venerdì, giugno 10, 2005

*the possibilities

Friday at home,
è arrivato quel magico momento prima degli esami in cui hai accumulato talmente tanta roba da studiare che anche Pico della Mirandola direbbe –Eh no raga, a ‘sto giro passo la mano- e andrebbe a farsi due passi Pico, nella Seattle del Piemonte fresca e deserta, con la prima stella della sera che brilla proprio sopra la mia finestra in mezzo al cielo ancora giallo quasi verde non ancora blu.
E c’è un vento leggero che spettina i capelli di Amanda freschi del mio phon e profumati di lacca, mentre sale in macchina e non sa che la sto spiando dal balcone.

-Ciao, ti mando un messaggio più tardi per dirti dove siamo-

Ultimo giorno delle superiori per Amanda, cena con le compagne di classe e poi forse a ballare, che lei non balla ma scommetto che per l’occasione potrebbe anche ballare e divertirsi e ridere di niente e vedere che effetto fa.
Che a volte mi chiedo se non le ho rubato un po’ di sana scemenza giovanile, se l’ho tirata su troppo responsabile questa sorellina di un metro e ottanta che mi chiede di sceglierle le scarpe giuste per i jeans e mi manda a quel paese mentre sto intorno a farle foto mentre si lava i capelli in mutande insistendo per immortalare ogni secondo di questo giorno che le assicuro essere unico nel suo genere.
Mentre mi affanno a cercarle una borsetta introvabile e le faccio i capelli e le metto l’ombretto penso a quanto siamo diverse, io e Amanda.
In quel momento, nella vita.
Eppure credo che sia in assoluto la persona che mi regala più luce nel mondo.
Anche quando non parliamo, anche quando ci vediamo soltanto quei cinque minuti la sera prima di chiudere la porta delle nostre stanze e andare a dormire.
Forse è che con lei mi sento a casa, sempre.
Così le auguro di divertirsi tanto questa sera, di godersi i suoi splendidi diciotto anni, roba che non torna più e non te lo dicono mai abbastanza o forse sei tu che non vuoi capirlo perché credi siano faccende noiose da adulti nostalgici e ancora non immagini che da lì a poco la vita inizierà a ingarbugliarsi come le cuffie del walkman se lasci in giro per la borsa.

Io invece concludo il post e torno a rituffarmi nello studio di Warhol, Rauschenberg (?), Johns e un altro centinaio di artisti americani che bussano con insistenza alle porte del mio cervello.
Fuck knowledge!

(Micah P. Hinson -The Possibilities-)




3 commenti:

Anonimo ha detto...

The possibilities are inverse, now; the forecast not so good, for me now. For me, now...

Non so cosa altro aggiungere. Solo che capisco, capisco, respiro ciò che dici.

Anonimo ha detto...

Ci ho pensato tutto il giorno, fra un alimentatore switching ed una linea di trasmissione. Al post, voglio dire. Ad Amanda.

Io ho un ricordo preciso: quando avevo la sua età, io qaundo mi dicevano di godermi i 18 anni, che non sarebbero più tornati e tutto, io più me lo dicevano più volevo superarli, diventare grande, non dover più essere il destinatario di certi "consigli". A me la vita facile non è mai piaciuta, ho sempre più o meno consciamente cercato di rendermela dura, difficile, poco convenzionale.
Non rimpiango i miei 18 anni, anche se so di averli vissuti male, sedentariamente, senza rischiare più di tanto, chiuso nel mio guscio di solitudine. (In realtà forse non è proprio così, a 18 anni il mio Rischio l'ho preso, ed è andata male). Sono contento di essere spicato (in palermitano significa "essere cresciuto di botto") a 21 anni, un po' più maturo per capire le cose che mi succedono.

Mi chiedo anche se a 18 anni uno può cambiare indelebilmente, irreversibilmente la propria vita; mi chiedo se è possibile proprio alla luce dell'"innocenza" con cui li abbiamo vissuti, i 18 anni.

Ho una sorella più piccola anche io: di anni ne ha 16, ma io non sono capace di "comunicare" con lei. Mi rendo conto di mortificarla, di voler a tutti i costi limitare i suoi impeti e le sue passioni. La ragione è che vorrei farle capire ciò che è falso e inconsistente: mi incazzo quando la becco che guarda MTV, mi incazzo proprio molto e divento acido, mi incazzo quando torno a Palermo e dopo tre mesi che non la vedo la trovo truccatissima e altezzosa, con le scarpe alla moda e sempre più viziata da mio padre.
Mi chiedo se non dovrei semplicemente lasciarla essere, non rovinare la sua innocenza. Mi chiedo anch'io se, finché ci sono stato, l'ho tirata su troppo responsabile. La risposta, triste, che mi dò, è che le ho insegnato ad ammirare me, che sono solo un infelice ed una figura grigia e incolore.


(p.s.: Suz, io non lo so, io scrivo e scrivo, però forse sono un po' eccessivo per un commento ad un post. Se è così, davvero, dimmelo)

quel che sapeva frà ha detto...

ma va là. a me piace leggerti. Purtroppo oggi ho i secondi contati ma appena posso ti rispondo riga per riga, parola per parola. Promesso.