Il Lunedì sono stanca, mi vesto con i vestiti sbagliati e mi sento fuori posto tutto il giorno, piove e la gente si urta con gli ombrelli, i fogli di giornali imbevuti d'acqua tappezzano gli scalini della metropolitana. La stazione è frettolosa come sempre, carica di un desiderio collettivo di andarsene o di arrivare il più in fretta possibile.
martedì, novembre 04, 2008
semaineprochaine
mercoledì, ottobre 15, 2008
farewell flower
Sul treno come al solito. E’decisamente tardi, si capisce da come i pendolari strascicano piedi e bagagli sui binari. Io sono arrivata un quarto d’ora prima e mi sono seppellita nella mia zozza poltroncina. Prima di sprofondare in un universo parallelo e musicale mi perdo a fissare l’architettura della stazione centrale, l’enorme volta di metallo che mi dà l’idea di un grande addio, un abbraccio arrugginito alle persone che fuggono via da milano, come se capisse cosa vuol dire vederla tutti i giorni e ci soffrisse un po’, volesse rimediare alla situazione. Arriva una vecchia amica che ringrazio il cielo sia lì perchè altrimenti dovrei tentare di tenermi sveglia con i soliti sotterfugi del tipo: immaginare cosa pensano le altre persone nello scompartimento immaginare la mia vita raccontata da una voce fuori campo immaginare video per la canzone che sto ascoltando immaginare cosa sarà prendere il treno quando farà freddo Iniziamo una piacevole conversazione dai toni leggeri, del resto sono vestita con la felpa e le scarpe da fricchettona, quelle maledette etnies che tanto avevo voluto e che tanto male ai piedi mi hanno causato prima di diventare il mio scudo contro la pioggia e lo zozzume delle strade urbane. Qualche minuto dopo si aggiunge a noi una sua conoscente che non mi pare di aver mai visto prima. Parlano di una ragazza che dopo essersi lasciata con il suo ragazzo, ora vive una serie di vicissitudini sentimentali. Cado in un gradevole torpore, quello in cui ho trovato una valida alternativa al sonno profondo: ascolto i loro discorsi e mi limito ad annuire o sorridere piena di gratitudine per la loro presenza lì e ora. Poi a un certo punto mi rendo conto che conosco entrambi i protagonisti della vicenda. A quanto pare quando si dice che il mondo è piccolo non si tiene conto del fatto che i treni lo sono di più. Se esistesse una macchina del tempo credo che mi piacerebbe incontrarmi otto anni fa per ricordare come la pensavo allora. Mi sono venute in mente due cose. Quarto anno delle superiori sono seduta sulla scala anticendio nell’intervallo, c’è il sole, ho i capelli corti, sono inspiegabilmente felice. Maggio o giugno di quest’anno, sono in treno, piove e il finestrino sporco di spray è pieno di gocce che lo percorrono in diagonale perfetta, penso a tutte le persone a cui vorrei chiedere scusa. Così tra una cosa e l’altra arrivo a Seattle, scendiamo dal treno, ci salutiamo, io mi avvio verso casa lungo il percorso stabilito, porta scorrevole della stazione, virata a destra, camminare fino alla stazione dei pullmann e infilare la via. Fa un caldo strano per ottobre, i lampioni sono gialli come ad agosto.
lunedì, ottobre 13, 2008
worms
Domani non c’è lezione di istituzioni di ontologia. E’ un corso che mi piace sebbene ci sia di mezzo Heidegger, quello di “non è proprio essere, è più voglia di qualcosa di buono”. Istituzioni è un corso che mi piace perché la scorsa volta si è parlato de La nausea di Sartre e mi è tornata in mente la mia cartellina di tecnica su cui avevo trascritto un pezzo tratto da quel magnifico di libro. La mia prof di matematica mi aveva chiesto se era la storia di uno che non stava tanto bene. La Nausea capite? La mia prof di matematica non era una persona che stimavo molto. Lei nemmeno. Vabbè. Domani quindi salgo a Milano nella tarda mattinata e questo significa che forse riuscirò a sedermi durante il viaggio di andata. Oggi l’ho fatto in piedi fino a Magenta ascoltando Laura Veirs e seduta su un pezzo di freepress su uno scalino fino a Centrale ascoltando i Vampire Weekend, che sono fichissimi. Ho quasi finito Walden, me ne sono tenuta due pagine per stasera, sicchè ho bisogno di pensieri intelligenti per dormire bene. Oggi al ritorno in metropolitana sono caduta nel circolo vizioso dei germi. Ho iniziato a pensare a tutti i germi che avevo in testa, sulle mani, ai germi che correvano sui sedili del treno, su quelli della metro, sul fondo della mia borsa che appoggio ovunque, sul corrimano delle scale all’università. Mi sono sentita come Howard Hughes. Ho ripensato a quando l’anno scorso mi avevano gentilmente offerto alcuni campioni gratuiti di gel amuchina, in grado, a detta loro, di neutralizzare tutti i germi presenti sul palmo della mano in 15 secondi. Cioè roba che potevo passarmi sto fazzolettino sulle mani e operare al torace un altro pendolare in condizioni di assoluto igiene. Ho anche pensato di comprarmelo ma poi avevo solo quattro euro e cinque minuti per trottare verso il treno germinale che mi avrebbe ricondotto a casa tra la nebbia da riso e una pallida luna offuscata anch’essa dai germi. E’ che non mi sento ancora pronta a portarmi dietro la t-shirt da appoggiare ai sedili del treno, mi fa tanto vecchia intollerante delle devianze del mondo. "Pareva che non avesse compagni, nell'universo, e che si divertisse così, da solo; pareva anche che non avesse bisogno d'altra compagnia che il mattino e l'etere con cui giocava. [...] Padrone dell'aria, esso sembrava in relazione con la terra solo per un uovo covato qualche tempo fa nel crepaccio di una roccia scoscesa -o era forse il suo nido primitivo costruito nell'angolo di una nube, tessuto con gli ornamenti dell'arcobaleno e del sole al tramonto, e foderato del molle vapore dell'estate, preso dalla terra. Oggi il suo nido è su qualche nube scoscesa". Walden -Vita nei boschi- pg 392
mercoledì, ottobre 08, 2008
Uomini col borsello
Come si sarà immaginato in questi giorni ero a Milano.
mercoledì, luglio 16, 2008
This is the end, my old friend
lunedì, maggio 12, 2008
*L'innocenza
L'innocenza.
mercoledì, maggio 07, 2008
*Movie ending romance
Al ritorno in treno il cielo sembra un quadro di Magritte.
mercoledì, aprile 30, 2008
everywhere I look around
Fuori grigio e io cazzeggiocazzeggiocazzeggio.
giovedì, aprile 24, 2008
*mi manca il sole di bari
Proporrò la cancellazione del 24 aprile dal calendario.
mercoledì, aprile 09, 2008
lluvia (si scriverà così?)
Oggi in treno pensavo a una scemenza.
martedì, marzo 04, 2008
Fatti non foste per viver come bruti
Le persone che frequentano la specialistica di filosofia in genere sono persone poco serene.
Cioè, anche se non lo danno a vedere, anche se fanno di tutto per dimostrarsi entusiaste di "testi" (frasi tipo "E' un testo bellissimo" "Ho studiato su questo testo" "E' un testo che merita"), di "approfondimenti" di "papers" (parola incredibilmente simile al termine italiano papere), nutrono nel loro cuore una profonda frustrazione per aver fatto una scelta universitaria un po' del cazzo.
E passatemi questo cazzo che è detto con tutto il rispetto per coloro che, eccezionalmente, esimono da questo contesto.
Io sto parlando di persone generali che frequentano corsi in generale.
Gli specialisti di filosofia.
Che già essere specialistici di qualcosa in filosofia è secondo me una contraddizione in termini.
E' come dire "ho tutte le risposte del trivial anche quelle che devono ancora essere scritte".
Non si può.
Gli eroici cavalieri della sophia dei nostri giorni non se la passano molto bene.
I massimi rappresentanti della categoria sono un ex fiamma della parietti, la presunta fiamma di una certa veronica lario, la brambilla e naruto.
E poi c'è quell'insidiosa consapevolezza.
Gli specialisti di oggi sanno che dopo anni trascorsi a spaccarsi la testa su minuziosi rompicapo logici, a camminare sospesi sul filo di alte questione metafisiche, a studiare heidegger (perchè heidegger lo studiano tutti, è epidemico) le loro prospettive di trovare un lavoro, che li possa ripagare economicamente e prestigiosamente delle loro fatiche, sono le stesse che berlusconi perda le elezioni.
Diciamocelo, nel migliore dei casi tra un paio d'anni, saranno tutti iscritti alla sssissss (mai capite quante esse) e poi catapultati nel mondo delle supplenze precarie a cercare di spiegare la regola del -cia e -gia a bambini iperattivi.
Nessuno di loro domanderà una spiegazione sull'argomento ontologico di sant'anselmo.
In molti cercheranno di bersagliarli con articoli di cancelleria.
Gli specialisti lo sanno ma fanno finta di niente, e ogni volta che quella puntina di frustrazione si fa fastidiosa la cacciano giù con una piedata, la nascondono sotto un volume di hegel, le spruzzano il vetril.
Solo che, come Freud ci insegna, l'inconscio è qualcosa di poco controllabile e sicuramente non domabile da un detergente spray: pertanto quella rabbia nascosta finisce per emergere sotto forma di un inspiegabile antagonismo con gli altri.
La competizione è spietata e agisce attraverso meccanismi spietati: si sorride poco e lo si fa principalmente nei confronti di quelle persone che si giudicano intellettualmente inferiori o inevitabilmente necessarie per ottenere appunti; si parla solo ed esclusivamente di filosofia prima della lezione, dopo, a pranzo, al cesso, in coda per il caffè.
La vita universitaria diventa una summa di sotterfugi, complotti e nervosismi, alla ricerca di una soddisfazione che cancelli il proprio disappunto interiore e che non verrà certamente dalla sopraffazione di altri.
Inutile dire che così si perde il bello della filosofia.
E che gli ultimi due anni di riflessioni varie su questo mondo sempre più spiegazzato e fuori controllo potrebbero trasformarsi persino in qualcosa di molto simile al rimpianto.
Però non prendete questo come uno sfogo.
Io sono una pura osservatrice e non subisco gli attacchi feroci di nessuno.
Però osservo e un po' mi dispiaccio e anche se l'ideale di una setta dei poeti estinti appare irraggiungibile mi basterebbe vedere qualcuno che mangia il suo panino al salame e parla del salame, di quanto è buono e basta.
venerdì, febbraio 29, 2008
Folle fantasia della mente
La metropolitana si trasforma in un pontile di legno un po' alla dawson's creek, con tanto di ninfee, paperette e sole primaverile.
No, non ho fumato niente, solo chiuso gli occhi qualche secondo con la testa piena di musica per cancellare la stanchezza che già di prima mattina mi martella la testa mentre vado a lezione attraversando un traffico di persone incredibilmente serie e incredibilmente rinchiuse nel proprio micromondo, chi sprofondato nella lettura dei vari metrocityleggo, chi impegnato a esibirsi in una performance musicale alla ricerca di qualche spicciolo, chi con lo sguardo perso nel vuoto, chi a leggere ken follett e chi come me con le sue brave cuffiette in esposizione a significare che probabilmente in quel momento è sintonizzato a una frequenza in cui il mondo è una folle fantasia della mente.
Il mondo folle fantasia della mente non è niente male.
Oltre al pontile uno può immaginarsi un pic-nic sull'erba, di essere iscritto a medicina, di stare andando a ricevere un oscar e di non essersi svegliato alle cinque e mezzo del mattino.
In effetti alle cinque e mezza del mattino il mondo reale sembra una folle fantasia della mente senza bisogno di una colonna sonora musicale o di tenere gli occhi chiusi: gli oggetti galleggiano e non si ha chiara percezione nè del proprio corpo nè di ciò che si sta facendo.
L'automatismo è un meccanismo affascinante, i gesti sono precisi ma del tutto incoscienti.
E poi il cielo è lilla, le persone grigie o bianche, i treni ventosi e gli alberi trattenuti.
Il pontile invece è tranquillo.
Ci resto per qualche secondo, lancio un sasso nell'acqua e aspetto che i suoi cerchi concentrici si dissolvano lentamente lasciando la superficie intatta.
Poi apro gli occhi e mi alzo.
Appena in tempo per non perdere la fermata.
mercoledì, dicembre 05, 2007
7 a.m.
Alle 7 di mattina il mondo è perfetto.
Sì è vero, sto correndo per prendere l'n-esimo regionale, e sono pur sempre le sette, e se avessi facoltà di volere sceglierei di rimanere nel mio caldo giaciglio il più a lungo possibile a sognare di posto molto lontani e molto felici, e so benissimo che il mercoledì è pur sempre il mercoledì, quella giornata stronza che si piazza a metà settimana e mi succhia via l'anima peggio dei dissennatori di Harry Potter, e che forse avrei dovuto studiare medicina e nascere in Svezia, alta, bionda e affettivamente legata ai Krisprolls.
Però giuro che il mondo è innegabilmente perfetto in quel momento lì, mentre scatto una fotografia prima della corsa finale al binario, non c'è virgola che potrei cambiare, voce che vorrei aggiungere, non c'è niente che potrebbe spegnermi gli occhi in quel secondo assoluto. Ginsberg diceva (in una delle poche poesie che mi sia mai riuscito di imparare a memoria) che il mondo, a dispetto della sua totale dolorosa imperfezione, che il mondo ha una bellissima anima.
Ora, io non sono sicura di avere ancora un'idea precisa su quello che sto studiando da tre anni a questa parte (consolante, vero?) e ho come la sensazione che non l'avrò mai. Però mi succede a volte di provare uno stupore inspiegabile per le cose, che siano cieli strabilianti la mattina presto o pipposissime teorie filosofiche su come (forse) dovrebbero (probabilmente) andare le cose(ammesso che esistano).
Ed è bello, innegabilmente, come la perfezione del mondo alle sette di mattina.
Non faccio che piangere adesso.
Ho pianto tutta la strada quando sono uscito dal Wobby Hall di Seattle.
Ho pianto ascoltando Bach.
Ho pianto guardando i fiori felici nel mio cortile,
ho pianto alla tristezza degli alberi di mezza età.
La felicità esiste lo sento.
Ho pianto per la mia anima,
ho pianto per l'anima del mondo.
Il mondo ha una bellissima anima.
Dio appare per essere visto e per essere pianto.
Cuore traboccante di Paterson.
Allen Ginsberg
giovedì, novembre 29, 2007
Coniglietti e anatre
Giulio fa capolino da dietro lo schermo del computer per qualche coccola extra e qualche tentativo di sgraffignarmi le dita mentre pigio sulla tastiera.
Abbiamo appena finito di guardare insieme lo spot dei coniglietti colorati che mi piace tantissimo
http://www.youtube.com/watch?v=yj0-bCWZOfo e consultato qualche sito di ricette di biscotti per natale.
Oh certo, avrei da studiare.
Miliardi di pagine di argomenti più svariati, da Freud a Tommaso d'Aquino, da Duhem a Leopardi e invece stasera cazzeggio impunemente, senza il minimo senso di colpa, lontano da tutte quelle cose che mi farebbero venire probabilmente maldipancia.
Anzi sto organizzando la mia minifuga dalla realtà che consiste nell'interrompere la programmazione di ogni singolo istante della mia vita nel dettaglio, altrimenti finisce che divido il mio esistere in unità di tempo come hugh grant in about a boy.
E hugh grant non era felice. Aveva bisogno di vedere un bambino che tirava una pagnotta in testa a un'anatra per sentirsi meglio.
Io ho visto i coniglietti. Ho visto la pancia bianca e rossa del mio gatto che dormiva sdraiato sul divano. Ho visto il cielo a milano per la prima volta dopo settimane. Ho ricominciato a leggere e a leggere i pensieri della gente quando sono in treno. Ho ascoltato due ragazzi rom vestiti di stracci suonare il violino da far venire i brividi. Ho lasciato la mia lattina di minute maid ace a una signora che mi chiedeva una moneta che non avevo. Mi sono ricordata l'id di flickr.
A volte capita di dimenticare password, nomi di accesso e buona parte di se stessi.
E io oggi festeggio perchè mi sembra di averli ritrovati tutti e tre.
giovedì, novembre 22, 2007
Ossi di seppia
Al ritorno in treno, stipata come un tacchino nei miei 30cm cubi di spazio, ascolto un bambino uruguayano che spiega alla mamma nel suo italiano dolcissimo che cos'è una seppia.
-E' un parente dei pesci, vive sotto la sabbia- e poi le racconta l'alfabeto fino alla "r" che lui pronuncia "ru" e -tutti i miei compagni mamma dicono rrrrrrrrrrrrrrrrr come le tigri!-
Dopo un paio di minuti improvvisa un mantello da supereroe con una copia di City e gioca tranquillo finchè è ora di scendere.
Tutt'intorno a lui le persone guardano distratte le impronte delle mani sui finestrini o si infilano gli auricolati perdendosi in conversazioni senza fine sul tempo e sui treni che sono sporchi e su quel collega di lavoro insopportabile e cercano, in generale, di sentirsi meno sole.
Dal canto mio sto leggendo sul giornale che le mie prospettive di lavoro sono rimandate a un nebuloso 2012, forse a quel momento là ci saranno anche le astronavi e le colonie su orione e la gente piangerà meno lacrime nella pioggia.
La condomina che in ascensore mi vede trafficare con i libri nella borsa domanda con aria stupita
-Ma vai ancora a scuola?-
e a me viene da risponderle che sì, faccio ancora la 2a elementare, non riesco a imparare la per e la diviso.
Tempi splendidi quelli della seconda elementare.
A quest'ora si preparavano i lavoretti di Natale, altro che esami, precariato e belle balle.