Sono senza internet, senza telefono, senza soldi nel cellulare e non ho la più pallida idea di come farò a consegnare il mio piano di studi entro domani alle 11.30, impedire che mi facciano dare un esame in più, sopravvivere a milano, organizzare una festa di compleanno in maschera entro sabato, ripassare tutto entro la prossima settimana, trovare i soldi per fare il biglietto del treno, spiegare a giulio che le mie dita sulla tastiera non sono accattivanti prede.
mercoledì, settembre 17, 2008
mercoledì, luglio 16, 2008
This is the end, my old friend
lunedì, aprile 21, 2008
mantra antipioggia
Da quanto piove, piove da una settimana, da quando ho incominciato a guardare fuori dalla finestra piove, piove da quando ho messo i piedi fuori casa stamattina, piove mentre guardo la tivù e mentre sfoglio le pagine rimaste, piove perché mi sono appena fatta lo shampoo, sugli animali e sugli alberi (piove), piove e nonostante tutto sto organizzando una giornata di sole, piove sulle pozzanghere, sui finestrini delle macchine, piove tantissimo e basta, i fiumi si gonfiano, gli occhi pure, la primavera dove sta?
lunedì, marzo 31, 2008
Oggi, ieri.
Oggi, lunedì.
martedì, marzo 04, 2008
Fatti non foste per viver come bruti
Le persone che frequentano la specialistica di filosofia in genere sono persone poco serene.
Cioè, anche se non lo danno a vedere, anche se fanno di tutto per dimostrarsi entusiaste di "testi" (frasi tipo "E' un testo bellissimo" "Ho studiato su questo testo" "E' un testo che merita"), di "approfondimenti" di "papers" (parola incredibilmente simile al termine italiano papere), nutrono nel loro cuore una profonda frustrazione per aver fatto una scelta universitaria un po' del cazzo.
E passatemi questo cazzo che è detto con tutto il rispetto per coloro che, eccezionalmente, esimono da questo contesto.
Io sto parlando di persone generali che frequentano corsi in generale.
Gli specialisti di filosofia.
Che già essere specialistici di qualcosa in filosofia è secondo me una contraddizione in termini.
E' come dire "ho tutte le risposte del trivial anche quelle che devono ancora essere scritte".
Non si può.
Gli eroici cavalieri della sophia dei nostri giorni non se la passano molto bene.
I massimi rappresentanti della categoria sono un ex fiamma della parietti, la presunta fiamma di una certa veronica lario, la brambilla e naruto.
E poi c'è quell'insidiosa consapevolezza.
Gli specialisti di oggi sanno che dopo anni trascorsi a spaccarsi la testa su minuziosi rompicapo logici, a camminare sospesi sul filo di alte questione metafisiche, a studiare heidegger (perchè heidegger lo studiano tutti, è epidemico) le loro prospettive di trovare un lavoro, che li possa ripagare economicamente e prestigiosamente delle loro fatiche, sono le stesse che berlusconi perda le elezioni.
Diciamocelo, nel migliore dei casi tra un paio d'anni, saranno tutti iscritti alla sssissss (mai capite quante esse) e poi catapultati nel mondo delle supplenze precarie a cercare di spiegare la regola del -cia e -gia a bambini iperattivi.
Nessuno di loro domanderà una spiegazione sull'argomento ontologico di sant'anselmo.
In molti cercheranno di bersagliarli con articoli di cancelleria.
Gli specialisti lo sanno ma fanno finta di niente, e ogni volta che quella puntina di frustrazione si fa fastidiosa la cacciano giù con una piedata, la nascondono sotto un volume di hegel, le spruzzano il vetril.
Solo che, come Freud ci insegna, l'inconscio è qualcosa di poco controllabile e sicuramente non domabile da un detergente spray: pertanto quella rabbia nascosta finisce per emergere sotto forma di un inspiegabile antagonismo con gli altri.
La competizione è spietata e agisce attraverso meccanismi spietati: si sorride poco e lo si fa principalmente nei confronti di quelle persone che si giudicano intellettualmente inferiori o inevitabilmente necessarie per ottenere appunti; si parla solo ed esclusivamente di filosofia prima della lezione, dopo, a pranzo, al cesso, in coda per il caffè.
La vita universitaria diventa una summa di sotterfugi, complotti e nervosismi, alla ricerca di una soddisfazione che cancelli il proprio disappunto interiore e che non verrà certamente dalla sopraffazione di altri.
Inutile dire che così si perde il bello della filosofia.
E che gli ultimi due anni di riflessioni varie su questo mondo sempre più spiegazzato e fuori controllo potrebbero trasformarsi persino in qualcosa di molto simile al rimpianto.
Però non prendete questo come uno sfogo.
Io sono una pura osservatrice e non subisco gli attacchi feroci di nessuno.
Però osservo e un po' mi dispiaccio e anche se l'ideale di una setta dei poeti estinti appare irraggiungibile mi basterebbe vedere qualcuno che mangia il suo panino al salame e parla del salame, di quanto è buono e basta.
venerdì, febbraio 29, 2008
Folle fantasia della mente
La metropolitana si trasforma in un pontile di legno un po' alla dawson's creek, con tanto di ninfee, paperette e sole primaverile.
No, non ho fumato niente, solo chiuso gli occhi qualche secondo con la testa piena di musica per cancellare la stanchezza che già di prima mattina mi martella la testa mentre vado a lezione attraversando un traffico di persone incredibilmente serie e incredibilmente rinchiuse nel proprio micromondo, chi sprofondato nella lettura dei vari metrocityleggo, chi impegnato a esibirsi in una performance musicale alla ricerca di qualche spicciolo, chi con lo sguardo perso nel vuoto, chi a leggere ken follett e chi come me con le sue brave cuffiette in esposizione a significare che probabilmente in quel momento è sintonizzato a una frequenza in cui il mondo è una folle fantasia della mente.
Il mondo folle fantasia della mente non è niente male.
Oltre al pontile uno può immaginarsi un pic-nic sull'erba, di essere iscritto a medicina, di stare andando a ricevere un oscar e di non essersi svegliato alle cinque e mezzo del mattino.
In effetti alle cinque e mezza del mattino il mondo reale sembra una folle fantasia della mente senza bisogno di una colonna sonora musicale o di tenere gli occhi chiusi: gli oggetti galleggiano e non si ha chiara percezione nè del proprio corpo nè di ciò che si sta facendo.
L'automatismo è un meccanismo affascinante, i gesti sono precisi ma del tutto incoscienti.
E poi il cielo è lilla, le persone grigie o bianche, i treni ventosi e gli alberi trattenuti.
Il pontile invece è tranquillo.
Ci resto per qualche secondo, lancio un sasso nell'acqua e aspetto che i suoi cerchi concentrici si dissolvano lentamente lasciando la superficie intatta.
Poi apro gli occhi e mi alzo.
Appena in tempo per non perdere la fermata.
mercoledì, gennaio 09, 2008
La M.d.P.
Stava lì davanti a me, luccicante, plasticosa, mentre vagavo ebete tra i corridoi del supermercato e cercavo di concentrarmi sulle confezioni di biscotti e dimenticare la metafisica.
Forse è perchè da piccola non ho avuto il Dolce Forno.
(La Maglieria Magica di Barbie sì, ricordo che fino a qualche anno fa girava per casa la sciarpa che avevo prodotto, involontariamente, con gli stessi colori di quella dell'ultrà della pubblicità della Benagol).
Alla cassa ero quasi commossa e quando la commessa mi ha sorriso le ho detto che
-Sa, questo è uno di quegli acquisti inutili che non mi serviranno a nulla
ma che nel momento mi fa stare bene-
Avrei voluto aggiungere che avevo trascorso il pomeriggio a dibattere tra me e me di
onto-teo-logia, essere-per-la-morte, ereignis, anwesen e molte altre puttanate tedesche di cui non sono sicura che il significato corrisponda a realtà.
Mi piace sempre studiare,eh.
Ma amerei farlo con la dovuta calma, tra una sorsata di caffè e una carezza al gatto.
Perchè uno non può studiare la differenza ontologica in Martin e Tommaso d'A. e poi uscire a fare la spesa.
E' come non essere riusciti a smaltire un jet-lag di dodici ore. Ci si sente lost in translation e anche un po' pirla, sinceramente.
Però non importa.
Lei è là ed emana anche un sottile sinuoso profumo di plastica.
Il manuale di istruzioni è scritto in italiano approssimativo ed enumera ingredienti di cui non conoscevi l'esistenza terrena.
Che cos'è lo zucchero conservante?
Dove posso comprare il latte disadratato in polvere?
Sapere che quel marchingegno, seppur spento, abita la mia cucina mi dà una grande sensazione di tranquillità.
Il mondo è fatto di piccole cose e grandi rivolgimenti.
L'America delle bandierine, l'Italia delle piramidi di monnezza.
Sarkozy, presidente cedrone, e la Bruni, ambasciatrice delle belle gnocche, che fanno ciao ciao dalle piramidi.
Ciao ciao.
lunedì, ottobre 29, 2007
Quella sera a casa di Carlo
I treni portano via le persone, alcune le trasportano, altre le riportano, altre le fanno andare lontano.
La stazione centrale è molto bella quando stai tornando a casa ed è già buio, ci sono quei terribili schermi pubblicitari ovunque che si illuminano tutti insieme e formano una cosa bella, una specie di magia, di gioco di specchi, la gente cammina su e giù per i binari e si prepara a tappezzare gli scompartimenti dei treni con le sue copie di leggo,city, metro, e-polis. Io in treno non mi lamento mai della gente che puzza, c'è un sacco di gente che lo fa e non si accorge di avere le pezze sotto le ascelle per la gran corsa alla ricerca di un posto dove poter allungare le gambe.
Il mio professore di storia del giornalismo ha detto che non bisognerebbe leggere la free press, a morte la free press, e io all'inizio non la leggevo poi ho capito che leggere l'oroscopo sul megaschermo della metropolitana era ancora più triste, così adesso arrivo all'università e so tutti degli eventi di cronaca più scabrosi con dovizia di particolari, c'ho anch'io la mia copia di free press.
Sto studiando tanto. Studio perfino nella pausa pranzo, studio seduta sulla panchina di pietra con la ragazza con gli occhiali miumiu che manda i messaggini con il cellulare e fruga nella borsa gucci da cui estrae un portachiavi di gucci con delle chiavi di gucci e la sua copia di free press.
Mi distraggo pochissimo. A lezione sono incredibilmente concentrata, non mi metto mai a guardare fuori dalla finestra, non gioco con il cellulare, non disegno gli impiccati sul quaderno come facevo alla triennale.
I miei neuroni culturali si stanno riattivando tant'è che sono già quattro puntate che indovino le parole misteriose dell'eredità mentre consumo la cena, e sono sempre stata una pippa per 'ste cose enigmistiche.
Così ho pensato di telefonare a Carlo Conti e chiedergli se potevo andare da lui una sera a cena e poteva farmi tutte le domande che voleva ma poi doveva rispondere a un mio unico quesito:
considerando che vado a scuola con profitto da quando ho sei anni non sarebbe ora che mi si dicesse che posso smettere di studiare e adoperarmi in un lavoro dignitoso, una cosa che mi consenta di vivere non sdraiata su una panchina di pietra della stazione centrale?
Solo per chiedere,nè.
domenica, ottobre 21, 2007
Winter in Seattle
Seattle del Piemonte, interno, domenica sera.
Una fioca luce fa brillare le copertine di un concettuoso libro di storia contemporanea di settecento pagine e di un volume sulla letteratura italiana dell'ottocento sottolineato con l'evidenziatore giallo.
Un gatto bianco e rosso si aggira nei dintorni di un tavolo azzannando con ferocia le caviglia della protagonista.
La protagonista sta scrivendo un post sul suo blog.
Fuori fa un freddo bastardo e lei un po' è contenta perchè finalmente ha potuto sfoggiare il suo cappotto grigio da intellettuale organica.
Un po' invece pensa all'inverno e l'inverno è una di quelle cose che la rendono malinconica.
Come il fatto che domani è lunedì e il regionale con i vetri tutti appannati la aspetta inesorabilmente per traghettarla oltre regione.
E che i weekend passano così in fretta e diventano subito away.
Il gatto salta sul computer e desidera ardentemente impadronirsi del puntatore del mouse.
La protagonista lo allontana affondandogli le dita nella pancia morbidissima e crede che avere un gatto peloso sia una delle cose che possono migliorare l'umore di una persona.
Oggi il sole era rosso ed è andato giù a picco dietro le montagne, dietro le teste della gente che camminavano strette strette per le vie di una cittadella commerciale.
Sembrava Natale quasi.
La Protagonista apre windowsmediaplayer e diffonde qualche nota dei Decemberists nell'aria.
Ci vorrebbe più tempo per tutto. Ci vorrebbero meno caffè, meno chilometri, meno esami, meno sveglie sui cellulari, meno lacci annodati, meno pagine, meno parole.
Ma la Protagonista non è triste e non si dà per vinta. Sa che l'influsso negativo di Marte passerà e presto sarà ora di trangugiare cicciose cioccolate calde traboccanti di panna.
E una cosa deve confessarla.
Che, in fondo, inforcare gli occhiali da riposo e ricominciare a sentirsi una persona intelligente non è poi tanto male.
lunedì, ottobre 15, 2007
Chi vuol essere milionario? Io.
Negli ultimi dieci giorni ho cominciato almeno sei o sette post in cui raccontavo le mie disavventure nella Nuova Grande Università, di treni guasti e ritardi apocalittici, di non avere mai visto tante Vuitton e Gucci in vita mia, di non avere ancora chiaro cosa cacchio studierò quest'anno e della generale impressione che il mio lettore mp3 abbia tirato le cuoia nel mio primo giorno da pendolare appena passata magenta.
(E con la stampante rotta siamo ormai alla rivolta delle macchine ribelli).
Poi succedeva che mi perdevo a metà, facevo resoconti troppo lunghi, mi veniva il raffreddore, tornavo a casa priva della facoltà di intendere e di volere e quindi niente, ho lasciato perdere e ho fatto diventare tutto secco e arido come solo un blog abbandonato può essere.
Stasera non respiro più da nessuna delle due narici e ho male a tutte le ossa di cui ricordo il nome (e anche a un paio di ossicini di cui non sospettavo l'esistenza).
Inoltre ho le ghiandole gonfie come palloni da rugby e sono un po' incazzata con i miei condomini che non hanno voluto accendere prima il riscaldamento così ci sfangavano un paio di prada prestige e intanto a me veniva il raffreddore.
Per cui ecco qui, il post sulla mia vita di adesso è ancora in fase ideale e lo demiurgizzerò non appena avrò smesso di scarnificarmi il naso con quegli odiosi fazzolettini scottex che, col c***o c'hanno la morbidezza di un cucciolo di labrador.
L'unica cosa bella del raffreddore è il vics spalmabile, scaduto nel 2002 ma poco importa.
La sera prima di addormentarmi, avvolta in una nuvola di vapori medicamentosi sogno di un mondo migliore in cui a 24 anni puoi smettere di cercare soluzioni culturali a problemi reali, e ogni tanto puoi passare dal via e ritirare cento euro e costruire un dannato albergo in parco della vittoria.
E penso che forse la soluzione c'è, basta chiamare Jerry Scotti e chiedergli se mi è possibile diventare milionaria dal momento che stasera avevo azzeccato la domanda da 35.000 euro.
Sarei un'ottima milionaria, lo so.
Poi i vapori mi atterrano e il mondo si buio e lontano.
Domani è un altro martedì.
giovedì, ottobre 04, 2007
Del suicidio della mia stampante e presto anche del mio se non vengo a capo anche di questo PDP
Dopo qualche ricerca su internet ho scoperto che -general error- è un modo carino dell'informatichese per comunicare all'utente che la tua stampante si è totalmente fottuta, e non ti resta che cancellare dalla lista dei tuoi prossimi acquisti il lettore mp3 con uno sportellino delle batterie (il mio l'ho perso dopo due giorni) per sostituirlo con la voce -nuova stampante mannaggiaate-.
Purtroppo quello strumento mi è indispensabile, amo sommergermi di carta stampata, stampo tutto, appunti miei, racconti scritti alle due di notte per cercare di prendere sonno, articoli in lingua straniera che non leggerò mai e presto dimenticherò il motivo per cui li avevo selezionati.
(e dopo un po', butto tutto via, ma non ditelo in giro, ho paura degli ecoterroristi).
Il piano di studi è peggio del codice da vinci scritto in sanscrito al contrario da un mancino disgrafico. Ho impegnato preziose ore della mia giovin vita nel vano tentativo di districarmi tra M-STO/O8, M-FIL-LETT-ANT-PSP (che poi psp è chiaramente la sigla di playstation), roba che in confronto il codice del genoma umano è una minchiatona da principianti.
Non capisco perchè abbiamo dovuto complicare l'unica cosa ancora semplice dell'università italiana, cioè i nomi delle materie trasformandoli in romanzi a puntate riconducibili a geroglifici egiziani da inserire in tabelle vintage di excel .
Indubbiamente Teorie della filosofia antica spiegata ai giovani strizzando un occhio ai nuovi media è un titolo sicuramente più fico che Storia della filosofia antica ci sarà da sudare tantissimo su Platone, però minchia tanto quello devo studiare, ho 24 anni e la fase dello zucchero sul biberon l'ho superata.
Anzi, a dire il vero non credo che mia madre mi abbia mai messo zucchero sul biberon e la ringrazio.
Questo piano di studi mi sta uccidendo.
Basta confondere un M-FIL-LETT-12 con un M-FIL-LETT-11 perchè nessuno ti parli più, la tua laurea venga bruciata in piazza Duomo e la Feltrinelli ti revochi la sua fidelity card.
Quindi scusate se probabilmente non parlerò d'altro nei prossimi giorni.
Sto vivendo un piccolo psicodramma.