domenica, gennaio 15, 2006
La città incantata
quel che sapeva
quel che sapeva frà
La città incantata è un posto dove gli occhi non servono, basta il cuore.
Ogni cosa spaventevole, disgustosa, insopportabile finisce per rivelare una dolcezza del tutto inaspettata.
Niente è quello che sembra: i mostri non sono mostri, le bambine paurose non sono poi così paurose, i bambini grassi e viziati sono più simpatici del previsto, gli uomini con sette braccia sono meno burberi di quanto uno potesse immaginare, gli spiriti regalano oro e cercano amicizia, le streghe diventato "nonnine"...ci si può perfino innamorare di un drago un po' ladro.
Questo mi ha colpito de La città incantata. Luogo non-luogo in cui la continua metamorfosi di personaggi ed eventi sembra appartenere a un sistema ben preciso, che ci fa grattare la nuca quando invece i personaggi della vicenda si limitano ad accettarlo, scegliendo di vivere il loro destino fino in fondo.
La città incantata è appena al di là del nostro modo occidentale di affrontare la realtà; è sufficiente imbattersi in un sentiero secondario e decidere di percorrerlo per abbandonarsi all'avventura più grande, quella di recuperare il vero significato delle cose, al di là del nome con cui siamo soliti chiamarle.
[C'è da dire che uno apprezza certi film soprattutto quando questi si rivelano essere i film "giusti" per lui in quel momento preciso. Io avevo bisogno di una storia così, piena di sogni, speranze, coraggio, animaletti strambi e sentimenti che vanno al di là della pelle e dei vestiti].
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