L’ultima ora dell’ultimo giorno di scuola vuole tutti i gremlins raccolti in palestra per celebrare il pensionamento di uno stimato professore di religione su cui non esprimerò pareri.
Già l’idea di radunare tutti quanti i gremlins nello stesso posto mi pare terrificante, quasi una mensa moltiplicata all’ennesima potenza; ma, al solito, è uno sporco lavoro e qualcuno deve pur farlo.
Raduno la mia folla di seconda e li conduco in palestra dove già si sono ammassate alcune classi; entrando noto la povera Rottenmaier alle prese con i suoi diavoli di seconda che hanno lanciato uno zaino sopra al canestro: è lì che zampetta nel vano tentativo di tirarlo giù prima che arrivi la preside. I ragazzi sghignazzano e si dileguano, e lei resta lì sola sotto quel canestro troppo alto per essere raggiunto. Quella è la donna che a tre giorni dalla mia venuta a Smallville mi aveva cazziato ferocemente per una mia presunta negligenza nell’assistenza ai miei ragazzi. Che ora stanno seduti con le spalle appoggiate al muro e ogni tanto mi scandiscono labilmente “Che palle prof, quanto dura?” “Spero poco ragazzi”.
La festa di pensionamento sta per cominciare.
La massa umana è radunata a mò di vodafone lifeisnow e le Titolate schierate con le solite facce del incarognite tra i ragazzi.
Ci sono tutti gli elementi tipici del party di pensionamento: protagonista del pensionamento incollato al cellulare, colleghi cui non gliene potrebbe fregar di meno (io), colleghi che sono contenti che se ne vada perché gli è sempre stato sul piloro, ragazzi che pur di non essere lì preferirebbero essere interrogati sull’analisi del periodo(tutti), l’immancabile microfono malfunzionante e l’animatore della festa (per l’occasione un Marylin in grande spolvero).
L’unica cosa che manca è il buffet, ma mi consolo pensando che forse verrà fatto un rinfresco in forma privata al termine delle lezioni.
(perché non dico tanto, ma dopo aver spontaneamente donato cinque euro per il regalo di un individuo che non mi ha mai degnato di qualcosa che fosse più di un’alzata di sopracciglia, almeno un porco bicchiere di spumante direi che me lo sono meritata).
Parte il commiato strappalacrime della dirigente sull’angelico neopensionato; nel frattempo osservo i gremlins dediti nelle più svariate attività: c’è chi si prende a coppini, chi cerca di staccare a morsi l’orecchio del compagno, chi dorme, chi si scaccola, chi ascolta il lettore mp3, chi fa pernacchie, chi si sfida a duello con le righe da disegno.
La cosa più divertente è che proprio mentre Marylin tenta invano di richiamare all’ordine i facinorosi, un gruppetto di bambini si stacca dalle prime file e forma una palla di mani, braccia e gambe avvinghiate come serpenti tropicali in una lotta all’ultimo sangue. Quasi lo travolgono.
Col passare dei minuti la folla è in delirio.
Nel mezzo riconosco le facce note e meno note di tutti i bimbi che ho avuto tra i piedi negli ultimi mesi: è incredibile il numero di nomi e di storie che ho imparato a memoria.
Tra i vari alunni A. , alunni E. e alunne D., ci sta pure il piccolo Prince che, dopo aver incrociato il mio sguardo, si sposta e guadagna una posizione a pochi passi da me ed esattamente di fianco al suo acerrimo nemico, l’alunno M. cui è legato da un rapporto di amore e odio.
Oggi è l’ultimo giorno di scuola e i due si comportano da grandi amici, smezzandosi una focaccia unta con un gesto di intesa. Prince, il monello dal cuore tenero, è la versione junior di Mac Gyver: prima riduce a brandelli un paio di bicchieri di plastica e li utilizza per esprimere il suo disappunto sfregandoli con forza all’indirizzo dei due insegnanti che si stanno esibendo in una performance jazz di gusto ambiguo; poi materializza dal nulla un aereo gigante e mi chiede se può lanciarlo in testa al professore neopensionato.
Alla fine, chi l’avrebbe mai detto, proprio lui è l’alunno più dispiaciuto della mia dipartita.
Al suono liberatorio dell’ultima campanella dell’anno i gremlins corrono verso l’uscita come una mandria di bufali. Non ci sarà nessun rinfresco con cui sfamare il mio stomaco brontolone.
Ma la delusione nulla può nei confronti del brivido di sollievo che mi corre lungo la spina dorsale al pensiero che la scuola è finita.
lunedì, giugno 11, 2007
School is over, parte terza: il P.P. (party di pensionamento)
quel che sapeva
quel che sapeva frà
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2 commenti:
Che bello! Festaaaaa!
sììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!
Mi sono già concessa una mega cena luculliana con vino di qualità per festeggiare la mia ritrovata disoccupazione :-)
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