Arrivo alle dieci di sera come una larva.
Fluc, fluc mi faccio su nel mio bozzolo di canzoni d'autunno, trovate per caso, raccolte nel web, ascoltate in giro.
Non è molto importante quello che ascolto al momento.
O forse lo è, ma come sottofondo a un continuo valzer di pensieri.
Sembra stiano cadendo un sacco di bombe in giro. Infelicità diffusa, confusione, fatica, dubbi, paure, timori.
Le persone corrono via e mi incrociano mentre cammino fischiettando verso la biblioteca, le foglie si colorano, ogni tanto esce ancora un po' di sole.
Le bombe continuano a cadere. E la cosa strana non è tanto che cadono, ma che mi stiano risparmiando. Nel senso:
- sono stanca, alle cozze, ci sono giorni in cui andrei a dormire alle nove e dieci senza essere più in grado di proferir parola.
(quando invece vorrei svegliarmi almeno un paio di volte a mezzogiorno e assaporare il piacere di una mattinata in pigiama a riordinare le cose lasciate in sospeso)
- ho pochi amici. Buoni, ottimi anzi, ma pochini, da contarsi sulle dita di una mano credo.
(roba da prendersi davvero molta paura al pensiero che più vado avanti meno gente mi resiste intorno)
-devo scrivere una tesi entro un mesetto e non ho tempo da perdere. Neanche un secondo.
(e invece ho una voglia matta di perdermi nella categoria varie ed eventuali)
-ascolto molto spesso "Trouble" di Cat Stevens rifatta magistralmente da Elliott Smith.
(canzone di una tristezza contagiosa, quell'uomo lì aveva una voce di malinconia pura e irreparabile)
Eppure.
Stobeneporcamiseria, incredibile ma vero.
mercoledì, ottobre 12, 2005
(?no?) Trouble
quel che sapeva
quel che sapeva frà
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