giovedì, luglio 28, 2005

*meet me in the morning

Scrivi qualcosa.
Qualcosa che non parli delle zanzare che ti hanno divorato le gambe in quindici punti diversi e che, con il passare dei minuti, si ingradiscono formando enormi isole di pelle arrossata che affiorano sui polpacci e sulle ginocchia.
Qualcosa che non sia una considerazione sul caldo afoso, su quanto sia inutile indossare le ciabatte quando si vive in una casa foderata interamente di moquette, sull'improvvisa necessità di ascoltare Bob Dylan a tutto spiano.
Niente accenni a Cortazar, ad altre letture, al desiderio smodato di immergere almeno la punta delle dita in qualche centimetro cubo d'acqua marina.
Anche sporca, anche inquinata, anche artificiale.
Scrivi che domani parti pour la France a recuperare la sorella che ha finito il suo mandato di animatrice e che ti manca da impazzire ma che tanto poi riparte subito per Roma e hai giusto il tempo forse forse di abbracciarla per poi doverla lasciare andare di nuovo.
Scrivi che lunedì scadrà ufficialmente la data entro la quale ti eri concessa libertà dagli angoscianti pensieri del dopo tesina. Dovrai iniziare a passare un mucchio di tempo davanti al computer a compilare cartelle e cartelle e cartelle piene di parole difficili e pensieri profondi, e hai già pensato che a inventare un po' non se ne accorgerà nessuno e allora probabilmente a metà tesi inserirai un paio di storielle divertenti o il testo di una canzone.
Scrivi che probabilmente sarà "...they say the darkest hour is right before the dawn..."
perchè ti piace, perchè parla di te in questo momento, riassume tutte quelle cose che non riesci proprio a esprimere in nessun'altra maniera.
Hai scritto tutto?
Sembrerebbe di sì.
Allora posti, spegni il computer, ti alzi e vai a preparare lo zaino.

mercoledì, luglio 27, 2005


Milano
E se qui a Seattle ormai siamo rimasti in pochi, a Milano ancor meno e mi fa parecchio strano non dovermi spintonare con centinaia di persone ogni secondo per prendere la metro.
Caldo, parecchio caldo.
I Navigli afosi e immobili, l'acqua però è trasparente e ci sono anche dei pesci che ci nuotano dentro, incredibile. L'inevitabile Libraccio, gli inevitabili acquisti di libri assolutamente d'occasione, assolutamente imperdibili. Berengo Gardin e gli spaghetti al pomodoro e basilico che desideravo ardentemente papparmi da due settimane. La bianchissima Triennale, che sembra un neon talmente è luminosa.
500 ml di coca-cola ingurgitati in una manciata di secondi, il giorno in cui il mio stomaco esploderà spero tanto che le persone a cui voglio bene siano da un'altra parte.
L'estate va come un treno, come il treno che mi riporta a casa con i finestrini giù e le pagine del libro di fotografia che ho comprato che si sfogliano da sole.
Ci sono le risaie verde smeraldo.
Qualcuno di fronte a me si dileggia nello scattarmi fotografie mentre fingo di essere immersa in letture impegnate (Barthes).
Seattle
Il viale pieno di carrozzine, i bambini piccoli piccoli non vanno al mare, dormono tutta l'estate con i piedi a penzoloni e la testa di lato.
Alberi arancioni per la luce del sole, joggers che sfilano discutendo di frutti di mare, vecchi con i loro cani da compagnia, cani con i loro vecchi da compagnia.
Io seduta, appiccicata, a una panchina che rifletto su quanto mi sembrano lontani i tempi in cui scrivevo certe brutte cose, le ho rilette ieri prima di addormentarmi, pagine e pagine di parole nere, grigie e bluastre.
E che se adesso passasse qualcuno a chiedermi se sono felice gli rispondere di sì con la faccia, gli occhi, la bocca, i denti e il resto.

martedì, luglio 26, 2005

I am so amazed

I am so amazed

That nothing stays the same

Nothing stays the same

lunedì, luglio 25, 2005

Aggiornamenti

La possibilità di commentare i post dovrebbe essere stata ripristinata correttamente.
Chiedo scusa a tutti, la mia scarsa abilità informatica mi ha richiesto qualche momento in più per capire come sistemare le cose.

Il blog non chiude.
Giammai per un episodio del genere.
Quindi coloro tra voi che erano già corsi a stapparsi una bottiglia di champagne per bersela a garganella ricomincino a disperarsi.
Baci e abbracci, trovaste qualche altra anomalia fatevi vivi su splinder, grazie.

Dieci cose che ti fanno capire che è estate.

1) Nessuno aggiorna più il suo blog. Ovvio, stanno tutti in vacanza, mica come me che mi godo la Seattle semidesertica con le strade vuoooooote e i bar vuooooooooti e i cinema chiuuuuuuuuusi e un sacco di altre attività con un mucchio di vocali simili.
2) Oggi quanti ne abbiamo? Boh. Ecco, quando non so la data precisa, quando non sfoglio con furore la moleskine per capire come incastrare tutti gli impegni uno con l’altro, quando non guardo mai l’orologio è arrivata l’estate. Uao.
3) Sono andata a vedere due concerti in tre giorni. 2 in 3, una cosa quasi contronatura, U2 a Mailan (60 euro porca la miseriaccia vacca) e Negramaro in Novara (aggratis, però la birra costava 4 euro, infami). Mi son piaciuti, bello sventolare il mio accendino sulle note di One pericolosamente vicino alla ricciuta testa di un tipo lì di fronte.
4) Mi sveglio sempre alle dieci e mezza, sbadiglio, faccio colazione con i Frollis e decido se leggere, guardare la tv o dormire fino a ora di pranzo. A volte riesco a portare avanti tutti e tre i progetti contemporaneamente.
5) Ho finalmente rispolverato quegli splendidi pantaloncini rossi senza elastico che mettevo a otto anni per andare a dormire. Giro per casa vestita come la Mariah Carey dei poveri però io non mi sono ancora fatta nessuna plastica. Lo giuro.
6) Bevo estathè e coca-cola praticamente tutti i giorni. Dell’anno. Però adesso ne bevo di più.
7) Sono andata in piscina una volta. Sola. Amanda è partita con la tessera abbonamenti, aspetto che torni per scroccare altri ingressi gratis e per il resto mi godo la mia carnagione da mozzarella di bufala parecchio pallida.
8) E’ tornato il ciclo alta tensione in tivù. Un motivo in più per leggersi un libro sdraiata sul letto la sera, tipo il Gioco del Mondo di Cortazar e ascoltare John Lennon in loop.
9) C’è un sacco di gente che gira con le infradito. E questo non è un giudizio di merito ma una constatazione. Anch’io ne avevo un paio una volta. Bianche. Poi Amanda è partita per le sue vacanze e le ha portate con sé insieme a tutti i vestiti che non avessero macchie o buchi e alla tessera abbonamenti. Tornerà, torneranno.
10) Ho comprato il lettore mp3 definitivo. Ho già cambiato il colore dello schermo 60 volte (le opzioni possibili sono 5), ho sperimentato tutte le funzioni, ho caricato su una serie di canzoni senza nessun nesso logico, tanto che si va da Chuck Berry a Cristina Donà a Captain and Tennille. Adoro il disimpegno musicale estivo.

giovedì, luglio 21, 2005

Che emozione scrivere nel tuo blog... Un mese fa l'avrei fatto saltare in aria insieme alla tua e-mail dopo aver pubblicato tutte le tue lettere sul blog e spedito insulti a tutti i tuoi contatti... era successa una cosa che mi aveva fatto un po' alterare.... Avrei attaccato subito ma era un periodo un po' indaffarato, forse e' anche per lo stress che avevo concepito una cosa cosi' stronza... Fatto sta' che poi l'incazzatura mi e' passata ma ormai il progetto era pronto e curato nei minimi dettagli e cosi'.... ooops!... non ho resistito... (non ho mai avuto una grande forza di volonta'...) Non volevo deturpare il tuo blog con questo post ma ho paura che se avessi aspettato che tu trovassi l'e-mail che ti ho spedito con il tuo indirizzo e che ora probabilmente giace nella posta indesiderata... bhe, si sarebbe fatto Natale... Li' trovi le altre regole del gioco... Il gioco si conclude se capisci chi sono e perche' mi sono incazzato... questo messaggio non puo' essere commentato tutti i nuovi commenti riguardanti questo post verranno automaticamente rimossi... -Capnion-

mercoledì, luglio 20, 2005

Praticamente arriva quell'ora della sera in cui il mondo sembra proprio immobilizzarsi.
Deve essere per via di una certa luce o per l'assenza di rumori.
O forse dipende da me, che a una certa ora all'improvviso mi fermo e mi accorgo del mondo, di cosa significa il mondo, questa specie di scatola che ci contiene come buffe marionette che si agitano su svariati fondali.
Ci sono volte in cui ne scrivo, ci sono volte in cui invece mi limito a osservare e basta, la perfetta immobilità degli oggetti al di là del vetro della mia finestra ha da insegnarmi sempre qualcosa di nuovo.
Cogliere la perfezione di un momento che ha il sapore di un incontro inatteso con una sensazione che si conosce da anni.
Che darle un nome a quella sensazione è un'impresa impossibile, uno lo sa, non ci prova neanche.

lunedì, luglio 18, 2005

Conservazione dei ricordi


I famas, per conservare i loro ricordi seguono, il metodo dell'imbalsamazione: dopo aver fissato il ricordo con capelli e segnali, lo avvolgono dalla testa ai piedi in un lenzuolo nero e lo sistemano contro la parete del salotto, con un cartellino che dice: Gita a Quilmes, oppure: Frank Sinatra. I cronopios invece, questi esseri disordinati e tiepidi, sparpagliano i ricordi per la casa, allegri e contenti, e ci vivono in mezzo e quando un ricordo passa i corsa gli fanno una carezza e gli dicono affettuosi: "Non farti male, sai", e anche: "Sta' attento, c'è uno scalino". Questa è la ragione per la quale le case dei famas sono in ordine e in silenzio, mentre le case dei cronopios sono sempre sottosopra e hanno porte che sbatacchiano. I vicini si lamentano sempre dei cronopios e i famas scuotono la testa comprensivi, e vanno a vedere se i cartellini sono sempre al loro posto.

Julio Cortazar

domenica, luglio 17, 2005

Non saprei.


Ecco, dico proprio che non saprei rispondere alla domanda -perchè non passi oltre le cose?-.
- Perchè non ne sono capace?
Poco convincente, volendo potrei fare un balzo da qui all'equatore con gli occhi chiusi. Ho perfino imparato ad utilizzare la nuova lavatrice senza farla esplodere, sono sopravvissuta una settimana a un regime alimentare dissociato (poche cose schifose), sono svezzata a questo genere di esperienze.
-Perchè mi piace rimuginare e rimuginare e rimuginare?
Forse, ma non è nemmeno questo, alcuni pensieri si esauriscono dopo qualche tempo per lasciare spazio ad altri pensieri.
(perchè non passi oltre le cose).
Perchè quando le persone mettono il loro piede destro o sinistro dentro il mio cuore e si guadagnano automaticamente libero accesso all'anima, ai pensieri e a tutte le altre mie stupidaggini allora non vanno più via nemmeno con i vari lavasmacchia psicologici e altre diavolerie.
Perchè non sopporto di vedere che in certi casi mi sono sbagliata, di grosso, e ho fatto entrare dei ladri belli e buoni accompagnandoli alla cassaforte con i gioielli più preziosi e lasciando sul tavolo un biglietto con le combinazioni necessarie a scardinarla.
Perchè mi fa sentire stupida, vulnerabile, una pallina di carta che ha mancato il cestino, un gelato dimenticato su una panchina che si scioglie e presto verranno le formiche a leccarlo via.
Perchè mi fa arrabbiare tanto, lo stomaco brucia come se avessi inghiottito un cocktail di trielina e acido muriatico e non ha affatto un buon gusto.
Perchè non andando oltre rimango ferma a guardare fisso l'orizzonte dove sono scomparse le ultime navi e mi chiedo perchè senza ottenere risposta, ci sono solo i gabbiani che gonfiano le ali sul bagnasciuga e il rumore di un baretto sulla spiaggia dove un ragazzo sta pelando i fagiolini canticchiando Bob Marley.

sabato, luglio 16, 2005

* It's a wonderful life

Torno, torno STOP è che tengo l'ultimo esame martedì STOP e un milione di pulizie di casa da fare STOP prima che tornino i miei STOP e si domandino se in loro assenza STOP Seattle sia stata colpita da plurimi violentissimi tornadi STOP e per il resto davvero tutto ok STOP anche se fa caldo STOP anche se magari non mi riuscirà di far brillare i pavimenti STOP anche se mi addormenterò di sasso invece di studiare STOP anche se il mondo fuori dovesse improvvisamente decidere di fare a meno di me STOP sto parecchio bene io STOP perchè con un braccio intorno alle spalle STOP la mattina presto STOP
la vita sembra un po' più meravigliosa del solito STOP
I'm the dog that ate
your birthday cake
It's a wonderful life
It's a wonderful life
It's a wonderful life

sabato, luglio 09, 2005

* I still remember


Partiti tutti.
La casa sembra enorme, vuota come questo cielo pieno di nuvole che sembra potersi inghiottire la terra da un momento all'altro.
Resto io con la spesa da disfare, la macchina da ritirare in garage, i libri aperti sul tavolo della cucina di cui non ho letto nemmeno mezza riga.
E Micah, con la sua voce da gatto che viene ad accoccolarsi tra i tuoi piedi nudi mentre pensi ad altro.

venerdì, luglio 08, 2005

biscuits

Il mondo è una tazza di latte in cui galleggiano un mucchio di biscotti diversi.
Ogni tanto ne tirano su qualcuno col cucchiaio e avviene un rimescolamento, nuovi biscotti si incontrano mentre quelli più vecchi cominciano a disfarsi e diventano briciole che non scompaiono ma si posano sul fondo.
Un gran movimento di biscotti insomma.
Deve essere perché ho avuto la malaugurata idea di comprare al supermercato i Frollis, accattivata dalla confezione giovane e dal mio insano desiderio di trovare una nuova assuefazione alimentare cui dedicarmi.
Deve essere che mi sento un biscotto che col tempo si inzuppa sempre più di vita e di esperienze e allora stare a galla diventa sempre più complicato ma sul fondo ci sono le briciole e per carità io non ho ancora voglia di diventare una briciola.
Deve essere così.
Come se con le nostre pretese causalistiche ci ritenessimo in grado di indovinare che gusto avrà la tazza quando ci saremo sciolti quasi tutti e se piacerà a chi la porterà alle labbra.
Tutto questo per dire che.
Ieri ho conosciuto un biscotto nuovo che mi ha illuminato con i suoi discorsi.
E di cui vorrei dire a,b,c,d, z e altri milioni di lettere dell’alfabeto.
Però ho paura di rovinare tutto, di diventare un cucchiaino demolitore.
Quindi mi limito a ringraziarlo ancora, con un grazioso inchino da biscotto, e con l’augurio di incontrarlo di nuovo, un giorno o l'altro, lungo le infinite vie di questo latte macchiato.

mercoledì, luglio 06, 2005

* reflecting light

Qualcuno mi accusa di essere vagamente depressiva all'interno di questo blog e rileggendo tutti i post precedenti devo dire che...è vero.
Ma guardate che non è colpa mia, mi metto qui davanti al computer, la sera, con molta musica che ronza nelle orecchie (e chi mi conosce ben sa la mia spudorata predilezione per le melodie tormentose) e scrivo quello che l'ora mi propone, ovvero una certa malinconia, metti per la giornata che è andata, metti perchè la sera è il momento delle digestioni esistenziali.
Metti anche che alla fine forse mi venga più semplici scrivere di cose grigie che di cose splendenti, perchè forse ho paura di sciupare dei concetti, delle sensazioni, di banalizzarle, di usare aggettivi come bello e buono, di profanare la bellezza che è sempre sacra e altissima nella mia testa.
Però è sbagliato.
Dire sempre e soltanto del lato oscuro, raccontare le proprie ombre e non svelare mai il lato cristallino degli avvenimenti.
Finisce che uno si dimentica di scrivere di cose felici.
Ad esempio si dimentica di ribadire di essere felice e molto.

:-)

martedì, luglio 05, 2005

* across the universe

Continua il tormentone dei titoli-citazione e vi chiedo venia ma è davvero più forte di me.
Dalla mia potrei giustificarmi sottolineando come non ci fossero molti altri modi di descrivere la giornata se non con questa chiccheria dal sapore vagamente hippie, scoperta dalla voce di Tori Amos e poi ricercata con curiosità nella sua versione originale.
E se John Lennon la definiva una delle sue canzoni preferite tra tutte quelle composte dai Beatles un motivo ci sarà pur stato.
Niente di meglio per descrivere una giornata iniziata con gli occhi semichiusi per il sonno, il caffè bevuto in piedi con la borsa già a tracolla e quei trecento metri che mi separano dall'università percorsi come volando, tale era lo stato di alienazione della sottoscritta.
E chiacchierare con il professore del rapporto tra cinema e pittura, pensare che finalmente è arrivato il momento di rendersi conto che ogni tanto sono capace di dire delle belle cose, inutile dire che mi è piaciuto da morire.
Così esco dall'aula e canticchio "wawes of joy are drifting through my open mind, possessing and caressing me" e incontro l'amico S. venuto giù per un esame di linguaggio che non darà mai trascinandomi in un pomeriggio non-sense coronato da alcuni episodi surreali come il ripetuto ascolto di musiche celtiche propiziatorie per il buon esito della sua interrogazione e da un mohjito bevuto alle ore quattro nel parco vicino alla stazione (quando ormai ogni speranza di venire interrogato è perduta ma la giornata recuperata a pieno).
Stiamo lì seduti nella luce verdissima delle foglie attraversate dal sole ed è parecchio bello, soprattutto poter dire a voce alta che sto bene, bene proprio bene e che era da un mucchio di tempo che non avevo più questa sensazione che "nothing's gonna change my world".

lunedì, luglio 04, 2005


L'immagine di sopra è tratta da "Estranged Paradise" di Yang Fudong, la trovavo di una bellezza straordinaria e ho deciso di appenderla qui sulle pareti del blog.
Domani mattina esame di cinema, penultimo esame di questi tre annetti pseudofilosofici volati via proprio in un soffio.

In cuffia -Trembling Blue Stars "The ghost of an unkissed kiss"-
Sul comodino -un lapis senza punta e un pacchetto di fazzoletti del discount-
In testa -una dose sufficiente di buonumore a dispetto del resto-

domenica, luglio 03, 2005

Avere un esame martedì.
Avere voglia di studiare.
Magari.
Invece niente, fa caldo, mi aggiro per la casa con la mia magliettona zodiacale del 2000 e aspetto che il pomeriggio mi venga incontro da solo, che faccia qualche sforzo lui una buona volta.
Stamattina messaggio strano.
Una qualche finta lacrima ha fatto finta di cadere, in realtà non ho pianto niente, non ho neanche fatto una smorfia, ci ho pensato, ho solo pensato che quel messaggio lì era una lacrima.
Mi piacerebbe tanto credere alle persone quando mi dicono che non cambierà nulla e invece io sono già lì che ho puntato gli occhi su qualcosa di infinitesimamente piccolo che si è modificato e allora penso che non è vero assolutamente.
Faccio sì con la testa e non sono convinta, faccio sì con la testa e ci spero proprio con tutta me stessa dalla testa ai piedi che le cose non cambino.
Perchè ho bisogno dei miei punti fissi, ho bisogno dei miei appigli, ancora non sono capace di arrampicarmi sui piani inclinati della vita come una lucertola con le zampe a ventosa.
Ci sono gli appigli proprio irrinunciabili, le ventose più significative.
Ad esempio il mio migliore amico, a cui, sfortunatamente, voglio bene molto più del limite oltre il quale la sua assenza non potrebbe provocarmi una tristezza enorme.
Vorrei dirglielo.
Glielo dico.
Glielo dico mentre è girato di spalle, perchè lui adesso non vede ma magari può darsi che uno di questi giorni si volti per caso e mi ritrovi lì che lo aspetto con le braccia spalancate e gli occhi chiusi.

venerdì, luglio 01, 2005

Forse il problema è che non ci capisco più niente.
Quando non mi escono le parole dalla bocca le scrivo.
E ultimamente scrivo ben poco.
Parlo poco.
Cammino, faccio sì con la testa, studio, sogno, dormo.
Dormo poco.
Sono più che altro appallottolata su me stessa come un calzino rovesciato in una cesta di biancheria.
Io sono quel calzino, sto cercando disperatamente di nascondermi in mezzo a tutto il resto. Perchè ammettiamolo: sono stanca di pensare.
A tutte le parole che mi germogliano nel cuore e restano lì, con le radici inchiodate dalla paura di incontrare l'esterno e sbriciolarsi all'istante.
Parole che hanno paura del contatto con le labbra che schiudendosi le trasformano in suoni.
Parole che nascondono un silenzio strano.
Se lo portano dietro sempre, lo trascinano come una valigia, non se ne separano mai.
Io non riesco punto e basta.
A sopportare le parole.
Quelle che prendono il volo subito e scompaiono in alto sopra la mia testa e quelle che invece restano a mezz'aria e vanno e vengono in continuazione.

Tu hai usato le parole che rimangono
Che pungono, spengono, fanno bruciare lo stomaco
e non posso reagire alle tue parole
se tieni le mani sopra le orecchie non puoi ascoltarmi
mentre ti dico che ti sbagli di grosso
se credi sia stata così stupida da lanciarti messaggi tra le righe
avvisaglie mascherate della mia presunta insofferenza nei tuoi confronti
io
non sono
la persona
che credi tu.
Ho i miei difetti, un mucchio di difetti, una montagna.
Prometto a tutti perchè non so dire di no.
-no, mi spiace non posso-
ma non -no e finisci di rompermi le scatole-
a volte chiedo scusa sai
-perchè ho fatto una cazzata e me ne rendo conto-
e non -perchè voglio rimediare-
...
Quello che volevo dirti è che le tue parole mi hanno fatto male
e me ne fanno ancora.
Non per farti sentire in colpa
non per accusarti di qualcosa
solo una constatazione
una frase
con il suo punto alla fine
che non aspetta nient'altro.
Solo farti sapere che le tue parole sono andate a segno
hanno colpito dove non c'erano difese, hanno fatto male.
Non sono stata all'altezza delle tue aspettative.
Perchè era questo no?
Una questione di altezza.
Una questione di aspettative.