sabato, luglio 15, 2006

D'estate a Vercelli uscire la sera è come galleggiare dentro un budino di umidità che ti avvolge e liquefa i contorni delle cose, dei discorsi. Ci sono le zanzare a Vercelli, a miliardi, certe volte uno ha l'impressione che finiranno per portarsi via i lampioni e tutte le luci e la città resterà nel buio più totale a farsi inghiottire dall'afa. Sono meravigliose le zanzare, se non pungessero eh, se non producessero quel rumore fastidioso nel cuore della notte per cui tu sai che è solo questione di tempo e che poi inizierai a scorticarti selvaggiamente la pelle con le unghie. Hanno un corpo fragilissimo, un pungiglione lungo e più sottile di un filo, vivono pochi giorni, forse uno soltanto. Beh allora, tanto vale che si bevano un po' del mio sangue. Sto diventando edonista per certi versi. Sto diventando che preferisco non andare a cercarmi i problemi, vivere galleggiando morbidamente cercando di lasciare da una parte gli ostacoli più evidenti. Mi piace essere tornata per qualche giorno. Il pensiero che comunque e dovunque sarò oggi, domani, tra un anno, a rimettere piede qui ci sarà sempre qualcosa che mi ricorderà qualcos'altro, perchè 22 anni nello stesso posto significa avere un ricordo di tutto, perfino delle scritte sui muri e dei cancello arrugginiti, perfino delle telecamere di sorveglianza e delle cabine telefoniche. E poi il resto, la gente che coltiva rancore, la gente lasciata alle spalle, è diverso non appartiene al contesto, è stata soltanto un momento transitorio come ce n'è tanti. Allora è bello uscire d'estate la sera a Vercelli e camminare avanti e indietro per quelle luci rosse e gialle e pensare che ci sono ancora altri 60 giorni francesi e chissà se quattro mesi sono abbastanza per avere dei ricordi di lassù.

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