Sono monotematica.
Difatti sto nuovamente per parlarvi della mia macchina del pane.
In realtà potrei dilettarvi con un po' Neoscolastica milanese e i suoi affascinanti tafferugli tra l'immutabilità dell'essere e la grande contraddizione del divenire, o raccontarvi di come il mio gatto sia talmente viziato da miagolarmi contro perchè vuole sdraiarsi sul letto al posto mio.
E invece benvenuti a "La macchina del pane ha aperto giù in città parte II^".
In seguito all'acquisto ho resistito ben 24 ore all'irrefrenabile desiderio di mettermi a pacioccare il suddetto apparecchio, anzi: talmente grande il mio indice di maturità acquisita che mi sono letta tutte le istruzioni da cima a fondo sottolineando con l'evidenziatore giallo i concetti importanti e cercando su wikipedia le parole più complesse (o forse mi confondo con quello che stavo studiando).
Comunque. Pronta a tutto mi accingo alla prima ricetta che richiede complicatissime equivalenze tra tazzine da the inglesi, cucchiaini d'argento degli Angiò e millilitri.
Sebbene non molto sicura dei risultati ottenuti, che mi hanno dato misure con numeri periodici, radici quadrate e orbitali butto quelle che mi appaiono le quantità giuste degli ingredienti indicanti nel feroce contenitore e aziono il marchingegno che fa bip e inizia a muoversi.
"Sta funzionando" penso.
Ma lo penso davvero per poco, qualche minuto più in là mi accorgo che l'impasto non può essere definito come tale in quanto non si impasta. Il che contraddice il principio di Parmenide che ci dice che l'impasto è impasto e non può non essere impasto.
"Vedrai che è come quando ho fatto la pannacotta la prima volta: sembrava non venisse e poi zan! all'ultimo è saltata fuori perfetta" cerca di consolarmi mia madre.
Sono dubbiosa ma decido di attendere ancora un'oretta.
Torno a studiare e allo scoccare dell'ora la farina è ancora lì, bruciacchiata, appiccicaticcia, ciò che estraggo dalla vaschetta sta al pane come valeria marini sta a rita levi montalcini.
getto tutto e nell'apposito spazio per le annotazioni riguardanti la ricetta scrivo "NO".
Il secondo tentativo mi vede intrepida fin dalle prime luci del mattino.
Armata di farina lidl mi avvicino all'instrumentum minacciosa e decido di seguire la ricetta che i produttori tetteschi lidl consigliano -mettere acquen così poi mettere farinen così poi aspettaren che prodotto riscalti poi manciare-.
Dopo un'ora e mezza l'impasto è talmente lievitato che temo si trasformi in una pianta del fagiolo magico e sfondi il soffitto della cucina.
L'entusiasmo mi assale ma muore dopo pochi minuti, quando a un secondo controllo l'infida miscela si mostra sgonfiata a mò di lago vulcanico di bracciano.
Merda! (ops)
Il risultato finale è una mattonella di oneste dimensioni e di sapore piuttosto buono.
L'unico problema è che le pale impastatrici rimangono ermeticamente racchiuse dal
matton-pane. Per estrarle bisognerà attendere che qualcuno le mastichi e si faccia saltare un po' di incisivi.
Però non demordo. Se a tutti quei foodbloggers lì, vengono fuori delle robe strepitose, con delle foto che le vedi e stai già sbavando come un terranova, devo farcela anch'io.
Io studio Filosofia.
Io posso farcela.
venerdì, gennaio 11, 2008
Ancora? Sì.
quel che sapeva
quel che sapeva frà
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6 commenti:
pensavo che uno si mettesse a studiare filosofia proprio per non occuparsi di cose come "cucinare".
e invece...
;) in bocca al lupo!
Prova a chiedere qui:
http://lozenzeroelacannella.blogspot.com/
Chissà, forse è solo l'inizio: o tuta forntuna o tutta sfortuna (e pensa che le mie dita stavano scrivedo: o tutto c... o tutto sc...; le ho fermate in tempo...)
Consolati. Sono riuscita ad avere dei problemi con la macchina del ghiaccio: metti il ghiaccio, premi il pulsante, estrai il ghiaccio, aggiungi lo sciroppo. Usciva l'iceberg del Titanic tutto rappreso senza Dicaprio dentro, oppure usciva la neve. Ci sono cose che - per noi delle materie umanistiche - sono palesemente possedute dal demonio.
:oD
com'e' andata...? hai riprovato...?
Sei stata nominata. Perdona la solita orrida catena.
Adulatore! Rido per l' "orrida catena". Almeno in questa non ti augurano sfiga per millenni se non passi il testimone...
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