venerdì, febbraio 29, 2008

Folle fantasia della mente

La metropolitana si trasforma in un pontile di legno un po' alla dawson's creek, con tanto di ninfee, paperette e sole primaverile.
No, non ho fumato niente, solo chiuso gli occhi qualche secondo con la testa piena di musica per cancellare la stanchezza che già di prima mattina mi martella la testa mentre vado a lezione attraversando un traffico di persone incredibilmente serie e incredibilmente rinchiuse nel proprio micromondo, chi sprofondato nella lettura dei vari metrocityleggo, chi impegnato a esibirsi in una performance musicale alla ricerca di qualche spicciolo, chi con lo sguardo perso nel vuoto, chi a leggere ken follett e chi come me con le sue brave cuffiette in esposizione a significare che probabilmente in quel momento è sintonizzato a una frequenza in cui il mondo è una folle fantasia della mente.
Il mondo folle fantasia della mente non è niente male.
Oltre al pontile uno può immaginarsi un pic-nic sull'erba, di essere iscritto a medicina, di stare andando a ricevere un oscar e di non essersi svegliato alle cinque e mezzo del mattino.
In effetti alle cinque e mezza del mattino il mondo reale sembra una folle fantasia della mente senza bisogno di una colonna sonora musicale o di tenere gli occhi chiusi: gli oggetti galleggiano e non si ha chiara percezione nè del proprio corpo nè di ciò che si sta facendo.
L'automatismo è un meccanismo affascinante, i gesti sono precisi ma del tutto incoscienti.
E poi il cielo è lilla, le persone grigie o bianche, i treni ventosi e gli alberi trattenuti.
Il pontile invece è tranquillo.
Ci resto per qualche secondo, lancio un sasso nell'acqua e aspetto che i suoi cerchi concentrici si dissolvano lentamente lasciando la superficie intatta.
Poi apro gli occhi e mi alzo.
Appena in tempo per non perdere la fermata.

sabato, febbraio 23, 2008



Premetto di non essere una grossa esperta in materia di film.
E me ne pento.
Però questo film mi chiamava e ho strarotto le palle alla mia dolce metà per farmici accompagnare.
In sala eravamo sei persone.
Sei.
Quando sono andata a vedere Cloverfield (sì va bene, sono andata a vedere anche quello con il mostro che fa tanta paiura, mica sono una filosofa solo truffaut e vestiti neri :-P) la sala era piena.
Queste sono cose del mondo che non capisco.
Perchè "Le scaphandre et le papillon" è un film meraviglioso, con una delicatezza incredibile, attori bravissimi, nessuna sbavatura, una colonna sonora pazzesca e che ti lascia dentro come un sospiro, un soffio su un mare di candeline accese.
Quindi se siete fondamentalmente pigri fate lo sforzo di alzare le chiappe e andare a vederlo.





Gli ultimi giorni di deliziosa febbre mi hanno invece regalato il tempo necessario per finire di leggere "Bambini nel tempo" di Ian McEvan.
E' un libro che volevo leggere da mesi, non ricordo nemmeno perchè, poi qualche giorno dopo l'esame di storia me lo sono ritrovato davanti in libreria ed è scattato l'acquisto.
Premetto che è un libro difficile, complicato e logorante. Però ci sono passaggi come questo qui:

«Stephen, ascolta, Stephen, prova, a metà dell'estate, a parlare di Natale a un ragazzino di dieci anni. Tanto varrebbe parlare a un adolescente dei suoi progetti pensionistici. Per i bambini, l'infanzia è senza tempo. È un presente continuo. Tutto quanto si coniuga al presente. Certo, hanno ricordi anche loro. Certo, anche per loro il tempo si muove un poco intorno a un Natale che viene sempre alla fine. Ma non ne hanno la "percezione". Percepiscono quello che è l'oggi soltanto, e quando dicono "da grande"... lo fanno sempre con una certa dose di incredulità. Come potrebbero mai essere altro da quello che sono? ...»
e descrizioni incredibili.
Quindi va letto. Magari con calma. Magari mettendoci molto tempo. Però promettere di aggiungerlo alla lista di libri che leggerete in un futuro anche remoto o che porterete con voi su un'isola deserta in caso di un naufragio alla lost.

Ma tutto questo perchè?
Perchè lunedì ricomincio l'uni e non avrò più tempo per cazzeggiare con tutti questi oggetti letterari o di vedere film appassionanti e ho bisogno che qualcuno lo faccia al posto mio.
E magari poi li racconti.





mercoledì, febbraio 20, 2008

ammorbata

Prima o poi aggiornerò.
Al momento sono troppo impegnata a spendere i miei ultimi giorni di vacanza contraendo tutte le forme possibili di influenza in circolazione.
A presto.

lunedì, febbraio 11, 2008

*anyone else




Oggi sono rimasta a casa per un lungo ripasso per l'esame di storia infinita, quello dal 1848 a oggi, come si trattasse di mandare a memoria quattro serie di beautiful.
A dir la verità sono uscita, giusto dieci minuti, sul balcone a mettere l'acqua al vaso di erba gatta.
Freddo è freddo.
Dire che si sente la primavera nell'aria sarebbe una grossissima bugia.
Eppure qualcosa c'è, l'ho sentito attraverso la stoffa del pigiama.
Il cielo sereno magari.
Il pensiero che gli anni passano e non è poi così male accumulare momenti.
Sembra ieri che scrivevo quaderni su quaderni nella cieca convinzione che sarei diventata un allen ginsberg al femminile e mi perdevo nell'ascolto continuativo di canzoni che mi aiutassero a catturare quel momento particolare.

Certe volte ha funzionato.
Certe volte ascolto qualcosa e non solo mi ricordo come stavo, com'ero vestita, se faceva caldo o freddo.
Ricordo anche con precisione chi ero allora.
Ricordo che cercavo sempre un pennarello che scrivesse fino alla fine tutto quello che sentivo di dover dire senza scaricarsi.
Oggi sento ancora di dover dire qualcosa?
Credo di sì, qualcosa c'è ancora.
Anche se non urla più, anche se a volte è solo un sussurro leggero come un battito d'ali che mi attraversa la mente. Però sento di doverlo condividere con la me stessa che verrà.
C'è una canzone quindi infine.
Che mi ricorderà chi sono stata in questo periodo, cosa mi tamburellava le pareti del cervello e cosa sognavo per me e per il resto del mondo.
La condivido con chiunque di voi abbia un paio di minuti da buttare via.
Io la trovo bellissima.



martedì, febbraio 05, 2008

cose che capitano

Dovevo scrivere qui da almeno due settimane.
Da quando una giapponese mi ha chiesto se poteva fotografarmi la borsa alla stazione.
Perchè momenti fashion di questo genere non capitano tutti i giorni.
E soprattutto come disse lui -queste cose capitano solo a te-.
Riflettiamo sul fatto che potrebbe essere il titolo del prossimo libro di moccia.
Riflettiamo sul fatto che Moccia in Italia sia uno scrittore.
Magari scuotiamo leggermente il capo e guardiamo con malinconia ad un qualunque classico nella nostra libreria.
Chiediamogli scusa.
Quindi ragioniamo sull'interessante coincidenza di eventi che mi porta, ad esempio, ad avere un'influenza bastarda, di quelle che ti fanno venire gli occhi a palla e la testa come un pallone e ti costringono ad un ripasso disperato per l'esame di storia indossando un paio di occhiali da sole come ray charles.
Riflettiamo sul fatto che non basta che io studi filosofia.
Bisogna anche aggiungere una spolverata di sfiga leggera leggera per dare quel tocco in più.
Soffermiamoci sul fatto che berlusconi è di nuovo tra noi.
Sulla sensazione che non se ne sia mai andato, che accompagnandolo gentilmente alla porta ce lo siamo ritrovato di nuovo seduto in salotto a misurarsi le orecchie col righello.
Riflettiamo sul servizio di studio aperto sulla ballerina brasiliana che al carnevale di rio ballava tutta ignuda. Soffermiamoci sul suo popò luccicante e sullo sguardo finto ammiccante dell'annunciatrice a cui tocca annunciare nel telegiornale della sera di quel culo lì.
Riflettiamo sull'indignazione di Ferrara.
Riflettiamo sulla mia indignazione nei confronti dei suoi denti.
Anche se mio padre è dentista non è che io abbia una fissa per i denti.
Però quei denti lì fanno schifo. Sono gialli, sono marci, non puoi farti fare dei primi piani con quei denti- Soldi ne avrà no? E perchè non si fa fare una bella pulizia degli incisivi? Meditiamo.
E infine aiutatemi in questo pensiero complesso che mi toglie il sonno e mi impedisce di sognare la mia vita svedese con bionde trecce morbide e quattro chili in meno spalmati su lunghe gambe da renna.
Alleprossime elezioni sono indecisa se votare per carlo conti, jerry scotti o amadeus.
Chiedo l'aiuto del pubblico.

E mi scuso.
Ho preso gli antibiotici.