Torino.
Il viaggio in treno, quando fuori è ancora buio, la testa appoggiata al sedile e gli occhi fissi sulle immagini degli altri passeggeri riflesse nel vetro. C'è Amanda di fronte a me che si lamenta del suo raffreddore e controlla di non avere dimenticato calcolatrice o appunti.
Oggi il suo primo esame, io in giro a sbrigare per lei alcune cose burocratiche da segreteria, ed è buffo, io nella segreteria della mia università ci sarò entrata tre volte in tre anni, forse perchè non sopportavo le code e la maleducazione delle facce scazzate dietro gli sportelli.
Camminare la mattina presto nel freddo fa un effetto strano, il cielo grigio sembra volersi inghiottire i tetti delle case. Rumore di gru, di pietre spaccate, di asfalto che cola. Uomini piccolissimi si muovono come formiche lungo lo scheletro di nuovi edifici. Un aereo tra le nuvole, un uomo zoppica verso la fermata del tram. I miei piedi si muovono dappertutto, sfilo attraverso un mercato di frutta e poi lungo un corso di cui non conosco il nome.
Forse avrei potuto vivere anche qui.
Mi sarei abituata a tutto questo.
Chissà che non succeda in futuro, ora che il futuro mi sembra essere diventata questa cosa lontanissima e rarefatta come aria in cima a una montagna che non ho nemmeno iniziato a scalare.
Ho visto Texas, non mi è piaciuto.
Ho finito Il paradiso altrove, mi è piaciuto.
Ascolto Sufjan, mi piace sempre di più.
mercoledì, gennaio 11, 2006
il cielo sopra torino
quel che sapeva
quel che sapeva frà
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento