Non so se sia un caso.Fatto sta che in quest’ultimo periodo (che poi sono giorni, settimane e mesi) i miei blog languono.
mercoledì, ottobre 29, 2008
appello
venerdì, ottobre 24, 2008
Carissimi/e.
giovedì, ottobre 23, 2008
domenica, ottobre 19, 2008
Autumn took my life
Ad un certo punto dell'autunno.
mercoledì, ottobre 15, 2008
farewell flower
Sul treno come al solito. E’decisamente tardi, si capisce da come i pendolari strascicano piedi e bagagli sui binari. Io sono arrivata un quarto d’ora prima e mi sono seppellita nella mia zozza poltroncina. Prima di sprofondare in un universo parallelo e musicale mi perdo a fissare l’architettura della stazione centrale, l’enorme volta di metallo che mi dà l’idea di un grande addio, un abbraccio arrugginito alle persone che fuggono via da milano, come se capisse cosa vuol dire vederla tutti i giorni e ci soffrisse un po’, volesse rimediare alla situazione. Arriva una vecchia amica che ringrazio il cielo sia lì perchè altrimenti dovrei tentare di tenermi sveglia con i soliti sotterfugi del tipo: immaginare cosa pensano le altre persone nello scompartimento immaginare la mia vita raccontata da una voce fuori campo immaginare video per la canzone che sto ascoltando immaginare cosa sarà prendere il treno quando farà freddo Iniziamo una piacevole conversazione dai toni leggeri, del resto sono vestita con la felpa e le scarpe da fricchettona, quelle maledette etnies che tanto avevo voluto e che tanto male ai piedi mi hanno causato prima di diventare il mio scudo contro la pioggia e lo zozzume delle strade urbane. Qualche minuto dopo si aggiunge a noi una sua conoscente che non mi pare di aver mai visto prima. Parlano di una ragazza che dopo essersi lasciata con il suo ragazzo, ora vive una serie di vicissitudini sentimentali. Cado in un gradevole torpore, quello in cui ho trovato una valida alternativa al sonno profondo: ascolto i loro discorsi e mi limito ad annuire o sorridere piena di gratitudine per la loro presenza lì e ora. Poi a un certo punto mi rendo conto che conosco entrambi i protagonisti della vicenda. A quanto pare quando si dice che il mondo è piccolo non si tiene conto del fatto che i treni lo sono di più. Se esistesse una macchina del tempo credo che mi piacerebbe incontrarmi otto anni fa per ricordare come la pensavo allora. Mi sono venute in mente due cose. Quarto anno delle superiori sono seduta sulla scala anticendio nell’intervallo, c’è il sole, ho i capelli corti, sono inspiegabilmente felice. Maggio o giugno di quest’anno, sono in treno, piove e il finestrino sporco di spray è pieno di gocce che lo percorrono in diagonale perfetta, penso a tutte le persone a cui vorrei chiedere scusa. Così tra una cosa e l’altra arrivo a Seattle, scendiamo dal treno, ci salutiamo, io mi avvio verso casa lungo il percorso stabilito, porta scorrevole della stazione, virata a destra, camminare fino alla stazione dei pullmann e infilare la via. Fa un caldo strano per ottobre, i lampioni sono gialli come ad agosto.
savianoroberto
http://www.robertosaviano.it/documenti/9652
lunedì, ottobre 13, 2008
worms
Domani non c’è lezione di istituzioni di ontologia. E’ un corso che mi piace sebbene ci sia di mezzo Heidegger, quello di “non è proprio essere, è più voglia di qualcosa di buono”. Istituzioni è un corso che mi piace perché la scorsa volta si è parlato de La nausea di Sartre e mi è tornata in mente la mia cartellina di tecnica su cui avevo trascritto un pezzo tratto da quel magnifico di libro. La mia prof di matematica mi aveva chiesto se era la storia di uno che non stava tanto bene. La Nausea capite? La mia prof di matematica non era una persona che stimavo molto. Lei nemmeno. Vabbè. Domani quindi salgo a Milano nella tarda mattinata e questo significa che forse riuscirò a sedermi durante il viaggio di andata. Oggi l’ho fatto in piedi fino a Magenta ascoltando Laura Veirs e seduta su un pezzo di freepress su uno scalino fino a Centrale ascoltando i Vampire Weekend, che sono fichissimi. Ho quasi finito Walden, me ne sono tenuta due pagine per stasera, sicchè ho bisogno di pensieri intelligenti per dormire bene. Oggi al ritorno in metropolitana sono caduta nel circolo vizioso dei germi. Ho iniziato a pensare a tutti i germi che avevo in testa, sulle mani, ai germi che correvano sui sedili del treno, su quelli della metro, sul fondo della mia borsa che appoggio ovunque, sul corrimano delle scale all’università. Mi sono sentita come Howard Hughes. Ho ripensato a quando l’anno scorso mi avevano gentilmente offerto alcuni campioni gratuiti di gel amuchina, in grado, a detta loro, di neutralizzare tutti i germi presenti sul palmo della mano in 15 secondi. Cioè roba che potevo passarmi sto fazzolettino sulle mani e operare al torace un altro pendolare in condizioni di assoluto igiene. Ho anche pensato di comprarmelo ma poi avevo solo quattro euro e cinque minuti per trottare verso il treno germinale che mi avrebbe ricondotto a casa tra la nebbia da riso e una pallida luna offuscata anch’essa dai germi. E’ che non mi sento ancora pronta a portarmi dietro la t-shirt da appoggiare ai sedili del treno, mi fa tanto vecchia intollerante delle devianze del mondo. "Pareva che non avesse compagni, nell'universo, e che si divertisse così, da solo; pareva anche che non avesse bisogno d'altra compagnia che il mattino e l'etere con cui giocava. [...] Padrone dell'aria, esso sembrava in relazione con la terra solo per un uovo covato qualche tempo fa nel crepaccio di una roccia scoscesa -o era forse il suo nido primitivo costruito nell'angolo di una nube, tessuto con gli ornamenti dell'arcobaleno e del sole al tramonto, e foderato del molle vapore dell'estate, preso dalla terra. Oggi il suo nido è su qualche nube scoscesa". Walden -Vita nei boschi- pg 392
domenica, ottobre 12, 2008
saluti e baci/i nebulosi anni delle superiori
ovvero: quando il sabato sera ti ritrovi per qualche minuto in mezzo a gente di un secolo fa e ti si chiude la pancia di scatto
Riguardo gli anni delle superiori, periodo che molti indicano nella loro esistenza come età aurea di felicità a manetta e grandi gozzovigliamenti, io posso limitarmi a dire che nonostante tutto mi sono divertita.
In quel nonostante si nascondono amicizie sbagliate, amori impossibili, struggimenti inutili per il mondo circostante, prolungato ascolto di creep dei radiohead, utilizzo di pantaloni militari, scarpe da ginnastica con spille da balia, frequentazione del liceo scientifico cittadino con annessi e connessi ecc. ecc.
Sebbene da allora sia cresciuta e abbia superato tutta una serie di cose per cui il mio cuore era solito cadere in pezzi, nonostante tutto, accade che, nei luoghi della movida notturna di seattle, circondata da quel panorama di individui che popolava i miei anni delle superiori (compagni, conoscenti, emeriti sconosciuti incrociati nei corridoi e nelle lunghe e ipnotiche vasche sul corso), lo stomaco mi si stringa in una ferrea morsa e improvvisamente mi ritrovi catapultata in quegli anni senza scudo e senza corazza, quando a tutti riusciva di leggere la mia diversità di prospettive senza che me ne accorgessi.
E’ una scemenza da adolescenti lo so, e anche un periodo troppo lungo che necessiterebbe di maggior punteggiatura.
Lo scrivo perché iersera ho interagito con un personaggio di quegli anni che dopo pochi secondi di scialba conversazione ha dato uno sguardo di disapprovazione alle mie scarpe senza tacco, ai miei normalissimi jeans, ha giudicato il mio rimmel un po' sbavato di fine serata, e mi ha congedato semplicemente voltando il suo drink in un'altra direzione.
In altre circostanze l'avrei sicuramente mandata a ca**re.
Eppure ieri per qualche strana coincidenza cosmica mi sono ritrovata a pensare a quella vita lontana del liceo e a quel binario su cui sarei potuta saltare a piedi pari diventando più happy hour e meno impegnat-iva, emozionandomi per cose altre rispetto a ipotetici collegamenti tra Calvino e Thoreau.
In seconda battuta ho analizzato il fatto che all'università, seppur in un turbine di esseri bipedi lontani da me anni luce, mi pare di indossare un'armatura scintillante di pensieri, letture, sogni, canzoni e storie che impedisce ogni colpo basso, ogni sguardo cattivo e mi fa andare avanti a testa alta.
A contatto con la gente di un secolo fa, però, quest'armatura sembra sgretolarsi e mi sento solo una con le scarpe sbagliate e la cordialità fuori luogo, come se stessi partecipando a una grande festa dove tutti possono fare benissimo a meno della mia presenza, sei solo una persona in più, quello che fai o come vivi non conta nulla.
Gli anni delle superiori per me sono finiti da un pezzo, chiusi tra due parentesi quadre nette e quadrate, quasi tutti i legami e le coordinate cambiate per sempre.
Non ci sono saluti e baci da regalare ma solo voglia di essere altrove, con gli amici di oggi, le risate di oggi, i vestiti di oggi e l'ultima corazza rimediata.
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mercoledì, ottobre 08, 2008
Uomini col borsello
Come si sarà immaginato in questi giorni ero a Milano.
mercoledì, ottobre 01, 2008
autoreferenzialità ma neanche troppo
Oggi camminavo per Seattle senza scopo alcuno se non quello di camminare e ascoltare musica. E’ una delle libertà che ho deciso di prendermi prima dell’inizio delle lezioni e della milanite e del pendolarismo. Considerando che ieri l’ho passato a letto bloccata da un bastardissimo dolore alla cervicale, la settimana di libertà ha ancora quattro giorni e mezzo da offrirmi che ho intenzione di trascorrere nel miglior modo possibile ovvero da persona tranquilla. Mi rendo conto che pur avendo gli anni che ho trascorro la maggior parte delle mie giornate in ansia per qualcosa, un obiettivo da raggiungere, un problema da affrontare, una situazione che non va. Sempre costantemente di corsa, tesa come un elastico pronto a lanciarsi chissà dove. Oppure sono arrabbiata per come va il mondo e come vanno le cose. Per la sensazione di totale impotenza, di contare meno di zero nel grande gioco delle parti. Di non poter fare nulla per modificare gli eventi sul serio. E' difficile dire cosa farò da grande (difficile perché sono giunta alla conclusione che per me un lavoro valga l’altro, non ho mire da donna in carriera e non me ne frega nulla di una gratificante vita professionale. Mi basta un lavoro dignitoso che non sia truffare le persone o rubare soldi a qualcuno, per il resto quel che viene viene). E’ altrettanto difficile indovinare se riuscirò a trovare davvero quella gigantesca x verso cui direzionare finalmente il mio elastico e saltare. Oggi però camminando per Seattle come in una città trasparente, seguendo le note della musica mi sono sentita davvero tranquilla. Nonostante tutto ho ancora la capacità tirarmi fuori, di giudicare se è una cosa è giusta o sbagliata secondo il mio punto di vista, di avere ben chiaro quello che non vorrei essere mai. Per quanto ti possano rubare pezzi, per quanto ti possano mettere in discussione, per quanto possano sempre finirti altrui bastoni tra le ruote, la coerenza, la convinzione di fare la cosa giusta sono doni importanti e non devono essere sottovalutati. Mai.