mercoledì, gennaio 31, 2007

*After Hours

Certe malinconie vengono a galla sono quando sei stanco.
O ubriaco.
O quando la mattina sonnecchi nel tuo interregionale avvolto dalla nebbia e poi cammini stringendo le dita nei guanti per non sentire freddo.
C'è qualcosa di giusto nel tuo essere lì in quel momento.
Quella sensazione di pulito, di coscienza pulita che senti galleggiare nello stomaco ogni volta che ti impegni in qualcosa di nuovo.
C'è qualcosa di giusto nella tua voce di (quasi)adulta che spiega la differenza tra "un altro" e "un'altro" e per un attimo fa finta di crederci davvero alla faccenda che un apostrofo può cambiare il mondo, che un po' di italiano, storia e geografia salveranno questi giovani bimbi da un destino insipido.
Qualcosa di giusto nel saltare il pranzo per correggere i compiti ed elargire più, meno e consigli di correzione.
E poi, in fondo, dietro una tenda e poi l'altra, qualcosa di sbagliato punta le unghie e graffia un pochino le pareti dei ventricoli. Non si capisce cosa sia, forse una lacrima che vorrebbe scendere e si trattiene per dignità.
Forse è solo accorgersi che il tempo di un certo modo incantato di sperare nel mondo si è quasi consumato. La candela è alla fine, gli invitati sono già andati da un pezzo.
Ed è così, in quel buio giusto e sbagliato al tempo stesso che soffiare ed esprimere forte il proprio desiderio sembra l'unica cosa, giusta e sbagliata, da fare.

If you close the door, the night could last forever
Keep the sunshine out and say hello to never
All the people are dancing and they're havin such fun
I wish it could happen to me
But if you close the door, I'd never have to see the day again.

venerdì, gennaio 26, 2007

Miss supplì

Nel mentre sono diventata una prof.
Dopo la laurea avevo deciso di non fare la specialistica perchè avrebbe avuto senso solo nel caso in cui fossi voluta diventare una prof. Non mi ci vedevo.
Quindi ho fatto cose, ho visto gente.
La mia vita ultimamente era parecchie ore passate in pigiama a cucinare.
Sembravo la protagonista di un romanzo di banana yoshimoto.
La realtà per me era diventata una questione di gradi di cottura e farina doppio zero.
Mi ero quasi convinta che un giorno avrei aperto una zupperia. Mi immaginavo grassa e felice con bambini grassi e felici che succhiavano le loro zuppe facendo rumori disgustosi. Mi ero concentrata sulla carta da parati della mia zupperia dei sogni. Un po' anni settanta. Con un frigorifero di quelli colorati e le ciotole in tinta.
Avevo guardato con preoccupazione il calendario appurando che gennaio era pressoché trascorso e nessuna delle cortesi agenzie interinali in cui mi ero recata mi aveva fornito una cortese risposta.
Da lunedì sarò una prof delle medie. Anzi una suppl.
Tutto ciò è capitato in modo improvviso, mentre compravo degli gnocchi alla romana in rosticceria. Quelle chiamate che ti cambiano la vita.
Credevo fossero di nuovo quelli della vodafone.
Per entrare a scuola bisogna suonare il campanello.
Io avrò due classi. Una prima, di cui mi sono stati taciuti gli elementi, e una seconda che pare di 27 bambini di cui alcuni molto agitati. Devo fare italiano-storia-geografia. Tutto ciò che ricordo della mia istruzione delle medie sono la taiga e la tundra. Mi avevano affascinato soprattutto per la musicalità dei nomi. Ah, c'era anche la torba, il mio argomento a scelta preferito di educazione tecnica. Taiga, tundra e torba.
Quando ho iniziato a fare animazione facevo terza superiore.
L'impressione che essendo l'ultima arrivata mi avrebbero rifilato un bidone si era fatta forte quando entrata nella stanza in cui avrei trovato i miei "ragazzi" costoro erano intenti a lanciarsi banchi. Proprio di peso, e non sempre gli riusciva di prenderli al volo.
Era stato come catapultarsi sul set di apocalypto. Dopo un paio di mesi di domande oscene, flatulenze, meteorismi, urla da giungla, palpeggiamenti, insulti, turpiloqui, erano diventati docili agnellini che per andare in bagno mi chiedevano il permesso per recarsi alla toilette. Tutto ciò era capitato in modo improvviso mentre stavo pensando di non essere portata per la gestione degli adolescenti. Oggi quei ragazzi lì hanno quasi diciotto anni.
Anche R. quello che al primo incontro alzando la mano mi aveva candidamente chiesto "Mi fai una pompa?".
Io lo ringrazio R. perchè da quel giorno non temo più le reazioni delle persone.
Che facciano seconda media, le superiori e l'università.
Se gli ho insegnato qualcosa lui di certo mi ha insegnato una fulminea capacità di adattarmi alle situazioni.
Così da lunedì divento una suppl.

venerdì, gennaio 19, 2007

*Do You Think There Is A Heaven?

Vivo nell'attesa spasmodica di questo film.
Era uscito in Francia quando ancora stavo dalla loro parte.
E' passato un mucchio di tempo.
Dalla Francia, dall'ultima volta con Michel Gondry e la sua eternal sunshine of the spotless mind, da molte altre cose.
Certe volte mi piacerebbe averlo un bel cavallo di pezza come questo di sopra, cui salire in groppa per una passeggiata tra-sognata nel passato.
Senza essere vista, senza dare fastidio a nessuno, solo per ripercorrere luoghi e sensazioni ed essere sicura di ricordare.
Ricordare per me è fondamentale. Come sognare del resto.
Questo nuovo anno sembra aver tirato fuori da me cose novità inaudite o che sembrano tali.
Eppure il cavallo servirebbe proprio a questo: capire da dove arrivo per capire dove devo dirigere i miei passi.

lunedì, gennaio 15, 2007

Oggi cucino io

In questi primi giorni del 2007, nonostante l'oroscopo narrasse meraviglie per la sottoscritta ancora non è capitato niente di sfolgorante. Il biglietto della lotteria non era quello vincente, ho comprato invano tre grattaevinci senza nulla vincere e stavo pensando di buttarmi sul lotto e le corse ai cavalli. Fortuna volle che però mi sia beccata una simpaticissima influenza, dapprima sottoforma di raffreddore ammorbante e poi di febbre sballoide.
Il peggio sembrerebbe passato ma a titolo precauzionale mi sono rinchiusa in casa a smaltire gli ultimi strascichi del morbo; poichè però appartengo alla categoria di persone che l'appetito non lo perde quasi mai per combattere la noia mi sono data ai fornelli e oggi ho scodellato una pasta niente male che ho deciso di postare qui sul blog per dare un cenno della mia presenza.

Pasta con zucchine, pomodorini e curry.

A me il curry piace decisamente tanto, così come tutte le spezie in generale.
Detto questo l’idea di base era utilizzare lo zafferano (che invece non amo per niente) per “colorare” le zucchine ma quando con grande gioia ho scoperto di non averne in casa il curry mi ha sorriso dicendo “Usami”.
Il seguente piatto era stato catturato in un'immagine che però l'infido computer ha deciso di non aprire. Pertanto lavorate di immaginazione.

Ingredienti:
Una zucchina (se sono piccole anche due)
Uno scalogno
Un cucchiaino di curry
Due cucchiaini di panna
5/6 pomodori grappolo
Sale q.b.
Pepe q.b.
Panna da cucina (forse)

Come si fa:
Lavate la zucchina e tagliatela in verticale per formare delle striscioline il più possibile sottili. Sarebbe meglio un coltello affilato ma fare attenzione alle dita (io ho tentato di tranciarmi l’anulare sinistro, tipo lezioni di piano tanto per intenderci). Lavate pure i pomodori, tagliateli a tocchetti consistenti (altrimenti diventano poltiglia) cospargeteli con un pizzico di sale e metteteli a perdere acqua (io molto barbaramente utilizzo lo scolapasta, sempre per la tecnica del meno si sporca e più mia madre sarà di buonumore).
Poi soffriggete lo scalogno con un cucchiaio e mezzo d’olio extravergine d’oliva e gettate le striscioline di zucchine e i simpatici pomodorini.
Le zucchine perderanno un po’ d’acqua così come è nell’ordine delle cose.
Quando ciò accadrà non fatevi prendere dal panico e avanti col cucchiaino di curry!, in modo da creare una sostanziosa “pucia” così come si dice da queste parti. Se di acqua vi pare ce ne sia troppo poca, aggiungere quella di cottura della pasta. Perché nel frattempo avrete messo a bollire 180 grammi di fettuccine all’uovo.
*La panna è un optional. Io la uso per addensare un po’ il sughetto ma per coloro che non la apprezzano particolarmente, anche un cucchiaino di farina è gradito.
Detto questo scolate la pasta con un minuto di anticipo, fatela saltare in padella e servite con abbondante parmigiano/pecorino/quello che vi pare.
Bon apetit.

sabato, gennaio 06, 2007

La verità è che con l’anno nuovo mi sono rimessa in testa di finire un libro, oh sì proprio un libro, iniziato un paio d’anni fa, le circostanze precise non le ricordo, era il 2005 e stavo per laurearmi in filosofia teoretica e avevo ancora intenzione di fare una tesina su magritte e ceci n’est pas une pipe e poi, per circostanze che invece ricordo molto bene, ho finito per scrivere qualcosa su donare il tempo di derrida di cui a tutt’oggi non trovo il senso (e sospetto fortemente ne abbia mai avuto uno).
A giorni mi hanno chiesto di preparare un intervento di dieci minuti per un incontro tra studenti a tema Giacomo D. per l’appunto.
Derrida è bello perché dice qualunque cosa, quindi nessuno può seriamente contraddire il tuo punto di vista in merito. Forse me la caverò.
Ho iniziato a leggere Memorie di un cieco al contrario, cioè a partire dalle considerazioni finali del curatore. La storia della triplice cecità della nostra epoca nei confronti di passato, presente e futuro sembrava essere interessante. Ma dubito riuscirò a partorire qualche pensiero intelligente in merito, ho il cervello per l’80% ingombro di cibo festivo e per il 20% impegnato nella lettura spasmodico-compulsiva di Underworld. Le pagine si assottigliano e io so, assolutamente, quanto mi mancheranno Klara Sachs/Sax, Matty Shay, Lenny Bruce, il pazzo visionario che legge complotti governativi sulle banconote da un dollaro, Edgar che spia Clyde da specchi apparentemente abbandonati in apparenti punti strategici e tutti gli altri centinaia di personaggi che compaiono nel corso di questo lungo e appassionante mattone americano. Avevo pensato di iniziare Infinite Jest nell'immediato seguito, ma credo mi ci vorrà una pausa, credo dovrò leggere qualcosa che non abbia più di duecento pagine e che parli d’amore, poesia, tinte pastello e speranze primaverili.
Stasera è un’altra sera.
In cui avrei potuto collegare la maledetta memoria esterna e recuperare quei cinque, forse dieci capitoli già scritti e gli altri appunti e le considerazioni sul perché sarebbe meglio lasciar perdere tutto e lasciare che prima o poi un’ineluttabile formattazione cancelli la questione narrativa.
In questione.
Come fossi brava sul serio.
Come se bastasse riempire una moleskine ogni tanto di versi e pensieri altri per dirsi scrittrice. Ma il punto vero è che io il libro mica lo voglio scrivere per diventare qualcuno.
E’ qualcosa che devo fare e basta, è una specie di cassetto che, mannaggia a me, ho lasciato aperto, e devo chiuderlo ora perché poi metti mai trovi un lavoro, un’occupazione, qualcosa e mi dimentichi questo pezzo per strada.

giovedì, gennaio 04, 2007

*The Light Before We Land

Il nuovo anno è iniziato.
Molte cose sono al loro posto preciso, straordinariamente in ordine, lucide e belle.
Ho perfino comprato un biglietto della lotteria. Che non vincerò, of course, ma significa che ho ricominciato a credere nella fortuna, cosa fondamentale per me, sempre.
Credere nella fortuna vuol dire scuotermi un po' di responsabilità dalle spalle, assumere l'atteggiamento dell' -ok, fin qui dipende da me e dopo vada come deve andare-.
Fosse sempre così, con le cose al loro posto preciso, lucide, belle.
Sto cercando sempre lavoro. Sto cercando una strada e mi piace che l'anno sia nuovo, è come stare di fronte a un sentiero lungo e impegnativo e avere una borraccia piena di acqua fresca.
Certo, tra meno di un mese starò già scrivendo di nuovi precarismi, intimismi lirici, pippementalipadane.
Ma adesso, in questo momento qui, sto bene.
Fa paura persino scriverlo.