Per coloro che se lo stessero chiedendo (immagino quasi nessuno ma vabbé), la sottoscritta aggiorna il suo blog in a bradipo way perché è ufficialmente entrata nel tunnel esami da cui uscirà si spera vincente, sicuramente acciaccata, indubbiamente esausta.
Visualizzazione post con etichetta preparo l'esame e sto alle cozze. Mostra tutti i post
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lunedì, giugno 09, 2008
*around alone
quel che sapeva
quel che sapeva frà
I blog altrui la sera li leggo sempre prima della nanna, è un rito accomodante, che rimette in pace con il mondo, però quando si tratta di aggiornare il mio mi cala la palpebra e non so che raccontare, studio tutto il giorno e faccio pause solo per mangiare, dormire, fare pipì, un po' come Giovanni Soldini nell'Around Alone.
A proposito Giovanni, se per caso dovessi passare di qui e leggere queste righe ho una nuova sfida per te: a me sbatti su un catamarano alla deriva nell'Oceano Indiano e tu invece provi a dare sei esami entro il 14 luglio.
Poi andiamo da Ruggeri al Bivio e gli raccontiamo tutto.
Non ci stai eh?
Immaginavo.
domenica, maggio 18, 2008
Il clafoutis come volontà e rappresentazione
quel che sapeva
quel che sapeva frà
Domenica pomeriggio uggiosa.
Finisco il secondo libro dell'infinita opera di Schoppy.
Ci ritrovo gli icneumoni, li avevo già studiati in Darwin, sapete, sono insetti schifosissimi che depongono le loro larve dentro altre larve così le loro si mangiano le altrui dall'interno.
Schoppy poverino è fissato con l'idea che l'essenza del mondo è la sfiga (si va bene lui parla del dolore, della noluntas, ma io qui non voglio mica fare pillole di sapienza) e che la natura ce lo dimostra.
Prendi le formiche giganti dice, quelle che se le tagli a metà una parte lotta con l'altra e poi se la magna. Il tragico ci dice come stanno le cose e le cose non vanno troppo bene per noi. Però questo è l'unico modo di vivere. Quello di costruirsi illusioni, quello di fare finta che ci siano relazioni, corrispondenze, felicità.
Schoppy era uno di quelli con la scimmia 365 giorni l'anno. I suoi corsi universitari se li filavano in pochi. Frequentava i bordelli, insultava i colleghi.
Non era affatto contento delle sue scoperte filosofiche. Forse avrebbe preferito scoprire che l'essenza del mondo era un pandistelle o una girella. Mica il dolore, porcalamiseria.
Qui subentro io che sono una persona che legge troppo, e quando legge ha strane reazioni di immedesimazione, di fastidio, di improvvisa volontà di.
Sono due settimane che leggo un po' di Schoppy tutti i giorni e improvvisamente ho sentito il bisogno fisico di un anti-shoppy, un antidoto, qualcosa che mi tenesse la mente lontana dal principio di ragion sufficiente, dagli animali che si mangiano tra di loro, dalla vita che è illusione e non prendiamoci per il culo.
Così sono andata in cucina e ho deciso di fare il clafoutis; ma poiché l'ho fatto con le fragole si dovrebbe chiamare flognarde.
Termine che alla sottoscritta rimanda un'immagine di fogne maleodoranti e allora è stato ribattezzato "Il clafoutis come volontà (di farlo e magnarmelo) e rappresentazione (gradevole e con lo zucchero a velo)".
Ho preso le fragole, le ho tagliate appoggiandomi all'unico angolo della cucina che non fosse disseminato di compiti in classe degli alunni di mia madre e le ho mondate pensando a Schoppy, anzi dialogando nella mia mente con lui aggrappato a un paio dei miei neuroni.
-Ecco Schoppy, sono qui nel mio mondo di rappresentazione soggetta al principio di ragione che mondo le fragole di cui ho rappresentazione intuitiva. Tié -
-E non ti interesserebbe sapere il significato di tale rappresentazione?-
-No, però passami il sale e pesa 65 grammi di zucchero a velo-
-Tieni. Spero tu sia consapevole che i tuoi denti, il tuo esofago e il tuo intestino non sono che la tua fame oggettivata-
- Quasi quasi non te ne faccio assaggiare neanche un cucchiaino. Devi sempre parlare di robe schifose, sembri quel mio compagno delle elementari che a mensa mi faceva leggere i fumetti di Dylan Dog coi tizi che si mangiavano i topi. Bleah-
Alla fine sono riuscita a zittirlo.
Il clafoutis è uscito tutto profumato, sembrava fosse esplosa una fruttella gigante alla fragola in cucina. Io sinceramente ci avrei messo molto ma molto zucchero in più ma forse è solo perché la mia mezza mela è lontana e sono in carenza di affetto.
Fuori è spuntato il sole, una luce da primo giorno della Creazione con le montagne scure e il cielo azzurrissimo. Mi è suonato il cellulare e gli amici mi reclamavano per la visione di un filmaccio al cinema stasera. La domenica è passata, domani è lunedì, la mezza mela torna dalla Svezia e non devo andare all'università perché sono finite le lezioni.
Quindi sì l'essenza della vita sarà anche tragica ma capita che, a volte, fortuitamente, non sia niente male.
giovedì, aprile 24, 2008
*mi manca il sole di bari
quel che sapeva
quel che sapeva frà
Proporrò la cancellazione del 24 aprile dal calendario.
Il rapido succedersi di microsfighe in ancor più rapida sequenza nella giornata di oggi mi ha indotto a credere che il 24 aprile ce l'abbia con me. E di brutto pure.
Stamane la sveglia suona alle sei e mezza e mi risveglia da uno stato di dolce e piacevole coma onirico. Ero in un sogno bellissimo, un vasto magazzino vintage in cui provavo improbabili camicioni optical sotto lo sguardo benevolo di una commessa che assomigliava un po' a irene pivetti. La sveglia suona, il mio cuore va in shock come tutte le mattina ma sono in piedi, non c'è dubbio che l'essere umano con la faccia da rana che è riflesso nello specchio sono io.
Faccio colazione, ripasso gli arabi, al farabi, al kindi, al jazeera.
Non ho voglia di prendere il treno, ho malditesta ma, penso, passerà.
Invece non passa a magenta cerco di esorcizzare le voci stridule delle due adolescenti brufolose sedute davanti a me che da una quarantina di minuti narrano le loro prodezze erotiche con dovizia di particolari. Ho malditesta, questa è una cosa su cui di solito riderei, ma invece mi girano tantissimo le palle e faccio quell'espressione da vecchietta acida e incazzosa alzando il volume della musica. Ma niente, le vocette perforanti arrivano anche lì.
Scendo a Centrale che è un delirio di trolley. Per un attimo pare proprio l'epico sfondo di una battaglia tra due eserciti i paladini del trolley e gli studenti pendolari che anzichè partire per mete esotiche stanno andando a lezione. Quanto vorrei essere dall'altra parte della barricata.
Scendo in metropolitana e mi accorgo subito che qualcosa non va; i vagoni sono vuoti la gente si agita minacciosa. "S'è rotto" il treno. Bisogna prendere il servizio sostitutivo. Come nome non è un granchè e nemmeno nella realtà trattasi di bus in cui sono già stipate circa 224 persone come blocchi del tetris. A me tocca fare il pezzo orizzontale appaiata a un gigante di due metri e più che mi ruba l'ossigeno.
Arrivo a Cadorna dopo 55minuti di bus. Del tipo che se andavo in monopattino, bendata e con un cagnetto che mi azzannava le caviglie facevo prima. Ho perso la prima ora di lezione, ho malditesta, il tizio del bar vuole mettermi il limone nel caffè.
Trascorro altre tre ore in università e poi filo sul treno.
Mi aspetta la spesa per la grigliatona di domani.
eh sì sono stanca morta.
Ma tanto non sarò da sola.
Tanto non dovrò fare 20 minuti di coda al bancomat per prelevare.
Tanto non mi accorgerò di essere senza benzina nel corso di una deviazione per le campagne casalesi che mi ha portato in paesini maori.
Tanto non dovrò fare un'altra coda di trenta minuti schiacciata contro la parete di una macelleria a fissare lingue di vitello, cuori e polmoni.
Tanto avrò tutto il tempo di fare la doccia e rilassarmi.
Tanto non dovrò ricevere centocinquanta telefonate e farne altrettante scoprendo che l'auricolare in macchina mi distrae più del cellulare.
E invece sì, tutto fino all'ultimo briciolo di sfiga è per me.
Arrivata a casa scopro che domani i miei amici mailanesi (milanesi) arriveranno alle dieci e non alle undici perchè non ci sono treni.
Ma non ci sarà mai più un altro 24 aprile. Farò una petizione, lo sciopero della fame, un calendario nudo. No al 24 aprile.
E chissà che coi tempi che corrono non finiscano per togliere anche il giorno successivo.
*scritta presente su un pilastro in stazione centrale
lunedì, aprile 21, 2008
mantra antipioggia
quel che sapeva
quel che sapeva frà
Da quanto piove, piove da una settimana, da quando ho incominciato a guardare fuori dalla finestra piove, piove da quando ho messo i piedi fuori casa stamattina, piove mentre guardo la tivù e mentre sfoglio le pagine rimaste, piove perché mi sono appena fatta lo shampoo, sugli animali e sugli alberi (piove), piove e nonostante tutto sto organizzando una giornata di sole, piove sulle pozzanghere, sui finestrini delle macchine, piove tantissimo e basta, i fiumi si gonfiano, gli occhi pure, la primavera dove sta?
Scomparsa.
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