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domenica, ottobre 19, 2008

Autumn took my life

Ad un certo punto dell'autunno.

Quasi alla fine di ottobre, ad esempio.
Un sentiero ricoperto di foglie secche e castagne, da affondarci i piedi.
Le frittelle alle mele, gonfie, con lo zucchero a velo sopra. 
La gente cammina, passa, va. 
Nessuno urla ed è meraviglioso. 
Il sole è arancione come il the quando ci spremi il limone al punto giusto.
Vorrei avere una casa con un pontile o con una veranda, in alternativa.
Sedermi lì sul far della sera, guardare le cose che aspettano il buio, ascoltare il rumore di tante piccolissime voci che si fanno sempre più sottili.


mercoledì, giugno 25, 2008

Time after time

Dieci anni fa iniziavo l'estate in un modo diverso.

Avevo quindici anni, dieci anni fa. 
Avevo i capelli corti, amici diversi, labirinti davanti a me che non potevo immaginare.
Dieci anni fa non avevo ancora messo un paio di scarpe col tacco, non ero andata a un colloquio di lavoro, non avevo compilato un curriculum, avevo solo una vaga idea di cosa volesse dire rimmel.
Giocavo a pallavolo. Scrivevo quaderni pieni di confusioni adolescenziali. 
Mi trovavo carina e non bella, mi trovavo divertente senza sapere chi fossi davvero.
Sono passati dieci anni e un po' di giorni. 
Oggi in viaggio-avventura con l'amico che forse avrei voluto incontrare dieci anni fa sono andata a un colloquio forse importante, forse solo un'altra storia da raccontare. 
E mi sono divertita, mi sono sentita adulta senza sentirmi i pesi agganciati alle caviglie. 
Ho mangiato una valanga di sushi nella milano afosa e stranamente colorata, stranamente piena di alberi. 
Ho camminato ascoltando i ricordi di un pezzo di vita che è passata di lì, ho ripensato alla mia stanzetta francese con le montagne da una parte e dall'altra. 
A quando vent'anni fa Milano nella mia mente era soltanto Burger King e l'Ikea.
A quando il mondo era una continua magia. 
Crescendo sembra che sfugga da tutte le parti, come in una clessidra bucata. 
E invece c'è e rimane, nelle cose belle, nelle amicizie, negli amori, nelle pagine che si sfogliano una dopo l'altra.
Per chi parte buona estate, e per chi come me, per studio-lavoro-altro resta...
buona estate ugualmente.

domenica, maggio 18, 2008

Il clafoutis come volontà e rappresentazione

Domenica pomeriggio uggiosa.

Finisco il secondo libro dell'infinita opera di Schoppy. 
Ci ritrovo gli icneumoni, li avevo già studiati in Darwin, sapete, sono insetti schifosissimi che depongono le loro larve dentro altre larve così le loro si mangiano le altrui dall'interno. 
Schoppy poverino è fissato con l'idea che l'essenza del mondo è la sfiga (si va bene lui parla del dolore, della noluntas, ma io qui non voglio mica fare pillole di sapienza) e che la natura ce lo dimostra. 
Prendi le formiche giganti dice, quelle che se le tagli a metà una parte lotta con l'altra e poi se la magna. Il tragico ci dice come stanno le cose e le cose non vanno troppo bene per noi. Però questo è l'unico modo di vivere. Quello di costruirsi illusioni, quello di fare finta che ci siano relazioni, corrispondenze, felicità.
Schoppy era uno di quelli con la scimmia 365 giorni l'anno. I suoi corsi universitari se li filavano in pochi. Frequentava i bordelli, insultava i colleghi. 
Non era affatto contento delle sue scoperte filosofiche. Forse avrebbe preferito scoprire che l'essenza del mondo era un pandistelle o una girella. Mica il dolore, porcalamiseria.
Qui subentro io che sono una persona che legge troppo, e quando legge ha strane reazioni di immedesimazione, di fastidio, di improvvisa volontà di.
Sono due settimane che leggo un po' di Schoppy tutti i giorni e improvvisamente ho sentito il bisogno fisico di un anti-shoppy, un antidoto, qualcosa che mi tenesse la mente lontana dal principio di ragion sufficiente, dagli animali che si mangiano tra di loro, dalla vita che è illusione e non prendiamoci per il culo.
Così sono andata in cucina e ho deciso di fare il clafoutis; ma poiché l'ho fatto con le fragole si dovrebbe chiamare flognarde.
Termine che alla sottoscritta rimanda un'immagine di fogne maleodoranti e allora è stato ribattezzato "Il clafoutis come volontà (di farlo e magnarmelo) e rappresentazione (gradevole e con lo zucchero a velo)".
Ho preso le fragole, le ho tagliate appoggiandomi all'unico angolo della cucina che non fosse disseminato di compiti in classe degli alunni di mia madre e le ho mondate pensando a Schoppy, anzi dialogando nella mia mente con lui aggrappato a un paio dei miei neuroni.

-Ecco Schoppy, sono qui nel mio mondo di rappresentazione soggetta al principio di ragione che mondo le fragole di cui ho rappresentazione intuitiva. Tié -
-E non ti interesserebbe sapere il significato di tale rappresentazione?-
-No, però passami il sale e pesa 65 grammi di zucchero a velo-
-Tieni. Spero tu sia consapevole che i tuoi denti, il tuo esofago e il tuo intestino non sono che la tua fame oggettivata-
- Quasi quasi non te ne faccio assaggiare neanche un cucchiaino. Devi sempre parlare di robe schifose, sembri quel mio compagno delle elementari che a mensa mi faceva leggere i fumetti di Dylan Dog coi tizi che si mangiavano i topi. Bleah-

Alla fine sono riuscita a zittirlo. 
Il clafoutis è uscito tutto profumato, sembrava fosse esplosa una fruttella gigante alla fragola in cucina. Io sinceramente ci avrei messo molto ma molto zucchero in più ma forse è solo perché la mia mezza mela è lontana e sono in carenza di affetto.
Fuori è spuntato il sole, una luce da primo giorno della Creazione con le montagne scure e il cielo azzurrissimo. Mi è suonato il cellulare e gli amici mi reclamavano per la visione di un filmaccio al cinema stasera. La domenica è passata, domani è lunedì, la mezza mela torna dalla Svezia e non devo andare all'università perché sono finite le lezioni.
Quindi sì l'essenza della vita sarà anche tragica ma capita che, a volte, fortuitamente, non sia niente male.





mercoledì, maggio 07, 2008

*Movie ending romance

Al ritorno in treno il cielo sembra un quadro di Magritte.

Sprofondata nel gelido sedile del regionale ascolto i miei pensieri succedersi lenti uno dopo l'altro, come in dissolvenza. Mi bombardo di musica che, altrimenti, il rischio è quello di svegliarsi a Torino. 
C'è nel cielo prima dell'estate qualcosa che ha a che fare con tutte le estati della nostra vita. Quante volte tornando a casa la sera, sentendo le rondini fischiare e il rumore di stoviglie dalle finestre aperte abbiamo capito che era quasi estate.
C'è stata l'estate dei sorrisi riflessi nei finestrini delle macchine e l'estate lontana. L'estate dei bambini vocianti e l'estate del dolore sottopelle.
Dell'impressione di avere vissuto tante vite ho già scritto più qui che altrove.
Ancora ascolto canzoni di qualcuna di quelle estati e sento risvegliarsi in me sensazioni che il tempo ha profumato in modo diverso.
Il cielo prima dell'estate parla sempre di promesse e di sogni, a dispetto di tutto il resto.
Domani è il mondo che verrà e per sapere se sarà migliore o meno non è altro da fare che non abbandonarsi alla corrente.
A Magenta la testa si abbatte sul sedile e non sento più nulla. Mi sveglio appena in tempo per scendere a Vercelli. Le foglie brillano, le ragazzine che non sono più io passeggiano con un gelato in mano.

*And look at me now. 
These lines on my face betray me, 
They're deeper lately. 
Take a look at these bags under my eyes.

Maths and Physics Club

sabato, maggio 03, 2008

Zzz Zzz (rumore di lasers)

Ho sparato coi lasers!! (finti)

I fucili lasers, a 25 anni ho sparato con fucili lasers e mi sono divertita come la più bambina delle bambine. 
Bello questo ponte, ho sparato coi fucili lasers e ho mangiato tanto poisson grigliato e sorseggiato vinello bianco con le mie amiche discutendo di quanto le grigliate siano piacevoli dal momento che le donne possono fare nulla. 
Sole, amici e bischerate, Milano con il percorso automatizzato treno-metro-uni-metro-treno, che sembra un livello di supermario però meno divertente, Milano è lontanissima, chissà se ancora c'è. (lo scopriremo lunedì, lasciamo perdere).
La riflessologia plantare dice che i miei dolori podali corrispondono alla zona del fegato, la zona dove soffre chi è incazzato col mondo.
La riflessologia plantare non dice esattamente così ma i fatti sono questi, una parte di me si ribellerà sempre come una serpe al sistema e la combatterà con le scintillanti armi della musica, con il ritmo della tastiera del computer, con fiumi battutine sarcastiche.
E' arrivato il summer wasting (o "la"?). E sebbene io debbaleggere il Federico Nietzsche entro lunedì prossimo e anche il caro Kierkegaard sono sicura che entrambi mi darebbero il permesso di godermi un po' di maggio frizzantino.
Va bene l'apollineo ma ogni tanto darci giù di dionisiaco fa mica male.

venerdì, aprile 25, 2008

*another sunny day


Ah, una giornata di sol.
Bella roba davvero, non pensare a niente che non sia più complicato della giusta sistemazione di due file di spiedini una sull'altra. 
Nella vita si semina e anche se per anni non si raccoglie niente poi ti ritrovi un pomeriggio di aprile con persone belle, vere nel "vero" senso della parola, con cui puoi ridere di tutto pur sapendo che sarebbero perfette per un discorso serio, con cui un abbraccio, un sorriso vuol dire più di quello che tante parole a volte non riescono.
E' vero ho un esame lunedì, per la prima volta credo in vita mia ho preso la cosa veramente sottogamba. Però non era mai successo che a tre giorni da una cosa stressante come un esame avessi le lentiggini, una scottatura marcata e un buon sapore di braciola spalmato sulle mani.
Si avvicina l'estate.
Sono tranquilla, ho i piedi incollati alla mia zattera, guardo l'orizzonte.

Another sunny day, I met you up in the garden
You were digging plants, I dug you, beg your pardon
I took a photograph of you in the herbaceous border
It broke the heart of men and flowers and girls and trees
Belle&Sebastian -Another sunny day-

mercoledì, aprile 16, 2008

Finchè ci saranno risate

Oggi per un attimo è stato come essere sulla scena di un film. Un bel film di quelli che scaldano il cuore, con dialoghi intelligenti, la giusta dose di ironia, la giusta dose di malinconia e il tempo che scorre in sottofondo come un frusciare di seta. 

C'era questa terrazza tutta bianca e persone conosciute e non, che parlavano tra loro, tranquillamente della loro vita, delle loro storie con semplicità assoluta; ogni tanto scoppiava una risata, seguiva un brindisi e il resto, quel resto che alcuni giorni preme sulle palpebre e sulla bocca con forza, sembrava sfumarsi, entrare in un secondo lontanissimo piano. 
Io ero sveglia dalle sei e mezza e avevo trascorso l'intera giornata su un paio di scarpe col mezzo tacco che dovrebbero servire a curarmi una fascite ma che non fanno parte della mia persona. Così le ho tolte e giravo scalza con il bicchiere in mano e nonostante tutta la giornata sulle spalle un'energia bella, nuova, che non sospettavo di poter avere.
Mi succede sempre in momenti così. 
Mi guardo intorno e fermo brevissimamente un'istantanea da poter conservare nel cuore. 
Per ricordare che ci sono persone belle ancora, e discorsi coraggiosi ancora e tanta poesia nascosta ovunque.