mercoledì, febbraio 21, 2007

dura lex sed lex

Qui casa.
Qui finalmente casa.
Oggi giornata di merda altresì soprannominata "se qualcuno mi ruttava in faccia appena aprivo gli occhi stamattina mi sarei sentita comunque meglio".
La scuola è un ambiente pieno di donne.
Le donne sul lavoro sono fondamentalmente stronze.
Non ti aiuteranno mai, non si complimenteranno con te, aspetteranno che tu sbagli per potersi trovare lì a puntarti il dito contro.
Sparleranno di te alle macchinette del caffè.
In bagno.
In cortile.
Dal parrucchiere.
Le donne sono (anche) così.
Sarà che la parte che di me sento maschile è proprio in questa totale assenza di interesse smodato nei confronti altrui.
Avete presente quel saggio motto popolare che qui cito testualmente"chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni?". Per me è diventato una ragione di vita.
Più cresco, più trovo futile investire il mio tempo nel vivisezionare vite altrui.
Ho già abbastanza nodi con la mia. Gli altri facciano ciò che credono.
E poi voglio campare cent'anni.

ore 13.00 dopo due ore di delirio collettivo, una verifica di storia tra l'altro andata inaspettatamente bene (il che mi fa supporre che forse anche quelle che si guardano con sguardo vacuo le suole delle scarpe mentre spiego qualcosa lo ascoltano) una mezz'ora di follia con la ragazzina dislessica che decide che non può fare niente perchè non c'è la sua prof di sostegno, il bambino con disturbo comportamentale dichiarato che vaga per la classe menando coppini a destra e a manca, il bambino con il disturbo comportamentale non dichiarato che lancia gessetti addosso ai compagni, i bambini con disturbi comportamentali manifesti che giocano a spezzare matite dandosi pugni sulle mani, un'insegnante di sostegno in un angolo che gioca a consumare ossigeno e fissa l'infinito avanti a sè pensando che naufragar l'è dolce in questo mare, la salvifica campanella suona mentre il mio cuore recita alcune laude francescane.
Sento i nervi cerebrali distendersi, raccatto le mie poche e povere cose e mi appresto a scendere le scale con scolaresca al seguito preparandomi psicologicamente all'idea delle tre ore pomeridiane nello stesso istituto.
Giunta in fondo alle scale commetto l'errore.
Di abbassare la guardia.
Rilassarmi, assumere l'espressione di una giovane supplente stanca e un po' provata dalla mattinata appena trascorsa. Sono lì con i miei registri in mano, pacchi di compiti da correggere, il mio cappottino preso ai saldi della stefanel tre anni fa.
E lei, una di quelle donne stronze di cui ho accennato prima, capta la vibrazione, intuisce il segnale.
Fondamentalmente sente l'odore del sangue così come uno squalo bianco in compagnia di un cucciolo di labrador ferito lievemente a una zampa.
Mi raggiunge alle spalle mentre l'accolgo con il solito sorriso di circostanza della serie -ehi so che mi odi però che ne diresti di fingere il contrario?-
Inizia la lavata di capo o come scriverebbe meglio qualcuno dei miei alunni il momento dell'umiGLiazione.
Davanti a tutta la scuola, le bidelle, le colleghe, alcuni passanti che transitano di lì per caso, le fotocopiatrici, due piante di plastica impolverate, una vetrata sporca vengo accusata di non occuparmi dei miei ragazzi, di non stare vigilando su di loro, di aver appena compiuto un gesto gravissimo (ma quale?) il tutto pronunciato con lo stesso tono di voce di mariah carey ai tempi d'oro di all I want for christmas is youuuuuuuuu.
Io ci resto, perchè come ho accennato prima mi ero lasciata andare disattivando lo scudo interspaziale per qualche secondo. La iena prosegue coinvolgendo una terza collega e cercando la sua approvazione per denigrarmi (altra cosa in cui le donne sono campionesse mondiali, se ti devo sputtanare lo faccio in compagnia così ti dimostro che non sono la sola a pensare che tu sia una merda secca).
Fermamente rispondo che alcuni dei miei ragazzi erano di fianco a me e nel momento della cazziata suprema stavo sventando una frattura ai denti di un bimbo di prima (e lui chi doveva guardarlo? cacchio ma perchè anzichè avere di questi pensieri ho cercato di non fargli fracassare la mandibola? scema!) e cerco di concludere l'episodio con il solito atteggiamento -sì sono la supplente e sì oddio anche stavolta lei mi sta insegnando come si sta al mondo meglio che mia madre o buona donna- la iena si incattivisce ancora di più e raggiunge le ottave di whitney houston in I will always love youuuu.
Scatta il momento mario merola.
Travolta da un fiume di bambini inghiotto rumorosamente l'incipit di un turpiloquio tarantiniano e concludo la conversazione chiedendo gentilmente come debbo comportarmi per la supplenza pomeridiana in merito di aule. Risolto il problema mi avvio verso l'aula insegnanti con la mia bella pala conficcata là sui monti con annette e sento che la vipera dietro le mie spalle (ma non abbastanza dietro perchè io non possa udire, coincidenze...) confessa alla collega di non poter tollerare tali mancanze di rispetto e aggressioni verbali.
Ora.
O quella donna si fuma roba cattivissima oppure ha visto troppe puntate di Uomini e Donne.
Ribadisco di non aver aggredito nessuno ma aver cercato semplicemente di chiarire la situazione, ricevendo le ultime frecce avvelenate di fronte a quei bambini che prima non avevano sentito bene. In un angolo in fondo al corridoio un bidello sta vendendo le magliette con la mia faccia e la scritta Io c'ero.
Trascorro la pausa pranzo vagando per la città con lo stomaco al posto del cervello e il cuore in un orecchio. Cerco di calmarmi, cerco di non sentirmi come al solito il don chisciotte della bassa che vuole cambiare un sistema che non cambierà mai.
Nel corso del pomeriggio l'essere femmineo fingerà una riappacificazione (ma non è la parola esatta) e affermerà con magnanimità di accettare la mie scuse. (scuse? e chi gliele ha mai fatte?).
Ore 17.00 esco da scuola.
Oggi ho imparato che disattivare i propri scudi interspaziali è pessima cosa in un ambiente femminile. Soprattutto quando stai cercando umilmente di migliorare la vita a qualcuno. Perchè a scuola l'unica cosa che conta davvero è tenere i denti in mostra. E ringhiare.
Anche senza convinzione.
Perchè tu credevi di essere lì per fare del bene ai ragazzi mica per dimostrare qualcosa a qualcuno.
Meglio non dirlo in giro.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Difficile dare un consiglio in questi casi, mi limito a dire solamente "coraggio" e se nessuno si congratula con te, mi congratulo io per l'ottimo lavoro che fai, deve essere difficilissimo reggere una scolaresca (io ad esempio non ce la farei mai).
Non ti abbattere. Le scassacazzo (ci sono anche gli scassacazzo, ma in effetti me ne sono capitate di più donne) frustrate che non aspettano altro di sfogarsi con il primo novizio che capita sotto tiro purtroppo ci sono in ogni ambiente di lavoro :/ Questa è una delle tante (mille) difficoltà che incontrano i giovani nel lavoro...

Un bacio
Rob

Anonimo ha detto...

Non vale la pena prendersela. Nella scuola hobbit dove ho iniziato l'anno scolastico la preside/dirigente mi aveva fatto una grande cazziata perchè avrei dovuto attivare un laboratorio teatrale...peccato che nessuno me l'avesse detto! Comunque il problema di quella lì è che l'anno scorso faceva la vicepreside e quest'anno non lo è più. Il potere si sa, logora chi non ce l'ha. A me ha fatto il cazziatone perchè un mio allievo è andato a prendersi la merenda alla macchinetta. Quando io non ero neanche in servizio, peraltro. Comunque, come è stato detto da un mio saggio amico, il problema di quella lì è che non scopa.

Enzo ha detto...

milady, se il problema fosse solo quello di non scopare, allora io dovrei essere aggressivo come un serial killer... :-)
Fra', coraggio, e se per un tuo prossimo "momento Mario Merola" dovessi aver bisogno di un repertorio di "jastemme & strascini" degno della tradizione della sceneggiata, rivolgiti pure al sottoscritto partenopeo...
:-)

Anonimo ha detto...

Dopo questa lettura la mia sana e consapevole misoginia ne è uscita decisamente rinvigorita. Non so dire se sia un bene o un male...Riguardo agli scudi interspaziali, chiunque abbia visto un paio di puntate di Star Trek sa benissimo che non sono mai serviti a un emerito.

quel che sapeva frà ha detto...

Rob: la tua spalla maschile cui appoggiare questo post e il meraviglioso epiteto per l'essere "scassacazzi" mi hanno decisamente rincuorata. Merci

Milady: quel luogo è fitto di misteri, ogni giorno aprendo un armadietto o leggendo una circolare si aprono nuovi ed inesplorati mondi di cui non sospettavi neppure l'esistenza...

Enzo: tengo presente la candidatura per i prossimi consigli di classe...

Anonimo: beh poi pure gli uomini hanno i loro difetti. Però non possiamo nasconderci dietro un dito. Le donne saranno essere stronze in maniera sublime e per nulla spontanea.