Ed è di nuovo tutto bianco.
Dentro, fuori.
La città ricoperta da questa specie di sussurro compatto, shh-shh-shh.
Non si sentono nemmeno più le macchine, solo le voci dei bambini che giocano a palle di neve in fondo all'isolato, fradici e felici.
Io seduta in ufficio, guardo con stupore questo enorme cielo che sembra volersi mangiare la città, a cominciare dai tetti delle case.
E' bellissimo, non ci sono parole.
Poi dicano quello che vogliono, dei ritardi dei treni, dei disagi, del freddo, del fango, del ghiaccio.
Per me la neve resta qualcosa di magico.
Una regalo inaspettato, di quelli che ti accorgi che desideravi tanto soltanto nel momento in cui lo scarti e scopri cos'è.
Neve.
Shh-shh-shh
giovedì, marzo 03, 2005
quel che sapeva
quel che sapeva frà
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3 commenti:
vorrei commentare ma ho ancora nella mente quella visione geniale di persone che si lanciano delfini in mezzo alla piazza e che sarà il mio viatico per il successo.
gia te ne parlai in msn, ora non vorrei bruciarmi l'idea.
aiutatemi, soffro molto.
epep
solo un saluto prima della partenza
fly
Sono felice, queste parole. Perché per me quando nevica è un momento sacro, ipnotico, speciale. Eppure mi trovo a pensare che per molti, forse, di quelli che da sempre vivono a queste latitudini la neve è solo una fastidiosa consuetidine.
E invece tu mi stupisci, e ne sono felice.
Epperò che nostalgia quando la vedi scomparire, sciogliersi impietosamente. Che io quando nevica dopo un minutoostoogià pensando a quanto sarà brutto quando smetterà di nevicare (che sarebbe anche una metafora del mio modo di vedere la vita, sì, ecco)...
Lucio
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