giovedì, gennaio 19, 2006
la voce dell'incandescenza
quel che sapeva
quel che sapeva frà
#1
Ci vogliono 14 euro e qualcosa per avere il mio diploma di laurea.
Non lo trovo giusto.
Se solo sapessero cosa ha significato leggere Derrida e, soprattutto, cercare di capirlo per quasi due mesi di fila, a ritmi infernali, se solo sapessero cosa ha davvero significato, sono sicura che non mi farebbero pagare niente, anzi, magari mi offrirebbero pure un aperol soda al bar vicino all'università che sembra una tenda per rifugiati.
Una leggenda metropolitana narra che un giorno, all'interno di tale tendone, il giubbotto di un povero malcapitato abbia preso fuoco e sia diventato cenere di fronte ai suoi occhi.
Lo aveva appoggiato troppo vicino alla stufa elettrica. Impavido.
Da quanto ho ascoltato questa storia per la prima volta mi siedo sempre lontano dalle stufe elettriche e dalle stufe in genere.
#2
Ho il raffreddore. Che schifo. Il mio corpo è una specie di continua fionda di germi in tutte le direzioni. Tutta la notte avvolta in una crisalide di Vix, stamane non riuscivo a staccarmi le coperte di dosso tanto ero unta. Neanche Elena Santarelli nel suo ultimo calendario, neanche.
E dovrebbero fare calendari di donne in pigiama con il raffreddore per dare modo alla gente di prendere coscienza di questa realtà. La donna non è sempre in topless impigliata in una rete da pesca con i glitter a forma di stellina intorno all'ombelico. La donna è anche raffreddata, con i codini da pippicalzelunghe, le calze di lana, i jeans sporchi di farina della settimana scorsa.
La donna sa guidare. Però sa parcheggiare molto di rado, questo è vero e vanta poche eccezioni.
#3
Verso le undici mi ha telefonato un amico chiedendomi se potevo fargli una foto per favore, che era molto urgente. Volevo parlargli del raffreddore e delle donne in pigiama e del fatto che il pigiama in quel momento ce l'avevo ancora addosso ma poi era urgente e allora ho accettato.
Mi ha chiamato alle undici e mi ha detto che sarebbe passato subito, quindi mi sono vestita e sono scesa in strada, lui naturalmente non c'era subito. L'importanza degli avverbi.
E' arrivato dopo un'ora e venti, io nel frattempo ero tornata di sopra e mi ero messa di nuovo il pigiama.
Più tardi ha centrato un palo con la portiera della macchina.
Gli uomini sanno guidare. Però fanno manovre troppo affrettate, questo è vero e vanta poche eccezioni.
Everything in its right place
Voglio diventare una di quelle persone che mandano a farsi fottere le Opportunità Maiuscole. Fiera del fatto che se non mi va di fare qualcosa, se in questo momento sono più per un continuum spazio-temporale che per un ulteriore strappo esistenziale allora dico no e basta, senza successivi rimpianti.
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4 commenti:
A te il VIX ti fa male... smetti di tirarlo su di naso... :D
E telefona al tuo migliore amico... che migliore amico è, sennò? Ed io, lo sai ormai, di migliori amici persi per strada ne so parecchio...
Curati il cool.. perchè sennò mi ti raffreddi troppo anche dentro...
UN bacione e viva il vin brule'!
beh io la donna in pigiama raffreddata che scrive cose interessanti la trovo più secsi di elena santarella nella rete.
mia moglie sa parcheggiare ma penso che aver vissuto a milano fino a poco tempo fa sia un'ottima ragione.
eliduin: Vicks rules!
E' l'unica cosa che riesca a farmi respirare in questo momento. Non chiamerò il mio migliore amico, non solleverò nessuna cornetta e non scriverò nessun messaggio. E non perchè mi arrendo o perchè ci rinuncio ma solo perchè voglio che lui stia bene davvero. Avere vicino me che gli dico costantemente la verità su certi fatti o su certe persone non deve essere facile. Certo, mi dispiace infinitamente, sono triste per questo, ma credo, ecco credo che forse senza di me la sua vita gli appaia un pochino più semplice.
happy: ce ne fossero come te. Comunque è indubbio il fascino del naso chiuso che ti fa quella voce a metà tra Valeria Golino e il Puffo Brontolone.
henry: io ogni volta che sono a milano in macchina con un'amica penso che ci darei di matto a guidare in un posto così. Non ho prontezza di clacson e di gesti volgari.
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