mercoledì, luglio 27, 2005


Milano
E se qui a Seattle ormai siamo rimasti in pochi, a Milano ancor meno e mi fa parecchio strano non dovermi spintonare con centinaia di persone ogni secondo per prendere la metro.
Caldo, parecchio caldo.
I Navigli afosi e immobili, l'acqua però è trasparente e ci sono anche dei pesci che ci nuotano dentro, incredibile. L'inevitabile Libraccio, gli inevitabili acquisti di libri assolutamente d'occasione, assolutamente imperdibili. Berengo Gardin e gli spaghetti al pomodoro e basilico che desideravo ardentemente papparmi da due settimane. La bianchissima Triennale, che sembra un neon talmente è luminosa.
500 ml di coca-cola ingurgitati in una manciata di secondi, il giorno in cui il mio stomaco esploderà spero tanto che le persone a cui voglio bene siano da un'altra parte.
L'estate va come un treno, come il treno che mi riporta a casa con i finestrini giù e le pagine del libro di fotografia che ho comprato che si sfogliano da sole.
Ci sono le risaie verde smeraldo.
Qualcuno di fronte a me si dileggia nello scattarmi fotografie mentre fingo di essere immersa in letture impegnate (Barthes).
Seattle
Il viale pieno di carrozzine, i bambini piccoli piccoli non vanno al mare, dormono tutta l'estate con i piedi a penzoloni e la testa di lato.
Alberi arancioni per la luce del sole, joggers che sfilano discutendo di frutti di mare, vecchi con i loro cani da compagnia, cani con i loro vecchi da compagnia.
Io seduta, appiccicata, a una panchina che rifletto su quanto mi sembrano lontani i tempi in cui scrivevo certe brutte cose, le ho rilette ieri prima di addormentarmi, pagine e pagine di parole nere, grigie e bluastre.
E che se adesso passasse qualcuno a chiedermi se sono felice gli rispondere di sì con la faccia, gli occhi, la bocca, i denti e il resto.

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