giovedì, ottobre 26, 2006

Generazione Nothing


*Liberamente ispirato a una conversazione realmente avvenuta nelle precedenti ore

-Pensaci, non so se te l'ho già detto, ma in fondo noi siamo la generazione inesistente. Nel senso che per la società di oggi non esistiamo: non siamo più studenti, non siamo disoccupati perchè a vent'anni è troppo presto dirlo, non siamo occupati e se lo siamo è perché lavoriamo in nero. Non siamo niente di indicabile-
-Dev'essere per quello che quando cammino per strada ho la chiara sensazione di essere fuori da me stessa e guardare il mio corpo vivere come in un film. Io non esisto, c'è solo una scialba immagine di me che si muove nel mondo. E ci aggiungerei anche un altro fatto; se prima ero fermamente convinta di poter rendere l'intorno un posto migliore con il mio modus vivendi e non avevo paura di sognare cose grandi e belle e sacrificare/rmi per averle, adesso ho paura che sia arrivato il momento x. Quello in cui la generazione da x diventa inesistente, quello in cui ancora non sono diventata cinica ma mi ci sto avvicinando a una velocità impressionante.
Ogni volta che metti un paio di scarpe col tacco perché così fai bella impressione, ogni volta che sorridi mentre per la gola ti scende l'ennesimo boccone amaro, ogni volta che ti ritrovi di fronte alla totale e spaesante inutilità del tuo entusiasmo-

-Già. Sarà per questo che mi sento vecchia a vent'anni? E' davvero tutto molto complicato, non si da che parte cercare una soluzione e se poi questa soluzione esista. L'abbiamo risolta con la moda del partire, del "fare esperienze". Si va lontani, si conoscono persone nuove, si imparano cose e poi quando si torna qui non è cambiato nulla. Tutti partono ma io ti confesso che se riuscissi a trovare quello che mi piace dove sono ora, se riuscissi a essere un po' più felice, non andrei proprio da nessuna parte-

-Sarà che sono l'unica cretina che è andata all'estero a spaccarsi la schiena. Però insomma, lo ammetto là si respira un'aria diversa. Magari è la solita illusione o magari invece c'è ancora qualche barlume di civiltà. Il mio problema nelle partenze è il ritorno. Che non è mai scontato, anzi. Cioè se proprio devo finire ad acidume e superficialità meglio provarci un'ultima volta in grande stile-

-Facciamo qualcosa? Mettiamo su un'attività, non so, qualunque cosa, siamo intelligenti, siamo spigliate, siamo brave e di buona volontà-

-Ma abbiamo studiato filosofia-

-Ca***-

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel paradigma post-adolescenziale del trovare il proprio ruolo.
Descrivi una società che è fatta di una strada che ti guarda ma ti passa attraverso, fissandoti vede solo se stessa.
Poi cammini per la strada e, tu, vedi te stessa.
Necessariamente bisogna essere veduti?
Parrebbe che il problema sia questo.
Ma io ho troppa stima nei tuoi riguardi per crederlo, e tu?
Allora il problema non esiste più. Ecco fatto...

quel che sapeva frà ha detto...

Mumble mumble.
Sul paradigma post-adolescenziale sono d'accordo. Nel senso che per me essere presa male equivale a rituffarmici.
Sul resto rifletto e rimugino :-P