domenica, febbraio 25, 2007

the purchet's weekend

Il fine settimana passa in un soffio veloce, nemmeno il tempo di esprimere il desiderio che duri qualche ora in più.
Piove sparso, io ho lasciato a casa l'ombrello, cammino nella domenica mattina con Amanda al fianco, una volta raggiunta la nostra dimora abbiamo dei capelli che manco donna summer.
Comunque. Ieri sera ho mangiato come un purchet* (porchetto n.d.r.). Sono giunta alla conclusione che molti piaceri della vita si nascondono in un buon bicchiere di vino e un piatto di generosa zuppa toscana. Peccato per quell'assordante musica lounge che mi ha mandato in sbattimento. C'era di tutto su quella maledetta tracklist: perù, spagna, francia, rielaborazione chill out di chopin, veramente cose da far venire i brividi.
Lo stato umorale del momento è tranquillo. Il weekend mi ha visto protagonista di spese a piccoli prezzi, all'outlet di mango svendevano le giacche a 3.99 (manco al lidl), me ne sono comprata una per i consigli di classe di giovedì, quando me ne starò splendida e altera nel mio invisibile angolino a meditar tutt'altre cose.
Ad esempio che l'8 marzo è vicino, e io devo ancora preparare degnamente questa sorta di intervento filosofico che mi è stato richiesto, ma non riesco neanche a leggere più di tre pagine di infinite jest la sera, e mi addormento come un bisonte a cui è appena stata sparata una forte dose di sedativi. Ad esempio che giovedì prossima arriva in italia la mia amica scozzese con cui ci si era viste poco in francia e allora è davvero carino avere una seconda possibilità di frequentarsi in modo più decoroso. Ad esempio che dovrei occuparmi della programmazione per la semaine prochaine, eppure l'unica cosa che mi riesce bene oggi è restare imbambolata davanti alla finestra e guardare la città perdere di luminosità come se qualcuno la stessa fotoscioppando.
Mah.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi dispiace davvero leggerti così provata! in effetti l'impatto con gli insegnanti deve essere devastante, e per l'esperienza che ne ho io neanche il tempo e/o dimostrare di essere in gamba potranno maturare la questione in meglio. Hai ragione: la sala insegnanti si impregna delle stesse vibrazioni marce di competitività, invidia, frustrazione, degli spogliatoi per le cassiere degli ipermercati (altro ambientino da non augurare a nessuno)... in bocca al lupo e stringi i denti - così puoi ringhiare meglio - e per ritemprare orgoglio e vocazione recita il mantra: "capitano! mio capitano!"

Anonimo ha detto...

Gioiuzza le mie spallucce da maschietto sono sempre disponibili ogni qualvolta vuoi.

Perché questo mondo fa schifo, e bisogna aiutarsi.

Ciaoo Rob