E così tra ventuno ore (che saranno più o meno una settimana e qualcosina) avrò finito di lavorare in questo ufficio piccolo piccolo pieno di persone sempre incazzate, con un capo che è un incrocio tra ralph di happy days e porky’s (e per chi di voi non sa chi è porky’s si affitti quel dannato film maledizione).
Non mi accerterò più ogni mattina che l’ascensore è di nuovo rotto e due piani di irte scale mi attendono per la mia seduta di step giornaliero.
Non incrocerò più lo sguardo adorante degli studenti per cui la borsista è un campione di femminilità imbattibile, una venere di botticelli, una gnocca da paura e non importa se alle nove di mattina sei spettinata, hai l’alito che sa di verza del ’93 e l’aspetto di una che è sopravvissuta a qualcosa di troppo terribile da raccontare, loro ti ameranno sempre e comunque perché sei una BORSISTA.
Funziona un po’ come la storia del fascino della divisa credo, solo che qui fortunatamente di divise non ce ne sono (anche se io avevo avanzato l’ipotesi di indossare ogni giorno l’orrendo cappellino prodotto come gadget dalla mia facoltà e una maglietta con su scritto –gente del Piemonte orientale- ah,ah,ah.).
E chissà se questo posto finirà per mancarmi davvero, spiare le torrette del Sant’Andrea dalla finestra, bere the in continuazione, le metafisiche sigarette fumate in cima alle scale mentre il vento sembra volersi portare via il tetto del palazzo, i tentativi di studiare qualcosa (tutti miseramente falliti)…Beh, forse alla fine, mi mancheranno un pochino, anche se in questi mesi ho imparato qualcosa di fondamentale:
se esiste al mondo anche solo una possibilità di non finire a lavorare in un ufficio piccolo piccolo pieno di gente sempre incazzata allora voglio sfruttarla fino in fondo.
Perchè io sono ancora convinta che non tutti gli utenti siano potenziali rompicoglioni (anche se poi ovviamente qualcuno tradisce le mie fiduciose aspettative) e che alcuni siano semplicemente un po’ imbranatelli, e mi piace sorridere alle persone quando fanno casino o lasciano cadere i documenti dietro ai mobili, o si dimenticano le videocassette nei registratori o chiedono con insistenza la stessa cosa centoventivolte…perché penso che in fondo, se tutti fossero semplicemente splendidi e perfetti allora ad esempio una persona come me che schiaccia tre tasti sul computer ritira un documento e cerca roba nell’archivio non avrebbe proprio senso di esserci.
Mah.
Porky’s è appena passato impartendo una serie di stupidi ordini robotici, il termosifone è di nuovo rotto e ormai gli orsi polari si annoiano giocando alle associazioni mentali coi pinguini, ho 50 centesimi che non sono abbastanza per un panino e sono troppi per un caffè, qualcuno telefona con insistenza chiedendo di persone che sono tutte imboscate e io non so cosa rispondere (la verità? Una balla delle mie? Di quelle popolate di elfi, gnomi, streghe cattive e un filtro malefico?) ed è giusto arrivata una ragazza a lamentarsi che con questa cazzata dei login non funziona più nemmeno una stampante.
Beh, ripensandoci direi che alla fine sopravviverò allo shock da abbandono, voi che dite?
mercoledì, marzo 16, 2005
quel che sapeva
quel che sapeva frà
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2 commenti:
secondo me sopravvivi alla grande.
ma ora parliamo di me.
non so cosa vol dire essere una borsista. L ho subito associato allo scippo delle vecchiette ma siccome in passato l ho praticato e non mi sono mai sentito definire in tal modo, lo escluderei.
che vuol dire, suzie?
pepe
Colei che ha vinto una borsa di lavoro la quale per arrotondare i magri proventi del suo impiego scippa le ignare vecchiette che vanno a ritirare la pensione in posta.
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