè in compagnia dei Death Cab For Cutie.
Venghino signori venghino, settembre è iniziato da poco, prendano i posti migliori.