giovedì, ottobre 27, 2005

Amarcord -La crisi-

Ok, io alle superiori ho anche ascoltato i Bluvertigo.
Morgan, Andy, quella gente lì, truccata, underground, che stava sulle balle quasi a tutti.
Inutile nascondere l’evidenza.
Perché c’era questa canzone che era diventata una sorta di manifesto personale della mia adolescenza intellettuale e rigorosamente contro (a che cosa non mi è chiaro tutt’ora)
[N.d.R. Un secondo manifesto. Perché la prima canzone era Creep dei Radiohead e ha continuato ad esserlo per molto tempo ancora].
Si intitolava “La Crisi” e si adattava a tutto, al periodo post-Depeche-Mode–Ultra-, alle notti un po’ alcoliche (…e una crisi c’è sempre ogni volta che qualcosa non va), alla solitudine (…una crisi è nell’aria ogni volta che mi sento solo), al senso di emarginazione (…quindi rimarrò altrettanto distante), alle taglie (…so che rimarrò un po’ assente da scuola), alla trasgressione (…quando inizia una crisi è un po’ tutto concesso, quasi come a carnevale), agli amori così (cosa penso di me cosa voglio da te), alle domande esistenziali (dove sono cosa sono e perché)
Io a sedici anni ero così, vittima delle malinconie peggiori e delle più banali sensazioni di inadeguatezza al mondo circostante, e le parole di questa canzone me le sentivo bruciare dentro lo stomaco, come l’intro di chitarra che profumava di lampioni sfuocati dai postumi di una sbronza e di sedili di auto nuove di amici neopatentati.
La ascoltavo tornando a casa, prima che i miei si attaccassero al telefono per avere mie notizie.
La ascoltavo con la mia amica dell’epoca M., a cui ultimamente penso spesso.
Sta a Torino adesso, ma alle superiori si passava davvero molto tempo insieme, a leggere poesie della beat-generation, a criticare ogni essere vivente presente nelle nostre vite, in uno scantinato che puzzava di vecchio, con le candele infilate nelle lattine di birra, dove tiravamo su le sigarette col tabacco per sentirci più grandi.
Poi siamo cresciute.
Abbiamo litigato.
Ci siamo riviste una volta per caso, abbiamo scambiato due parole.
Poi non ci siamo viste più.

(Io spero stia bene M., alla fine mi ci ero affezionata, pur avendole detto delle gran brutte cose).
Dire che quel periodo non mi manca per niente sarebbe una bugia.
Quel periodo che era una crisi con la C maiuscola, un continuo piangere e incazzarsi con una violenza incredibile, un vivere sotto l’effetto di “un eccesso di lucidità” , camminando sempre
"a mezzo metro da terra”.
SognareSempreQualcos’altro.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

io non sono mai stato critico nei confronti dei bluevertigo, l ho sempre trovata una delle band piu originali degli ultimi anni e non mi vergogno di dire che stimo morgan perchè è un gran bell'artista, se escludiamo il lato estetico. e "cieli neri" è una delle piu belle canzoni italiane degli ultimi anni. pepe

Anonimo ha detto...

Nonostante l'ispirazione troppo anni 80 per me i Bluvertigo al liceo sono stati una rivelazione, soprattutto l'album metallo non metallo. D'accordo su Cieli Neri. Non potrò mai dimenticare la versione cantata sulla spiaggia con la chitarra classica insieme a Pepe. Peccato che non ti ricordavi gli accordi del ritornello e abbiamo dovuto troncare lì la magistrale esecuzione: un coito interrotto in mi minore.
Ah, qua c'è la mia intervista a Morgan
http://www.balarm.it/articoli/vis.asp?idarticolo=286
Saluti
Albs

Anonimo ha detto...

è vero che non mi ricordavo gli accordi del ritornello, però è vero che su quel pezzo faccio degli straordinari accordi aperti e morgan me li invidia moltissimo.


pepe

quel che sapeva frà ha detto...

Ah, vi avessi conosciuti alle superiori, mi sarei sentita meno sola ed emarginata; grazie per la dritta albs, vado, leggo l'articolo e continuo a invidiare voi giornalisti...e peppuz, non sai quanto vorrei assistere ai tuoi coiti interrorri in mi minore sulla battigia. Amado mio.