categoria b-post / titolo "so cos'hai fatto l'estate scorsa"/origine -estate 2005-
L’estate scorsa ero a Bibione con coloro che costituivano la mia compagnia di amici.
Costituiscono, costituivano?
A volte ti rendi conto che un rapporto di amicizia non funziona proprio benissimo quando non sai che modo verbale utilizzare.
Indicativo, certezza che i tuoi amici siano tali e ti vogliano bene.
Imperfetto, dubbi e perplessità sull’affetto che i tuoi amici manifestano e hanno manifestato nei tuoi confronti.
Comunque quello di cui volevo parlare era un aneddoto così.
C’era questo pomeriggio di caldo terribile, una roba da respirare appena, tutti al mare a mollo nell’acqua capelli compresi, io e laura (arbore) mezze morte dentro la nostra tenda canadese la cui temperatura si aggirava intorno ai 60°.
Due nastrine del mulino bianco nel loro bravo fornetto insomma.
Non so cosa ci abbia fatto riprendere conoscenza in tempo per capire che dovevamo assolutamente uscire di lì per non scioglierci sui materassini e fare un macello da scena del crimine.
Laura si era addormentata sopra la chitarra suonando Sapore di Mare, io ero collassata in mezzo a una montagna di scarpe puzzolenti cantandola.
Ma si stava dicendo che.
Di colpo mi sveglio con la testa dentro uno dei miei sandali di pelle (che è come svegliarsi dentro una discarica abusiva di rifiuti tossici alle due del pomeriggio con il sole che ci batte sopra) e scuoto repentinamente laura.
Usciamo e raccogliendo le ultime forze disponibili per trascinarci in direzione di un paio sedioline all’ombra.
Gli unici quaranta centimetri d’ombra in quel momento (e dire che il campeggio era in una pineta).
Si inizia a chiacchierare, a ridere, a osservare le formiche che vanno su e giù lungo le strisce lignee dei bungalow, a rovesciarsi addosso tutta l’acqua a portata di mano.
Le ore passano una dopo l’altra e noi si resta lì, incredibilmente pigre, mentre il sole va giù e si alza anche un discreto venticello e l’ombra di quaranta centimetri è diventata ormai di un paio di metri.
Per quattro ore e mezza.
Per quattro ore e mezza siamo state semplicemente sedute sulle nostre terribilmente scomode sedioline da campeggio, spettatrici felici di un pomeriggio estivo che destinato a intrappolarsi per sempre nei miei ricordi.
A volte ti rendi conto che un rapporto di amicizia non funziona proprio benissimo quando non sai che modo verbale utilizzare.
Indicativo, certezza che i tuoi amici siano tali e ti vogliano bene.
Imperfetto, dubbi e perplessità sull’affetto che i tuoi amici manifestano e hanno manifestato nei tuoi confronti.
Comunque quello di cui volevo parlare era un aneddoto così.
C’era questo pomeriggio di caldo terribile, una roba da respirare appena, tutti al mare a mollo nell’acqua capelli compresi, io e laura (arbore) mezze morte dentro la nostra tenda canadese la cui temperatura si aggirava intorno ai 60°.
Due nastrine del mulino bianco nel loro bravo fornetto insomma.
Non so cosa ci abbia fatto riprendere conoscenza in tempo per capire che dovevamo assolutamente uscire di lì per non scioglierci sui materassini e fare un macello da scena del crimine.
Laura si era addormentata sopra la chitarra suonando Sapore di Mare, io ero collassata in mezzo a una montagna di scarpe puzzolenti cantandola.
Ma si stava dicendo che.
Di colpo mi sveglio con la testa dentro uno dei miei sandali di pelle (che è come svegliarsi dentro una discarica abusiva di rifiuti tossici alle due del pomeriggio con il sole che ci batte sopra) e scuoto repentinamente laura.
Usciamo e raccogliendo le ultime forze disponibili per trascinarci in direzione di un paio sedioline all’ombra.
Gli unici quaranta centimetri d’ombra in quel momento (e dire che il campeggio era in una pineta).
Si inizia a chiacchierare, a ridere, a osservare le formiche che vanno su e giù lungo le strisce lignee dei bungalow, a rovesciarsi addosso tutta l’acqua a portata di mano.
Le ore passano una dopo l’altra e noi si resta lì, incredibilmente pigre, mentre il sole va giù e si alza anche un discreto venticello e l’ombra di quaranta centimetri è diventata ormai di un paio di metri.
Per quattro ore e mezza.
Per quattro ore e mezza siamo state semplicemente sedute sulle nostre terribilmente scomode sedioline da campeggio, spettatrici felici di un pomeriggio estivo che destinato a intrappolarsi per sempre nei miei ricordi.
0 commenti:
Posta un commento