domenica, febbraio 19, 2006

*walk the line


Quando c'è nebbia da troppi giorni, che poi non è nemmeno nebbia ma è budino grigio, non c'è niente di meglio di un polpettone romantico come Walk The Line -Burning love- e un litro di cocacola fresca ghiacciata. Sia chiarito fin da principio che l'utilizzo del termine "polpettone" è qui assolutamente affettuoso e bonario; nonostante il 98% degli astanti presenti in sala si sia abbioccato alla seconda canzone cashiana lamentando un'insostenibile noia narrativa (ma si aspettavano un film con pistolettate e misteriosi assassini?) io ho continuato a muovere a tempo di musica i miei piedini distesi sulla poltroncina deluxe (yu-hu).
Gioacchino Phoenix sgrana enormi occhi lucidi attraverso le luci di scena. Mi piace pensare che abbiano scelto lui per questo ruolo perchè chi ha perso un fratello può essere interpretato solo da chi ha perso un fratello. Non so, credo ci siano esperienze difficilmente avvicinabili da chi non le ha vissute sulla propria pelle. Poi, ci sono le persone che hanno il dono di avvicinarti a esperienze lontane anni luce da te ma che finisci per comprendere e capire.
Johnny Cash aveva questo dono, di mettere vicini carcerati, ragazzine, uomini scavati dalle turbolenze della vita e casalinghe; di arrivare al cuore della gente (che quello è sempre uguale per tutti). Il film manca di "mordente", ma il protagonista è di per sè un personaggio straordinario così che, alla fine, non si rimpiange troppo una sceneggiatura più forte e invasiva. Restano le canzoni assolutamente meravigliose; resta il romanticismo folk di una proposta di matrimonio fatta sopra a un palcoscenico; resta un bisogno continuo di affetto, una profonda umanità.
Walk the line allora, pur non essendo un capolavoro, mantiene una profonda dignità narrativa nella scelta originale di raccontare un personaggio e una storia che dovevano essere raccontati.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

condivido, io l'ho trovato splendido. non vedo che mordente possa mancare: penso che niente di meglio di un film hollywoodiano classico come questo (ci può stare "polpettone") possa arrivare dritto alla massa per raccontare e far scoprire un personaggio del genere. un documentario non avrebbe sortito lo stesso effetto, un film smaccatamente d'autore avrebbe forse messo in ombra il personaggio a favore del regista. penso che si possa entrare nel cinema ignorando chi sia stato johnny cash e uscirne soddisfatti e emozionati, e per un film musicale biografico è una gran cosa. e se ci si abbiocca o ci si incazza perchè è lento, beh vaffanculo andate a mangiare pop korn da n'altra parte, no? :)
ciao!
happy when it rains

(ma un salto alla torino olimpionica lo fai?)

quel che sapeva frà ha detto...

...avrei voluto forse qualcosina in più dalla sceneggiatura, perchè sono donna perfezionista. Per il resto grande Gioacchino, sofferto, vissuto con quel suo fantastico modo di abbracciare la chitarra e grande Reese, che passa dalle commedie più superficiali, a una performance da attrice con gli attributi di marmo. E poi la musica signori miei, la musica.
I love this folk.
Magari ci vengo a torino questa settimana...se smette di nevicare!

Anonimo ha detto...

Quindi è bello quindi?
Io dovevo andarlo a vedere con Albs ma ancora non si fa sentire inghiottito dalla foschia deprimente di questa Milano eternamente invernale. Non fare la snob e dillo che ti è piaciuto il titolo italiano...
"Well he's not very handsome to look at
Oh he's shaggy and he eats like a hog
And he's always killin' my chickens
That dirty old egg-suckin' dog".
Baci

quel che sapeva frà ha detto...

Ci mancava solo che lo traducessero "Cammina la riga", poi davvero molto simile a un motto famosissimo scritto su tutti i bagni del mio vecchio liceo scientifico con finale aulico (...tiri una riga). Mah.