Sabato.
Resto seduta di fronte alla scrivania ingombra di appunti, sottolineature, libri aperti e chiusi, matite, righelli, evidenziatori scarichi e no, fogli bianchi e fogli pieni di scarabocchi e ghirigori.
("she gave herself to books and learning she gave herself to being number one")
Finita la benzina forse, mi sento piccola come una zanzara, una delle tante che ronzano nell'aria calda della Seattle piemontese.E' arrivata l'estate, decisamente.
Fuori è pieno di persone che succhiano granite, passeggiano, si abbracciano, ridono, chiacchierano, sfoggiano la prima abbronzatura da piscina.
Io apro piano il palmo della mano nella penombra della stanza e al posto di lucciole brillanti ritrovo le consuete sottili linee fatali tracciate sulla pelle.
("Judy never felt so good except when she was sleeping")
Così penso che studierò un paio d'ore, passeggiando dentro al silenzio di tutte queste pagine piene di parole e andrò a dormire, come faccio sempre.Perchè io sono così, io vedo tutte queste ombre scendermi addosso e cercare di rubarmi i colori che ho dentro la testa e allora chiudo gli occhi e aspetto che passino, come facevo da piccola quando c'era un temporale e avevo una fifa buia dei fulmini, della luce che inondava di colpo la mia stanza, e mi cacciavo con la testa sotto le coperte, perchè con gli occhi chiusi si sentiva soltanto il rumore e non era la stessa cosa, non faceva la stessa paura.
(" Walking the street from morning to night with a star upon your shoulder
lighting up the path that you walk with a parrot on your shoulder,
saying everything when you talk
If you’re ever feeling blue
then write another song about your dream of horses")
3 commenti:
che abbiam fatto di male per passare il sabato sera a una scrivania?
buono studio, e buona notte
Io tu devi venire a Torino
Bellissimo, che non so come fai a esprimere certe cose che uno crede siano nella sottoparete della mente e che non possano uscire.
non so ma è splendido,suz.
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