sabato, novembre 27, 2004

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Italo Calvino -Le città invisibili-
E basta.
Credo che questa frase sia in assoluto il segnalibro significativo più adatto per l'ultimo periodo, frase sentita citare per caso oggi a un festival di poesia civile, dove uno va per un certo motivo e poi scopre che i motivi che lo hanno portato lì erano altri...reincontrare persone sognate la notte precedente, osservare certe cose, ascoltare discorsi e pensieri che nei momenti in cui vengono pronunciati combaciano perfettamente con quelli che languivano da qualche parte del mio bizzarro cranio.
E poi.
Ai giardini della stazione con la Patty che raccoglie le foglie e Arbore che scatta le sue foto agli alberi mentre gli aerei lasciano le loro scie sanguinanti nel cielo crepuscolare.
Io vorrei scrivere, vorrei leggere, vorrei fotografare, vorrei viaggiare e scoprire tutto quello che non è inferno.
Dargli spazio, proprio come dice Calvino.
Ci sarà tempo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

c'eri anche tu alla stazione di vercelli a protestare contro il nucleare?brandendo libri di filosofia?

pepe

quel che sapeva frà ha detto...

Non riuscivo a capire a cosa ti riferissi poi oggi ho letto i titoloni sulla prima pagina del giornale locale con tanto di foto: quattro persone infagottate in un telo di plastica bianca sdraiate sui binari. Hanno tutto il mio rispetto, le iniziative contro il nucleare sono roba che si dovrebbe fare tutti i giorni, però a stare sdraiati sui gelidi binari vercellesi spero non sia venuto uno squaracchio a tutti i dissidenti...

Anonimo ha detto...

E' uno dei passi che meglio e col minor numero di parole possibile riassumono meglio ciò che provo, ciò che voglio dire. Riassumono me e, come me, altre persone che non conosco o che conosco. Un numero non suffcientemente alto di altre persone...
E non lo so. Io cerco anch'io, mi dò da fare, provo. Ci vogliono attenzione ed approfondimento continui, dice Italo. Eh, è massacrante aggiungerei io...
paueroso