Il cielo grigio, le risaie specchi bianchi e quel indefinibile senso di lentezza credo, che attraversa tutte le cose che scorrono ai lati del treno.
Ho messo la gonna, quella che mettevo in Francia per andare al boulot e che attirava la pioggia. Ha piovuto in effetti anche oggi mentre cercavo di concentrarmi sul mondo come volontà e rappresentazione senza cadere nella tentazione di lasciarmi trasportare dalle conversazioni dei vicini di sedile.
Il controllore psicolabile, le ragazze amiche di pierre casiraghi, il bambino di Scampia, la signora straniera che si stringe nelle spalle per l'aria condizionata gelida e mi lancia un'occhiata significativa cui annuisco di rimando, la stazione in bianco e nero, il vento che scuote i pioppi carichi di piume bianhce, le cose preziose che brillano nel cuore, pulsano.
Ci sono foto che non trovo più, altre che non ho tempo di appendere, altre che ho volontariamente nascosto per essere sicura di non ritrovarmele tra le mani.
Non sono sicura che riuscirò a tenere a mente davvero tutto.
Non sono sicura sia davvero maggio.
Di essere qui.
Di non essere altrove.
2 commenti:
Quanto tempo e che piacere... sicura di non avermi rubato la vita e di non aver affittato il mio sguardo? =O bah! mistero...
Oh anonimo ma chi tu ssei?
Il mio sguardo e la mia vita mi parevano miei per il momento ma Schopenhauer dice di non esserne mai troppo sicuri e non montarsi la testa. :-P
Posta un commento