giovedì, marzo 31, 2005

Ufficio, tempo di migrar.

E con oggi si conclude definitivamente la mia prima esperienza lavorativa spaccamaroni.
In settimana si concluderà la seconda esperienza lavorativa un po' meno spaccamaroni e tra breve tornerò a essere squattrinata, nullafacente ma sicuramente meno nevrotica.
Meno di una settimana agli esami, il mio cervello sta surfando sulla scia di una serie di marose conversazioni avute durante queste vacanze di pasqua assolutamente definitive, dove le persone mi hanno preso per i capelli e ributtato a forza dentro al mondo, ponendomi di fronte a una serie di cose che cercavo disperatamente di evitare da mesi e mesi a questa parte.
E adesso.
Adesso forse mi prendo una pausa, la smetto di correre in continuazione, mi dedico a cose che mi facciano stare meglio, e cerco di guarire una volta per tutte dai vari demoni che mi giocano a tressette nell'intestino.
Forse ho ancora bisogno di qualche epica stronzata prima di entrare davvero nel triste mondo degli adulti.
Oppure si tratta di imparare che anche se è assodato che le mie spalle sono moooolto larghe, non sono poi "così" larghe da sopportare qualunque contraccolpo.

mercoledì, marzo 23, 2005

Mi chiedevo due cose: se si può andare più veloce dei propri pensieri e se anche ad altissima velocità è possibile mantenere inalterata una direzione precisa.
Ora, quando mancherà una settimana agli esami credo cadrò in depressione, mi comprerò un pigiama di pile rosa da indossare tutto il giorno e resterò a casa a guardare la tivù compresi i reality e le soap-opera.
Fuori diventerà primavera e sarà tutto splendido, il sole tiepido, le nuvole a forma di animali, quella tentazione arcana di flirtare con qualunque cosa respiri.
Ma io sarò nella mia stanza a parlare da sola, con il pile rosa e otto confezioni di pringles al salame e nove lattine di redbulltimetteleali.
Magari verrò clamorosamente bocciata e proverò per la prima volta l'ebbrezza di sentirmi dire
-ehi, ìtorna a settembre- il che mi darà un sacco di tempo per cazzeggiare durante l'estate, lamentandomi del sistema accademico ed elogiando uno stile di vita dandy-edonista, perchè non riuscirò a laurearmi a settembre ma a dicembre e a quel punto farà troppo freddo per andare a santiago de compostela a piedi come in programma.
Che tanto poi, non cambia granchè, io non so mica cosa voglio fare di me stessa dopo, di sicuro la filosofa...NO!.
Mi verrebbero un sacco di rughe sulla fronte e nel caso diventassi famosa sarei costretta a posare per quegli orrendi ritratti fotografici con la testa tra le mani e l'espressione di chi ha appena carpito i segreti del mondo. Oppure mi chiamerebbero nel salotto di Costanzo a chiedermi cosa ne penso del ristorante Costantino, Alessandro e Papà Gennaro.

La verità è che sono stanca morta, ho un fottutissimo malditesta e manco -Steal my kisses- di Ben ascoltata appena sveglia m'ha tirato su.

venerdì, marzo 18, 2005

Ci sono canzoni destinate ad entrarti nel midollo quasi senza che tu te ne accorga, canzoni che si impregnano di emozioni e pensieri e situazioni e alla fine è difficile distinguerle da ciò che rappresentano per noi.
Succede anche per i film, i libri o i quadri ma con la musica è diverso, è istintuale, non c'è bisogno di fare appello a nessun tipo di ricostruzione razionale di un frammento del passato.
Così è successo che ieri sera, mentre tornavo a casa in macchina e stavo morendo di sonno ho messo su un cd a caso e ho scelto una traccia a caso ed è venuta fuori -Tonight tonight- degli Smashing Pumpkins con il suo adorabile arrangiamento di archi e quella batteria fondamentale che sembra scandire molto di più che il semlice ritmo della melodia.
E dopo pochi secondi di ascolto mi ha travolto qualcosa che è difficile descrivere, una specie di malinconia molto luminosa, immagini di rami di pini marittimi scossi dal vento in un pomeriggio d'estate, i miei piedi nudi sul letto e la porta rossa di un bungalow semiaperta su un verde brillante di alberi e magliette stese ad asciugare con un certo sottofondo di speranza felice.
Uno stato di trance forse che conferma la mia tesi su come la sottoscritta non debba assolutamente ascoltare certe canzoni mentre sta guidano perchè finiscono per astrarla dalla realtà circostante.
Perchè quando Mr Corgan sibila con tutto il fiato a disposizione dei "momenti indescrivibili della tua vita", oh mamma, è proprio pazzesco, è la dimostrazione lampantedi come ci siano cose che non si possono descrivere a parole ma che una canzone invece può descrivere perfettamente.
E ho pensato, proprio come dice Tonight Tonight, che uno crescendo ha l'impressione di perdere sempre un sacco di pezzi di se stesso, della sua giovinezza e invece forse quei pezzi non si perdono davvero ma restano a galleggiare sulla superficie della memoria in attesa di finire intrappolati tra le reti di una canzone come questa.
Poi fortunatamente sono riuscita a rincasare senza investire nessuno o rigare la preziosa c3 dell'ovetto kinder, altrimenti mio padre mi avrebbe fatto la mossa di The Bride a Bill nell'ultima scena di Kill Bill (gliel'ha insegnata lui).
-3 e siamo in primavera -9 e ne faccio 22

mercoledì, marzo 16, 2005

E così tra ventuno ore (che saranno più o meno una settimana e qualcosina) avrò finito di lavorare in questo ufficio piccolo piccolo pieno di persone sempre incazzate, con un capo che è un incrocio tra ralph di happy days e porky’s (e per chi di voi non sa chi è porky’s si affitti quel dannato film maledizione).
Non mi accerterò più ogni mattina che l’ascensore è di nuovo rotto e due piani di irte scale mi attendono per la mia seduta di step giornaliero.
Non incrocerò più lo sguardo adorante degli studenti per cui la borsista è un campione di femminilità imbattibile, una venere di botticelli, una gnocca da paura e non importa se alle nove di mattina sei spettinata, hai l’alito che sa di verza del ’93 e l’aspetto di una che è sopravvissuta a qualcosa di troppo terribile da raccontare, loro ti ameranno sempre e comunque perché sei una BORSISTA.
Funziona un po’ come la storia del fascino della divisa credo, solo che qui fortunatamente di divise non ce ne sono (anche se io avevo avanzato l’ipotesi di indossare ogni giorno l’orrendo cappellino prodotto come gadget dalla mia facoltà e una maglietta con su scritto –gente del Piemonte orientale- ah,ah,ah.).
E chissà se questo posto finirà per mancarmi davvero, spiare le torrette del Sant’Andrea dalla finestra, bere the in continuazione, le metafisiche sigarette fumate in cima alle scale mentre il vento sembra volersi portare via il tetto del palazzo, i tentativi di studiare qualcosa (tutti miseramente falliti)…Beh, forse alla fine, mi mancheranno un pochino, anche se in questi mesi ho imparato qualcosa di fondamentale:
se esiste al mondo anche solo una possibilità di non finire a lavorare in un ufficio piccolo piccolo pieno di gente sempre incazzata allora voglio sfruttarla fino in fondo.
Perchè io sono ancora convinta che non tutti gli utenti siano potenziali rompicoglioni (anche se poi ovviamente qualcuno tradisce le mie fiduciose aspettative) e che alcuni siano semplicemente un po’ imbranatelli, e mi piace sorridere alle persone quando fanno casino o lasciano cadere i documenti dietro ai mobili, o si dimenticano le videocassette nei registratori o chiedono con insistenza la stessa cosa centoventivolte…perché penso che in fondo, se tutti fossero semplicemente splendidi e perfetti allora ad esempio una persona come me che schiaccia tre tasti sul computer ritira un documento e cerca roba nell’archivio non avrebbe proprio senso di esserci.
Mah.
Porky’s è appena passato impartendo una serie di stupidi ordini robotici, il termosifone è di nuovo rotto e ormai gli orsi polari si annoiano giocando alle associazioni mentali coi pinguini, ho 50 centesimi che non sono abbastanza per un panino e sono troppi per un caffè, qualcuno telefona con insistenza chiedendo di persone che sono tutte imboscate e io non so cosa rispondere (la verità? Una balla delle mie? Di quelle popolate di elfi, gnomi, streghe cattive e un filtro malefico?) ed è giusto arrivata una ragazza a lamentarsi che con questa cazzata dei login non funziona più nemmeno una stampante.

Beh, ripensandoci direi che alla fine sopravviverò allo shock da abbandono, voi che dite?

giovedì, marzo 10, 2005

Il canguro e la Parigi-Dakar

Uff, che grana svegliarsi la mattina.
Sono di nuovo stanca come un canguro che ha deciso di partecipare alla Parigi-Dakar per guadagnarsi un momento di gloria (?).
Me ne sto lì a saltellare fiaccamente in mezzo alle dune, con tutte queste supermacchine intorno che schizzano via sollevando enormi nuvole di polvere e avanzo sulle mie zampe debolucce verso la mia meta.
A sapere quale essa sia, sarebbe un gran conforto.
Di certo non è un'oasi dove svaccarmi vita natural durante, non sono il tipo di canguro che ama oziare tra mille lussi e agi contemplando soddisfatto il suo marsupio all'ultimo grido.
Non è nemmeno una fortezza berbera (esisteranno fortezze berbere?) in mezzo al deserto in cui rinchiudermi e trascorrere il resto dei miei giorni ad ascoltare il triste rumore dei miei zompettii che si amplifica per i saloni vuoti.
Magari è un posto fuori da questo enorme deserto, dove in quanto canguro mi immagino stiano cose strepitose che mi faranno sentire davvero bene.
Che poi il vero problema è che come canguro sono decisamente testardo ma anche decisamente confuso in merito al tipo di paradiso che vorrei meritarmi.
E ogni tanto finisco per chiedermi se il bello di me, il mio paradiso, non stia proprio
in questa Parigi-Dakar donchisciottesca, a combattere giorno dopo giorno contro timori e pregiudizi per dimostrare a tutti che i canguri come me non li ferma nessuno...
...neanche il buon senso.

mercoledì, marzo 09, 2005

Il romanzo più breve del mondo (?)

"Quando desperto, el dinosaurio todavia estaba ancora alli"
-Quando si svegliò il dinosauro era ancora lì-

Augusto Monterroso
Fico nè?
Scovato in questo interessantissimo libercolo da passeggio "Lettera a un aspirante romanziere", di Mario Vargas Llosa, poche pagine ben scritte, piene di spunti originali e ricche di riferimenti ad altre opere di narrativa di cui la sottoscritta va ghiotta e si nutre avidamente.
Ah, io adoro i libri.
Sono l'unica cosa al mondo che riesce a farmi stare zitta per più di dieci minuti.

lunedì, marzo 07, 2005

Che ieri tornando dal lavoro c'erano queste colline monferrine bianche di neve scintillanti mentre ascoltavo "Chico" dei Concretes e non pensavo a niente di brutto soltanto a quella luce lì in mezzo agli alberi e alla strada arancione che si snodava in mezzo alle case, e quasi quasi ero felice di essere in macchina a quell'ora perchè sentivo che era il posto giusto per me in quel momento.
E mi sono ricordata di quella poesia di Garçia Lorca che dice
"Si è riempito di luci il mio cuore di seta, di campane perdute, di gigli e di api, e me andrò lontano, oltre le montagne; al di là dei mari, vicino alle stelle, per chiedere al sigore che mi restituisca la mia vecchia anima di bambino, piena di leggende, col cappello piumato e la sciabola di legno".

giovedì, marzo 03, 2005

Ed è di nuovo tutto bianco.
Dentro, fuori.
La città ricoperta da questa specie di sussurro compatto, shh-shh-shh.
Non si sentono nemmeno più le macchine, solo le voci dei bambini che giocano a palle di neve in fondo all'isolato, fradici e felici.
Io seduta in ufficio, guardo con stupore questo enorme cielo che sembra volersi mangiare la città, a cominciare dai tetti delle case.
E' bellissimo, non ci sono parole.
Poi dicano quello che vogliono, dei ritardi dei treni, dei disagi, del freddo, del fango, del ghiaccio.
Per me la neve resta qualcosa di magico.
Una regalo inaspettato, di quelli che ti accorgi che desideravi tanto soltanto nel momento in cui lo scarti e scopri cos'è.


Neve.
Shh-shh-shh