venerdì, settembre 29, 2006

*The White Trash Period Of My Life




Ovvero quando non ci sono parole provo a usare la musica per dirlo.
Un leggero paesaggio autunnale sbirciato di sbieco dal finestrino mentre torno a casa su autostrade grigio pastello e schiaccio il piede sull'acceleratore perchè ho voglia di cose semplici, una doccia, l'asciugamano legato in testa e qualche voce amica.
Sono qui che lavoro da maggio e ancora non sono riuscita a mettere da parte niente, qualche soldo, qualche chance, qualche prospettiva in più.
A sentirmi dire tutto il giorno che ho una bella testa e a sentirmela sempre più pesante sulle spalle. E mantenere il buonumore con tutte le forze rimaste e lunghe, lunghissime passeggiate nella notte di Seattle con i suoi viali appena sfumati di foglie e ancora i dehors dei bar e la gente seduta che beve e racconta.

sabato, settembre 23, 2006

autumn 06

Non è che sia sparita.
E' che sono stata travolta dall'autunno e da un lavoro nuovo che mi piace e mi avvicina ancora una volta alle parole.
Da analizzare, da soppesare, da correggere, da tradurre, a cui trovare il posto giusto.
Talmente tante parole che poi mi viene difficile scrivere nel modo cui mi sono abituata, quello della musica e della tastiera su cui ticchettare pensieri.
Cercare l'equilibrio in mezzo alla vertigine.

venerdì, settembre 15, 2006

Il Mese delle Rivelazioni



Piove, una pioggia fitta e dura che picchia forte sul parabrezza delle macchine. Le risaie sono gialle e il cielo è nero. Questo è uno di quei classici momenti in cui vorrei avere con me la mia macchina fotografica. Ma l'apparecchio è a casa sopra la scrivania perchè sono troppo pigra. Oppure no. In giro dalla mattina alla sera, dopo una splendida notte insonne a rigirarmi nel letto senza motivo, niente peperonata serale ammazza sogni, niente preoccupazioni. Oppure sì. Perchè settembre finisce, l'estate finisce e inizia ottobre e ottobre sarà il Mese delle Decisioni così come Maggio era stato il Mese delle Partenze e Gennaio il Mese della Depressione Post-Tesi. So che domani inviando la prima di una lunga serie di raccomandate per master e non master dovrò convincermi definitivamente che si ricomincia e che è ora di affrontare nuovi ordini di preoccupazioni e pensieri, ma soprattutto di trovarne il tempo dato che ottobre presenterà numerose Settimane di Lavoro e Impegno Psico-fisico. Sono talmente cotta che nemmeno il tempo fa più differenza. Dico che oggi era una di quelle giornate che in diverse condizioni non mi avrebbe fatto schiodare dal letto e dalla divisa pigiama fino a tarda ora. E invece stamattina, in piedi con il mio ombrellino a fiori sotto il Diluvio Universale cominciavo una nuova giornata con l'innocenza di un agnellino implume (che però all'occasione può sfoderare unghie da leone).

martedì, settembre 12, 2006

L'estate sta finendo e io sono tornata da un po'.
E sono ovunque, sono spalmata su trecento giorni e non riesco a capire dove inizio e dove andrò a finire. Talmente tante cose tutte insieme. non ho avuto tempo di immalinconirmi come davo per scontato che fosse. Ogni tanto penso di avere messo me stessa dentro una valigia che non ho più aperto, dimenticata su un treno, in una stanza da cui ora si affaccerà qualcuno che non sono io al balcone e magari non penserà che i profili delle case a punta al tramonto sono un paesaggio buffo e fantastico. Ma lo dico senza nostalgia davvero, davvero come se quella parte di me rimasta in valigia fosse stata un taglio netto di quelli ordinati, come quando una tazza cade e si rompe a metà e unendo le parti della ceramica combaciano perfettamente.
Ricevo qualche e-mail e penso con affetto a tutte le persone francesi e non conosciute in quella città dal nome tanto musicale. E rispondo con calma, senza ansie angosce, se, ma, forse. Ora sono qui e mi godo settembre, the one I love. Perchè settembre è meraviglioso, lo amo, lo adoro, sarei dovuta nascere a settembre forse.
il momento in cui le cose sembrano spegnersi e poi si illuminano di colore, meravigliosamente intrise di parole e ricordi.



You know it really wont surprise me If you're a wreck by the age of fourteen The way you look The way you look is fine So often colour coordinated your sister she's an Eighties fan But that's alright Have I told you so is mine You say your life will be the death of you Tell me, do you wash your hair in honey dew? And long for all of them to fall in love with you But they never do Drinking vodka on the fly Your mother has a watchful eye So look out kid She's onto you this time Run away to a bed and breakfast Console yourself with the Reader's Digest Ringing the Yellow Pages all alone You say your life will be the death of you Tell me, do you wash your hair in honey dew? And long for all of them to fall in love with you But they never do No they never do I'm gonna tell you something good about yourself I'll say it now and I'll never say it about no one else I'm gonna tell you something good about yourself I'll say it now and I'll never say it about no one else About no one else

giovedì, settembre 07, 2006

*welcome home

Forse anche casa aveva voglia di riavermi qui.
La mia città dico, per intero.
Ritrovare persone, per intero, iniziare progetti. Almeno un paio in cui credo molto e spero. E da brava scaramantica non ne parlo, perchè la fortuna non ama essere incensata e se così accade scompare in un soffio. Non pensavo, no, non pensavo davvero di tornare ed essere contenta. Soddisfatta, stanca per una giornata iniziata alle otto del mattino e che si conclude ora, dopo aver visto tante persone e parlato con tutte per intero, dopo una lunga chiacchierata sul balcone con la luce di una candela alla citronella per scacciare le ultime zanzare dell'estate e i lampi di un temporale che si avvicina e allenta la morsa dell'afa.
Sono serena e non mi sembra vero. Di avere guadagnato in 4 mesi di lavorolavorolavoro e di enorme devastante sorprendente solitudine questa specie di baricentro immobile dentro di me.
Una voce saggia che mi segue in tutto quello che faccio.
C'è che forse il posto in cui nasci è qualcosa a cui sarai legato sempre anche se senti di non appartenerci, appunto, per intero.
C'è che qui ci sono tanti ricordi e a volte, ancora, cose da scrivere per il presente. E per il futuro.

martedì, settembre 05, 2006

*arrangements of shapes and space



Sono solo stanca, avrei bisogno di una pausa forse.
C’è un mondo qui che mi gira intorno molto lentamente, e io mi sento come schizzata da una galassia lontana a osservarlo. Sono un satellite. Sto bene, sto male non saprei dire. Posso dire che sono tranquilla al di là dei miei stati d’animo, dev’essere la sindrome di quelli che tornano da qualcosa. Si sentono tranquilli, la vogliono prima di tutto questa tranquillità. Settembre è meraviglioso. Quella sensazione dell’estate sulla pelle che scivola via come una coperta, anche se un’estate vera e propria non c’è stata la sento ugualmente allontanarsi. E’ come la terra che scompare all’orizzonte, e di nuovo è solo mare, acqua, distese di acqua infinite tutt’intorno. Io sono ferma, in piedi sulla mia zattera di quattro legni e non trovo niente di meglio da fare che intrecciare le alghe e farmi trascinare dalla corrente per un po’ di tempo prima di ricominciare a remarci contro.
E’ tutto lento, l’ho detto prima. Il mondo come una fotografia immobile.
Voglio essere felice. Lo voglio contro il resto, contro la precarietà del lavoro, dell’esistenza, delle persone, del futuro.
Voglio essere felice più di ogni altra cosa, della ricchezza, del successo, della gloria, della fama. Lasciatemi essere felice. Non è successo niente di particolare. Come in quella poesia di Neruda. Sentire tutti i piccoli pezzi che compongono il mio cuore che brillano di felicità.
Vivere per quel momento.
E sono incazzata. Perché so quanto sia difficile e so quanto col tempo ciascuno si perda a suo modo nella ricerca di ricchezza, successo, gloria, fama e le scambi per la felicità. La felicità viene da dentro, è qualcosa che solo noi possiamo regalare a noi stessi.
Scusa se ogni tanto mi incazzo anche con te. Ma è la rabbia che esce da qualche parte, non la trattengo più. Perché mi sbatto, mi sbatto come un mulo per cercare, per trovare e per gli altri sembra sempre tutto così semplice…e per me no, un paio di scalini sono sempre montagne, altezze così reali per me che sono nata per raggiungerle ma non amo la mondanità. Ho visto tante cose e ho ancora ho paura ma conservo meraviglia del mondo.
Sarà colpa della sindrome di quelli che tornano da qualcosa. Poi passa, si arriva fino a dove non si credeva possibile e di nuovo ci si guarda alle spalle.

P.s. qui qualche prima foto del mio periodo francese: http://www.flickr.com/photos/mo_fran_cesca/