sabato, febbraio 05, 2005

C’è questo cielo bianco-grigio oggi, mi sono svegliata presto e ho aperto la finestra per sentire l’odore del fumo freddo della riseria.
Io immagino che uno che venga da fuori non sentirebbe assolutamente niente, questo mio personale odore dell’inverno , delle cose dette sottovoce per non svegliare la città che dorme ancora.
E’ stato bello fare colazione con qualcuno, vedere mia sorella che prepara lo zaino e si beve il caffè sulla porta perché è già in ritardo, mi saluta con un bacio sulla guancia e scappa via.
Mi assomiglia?
Assomiglia a quella che ero qualche anno fa, in quel delirio di scuole superiori, ogni mattina con lo zaino in spalla e la bici alla mano.
Con i miei compagni con cui si rideva tanto e si usciva insieme il sabato sera e si passava un sacco di tempo a scherzare e a parlare e a fare progetti insieme.
Io a quelle persone lì volevo proprio bene, avrei fatto qualunque cosa per aiutarle.
E invece succede che non ci parliamo da tre anni,da quando ho scoperto che non avevo capito niente, che quegli amici pensavano di me che fossi una povera idiota, una gallina da spennare finchè ci rimaneva qualcosa attaccato.
Momentacci.
Io comunque non ho smesso di credere nell’amicizia, adesso frequento persone diverse e sono di nuovo completamente sbilanciata in avanti come una volta.
Perché credo sia giusto così, o almeno perchè non esiste per me un modo differente di concepire la fiducia nei confronti dei miei amici.
(Sono ariete, certe idee non le cambio nemmeno se mi si dimostra logicamente il contrario).
Ma stamattina pensavo a un’altra cosa: che le persone che ti fanno male veramente sono davvero tremende perché non si dimenticano mai.
Ci dimentichiamo di chi ci ha sorriso per strada un giorno, dei compagni delle elementari con cui ci rotolavamo in cortile, di un tramonto che ci ha lasciato a bocca aperta, di un discorso che ci ha appassionato, di una voce che ci ha tenuti svegli la notte, eppure non dimentichiamo mai il nome di chi ci ha fatto soffrire.
Almeno io non ci riesco per niente.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ne avevamo parlato anche in msn di questa cosa, piu o meno.
l'amicizia fa parte di quel complesso di cose essenziali (possibilmente visibili agli occhi) in cui ciascuno di noi cerca di trovare conforto, forse perche mancano tutte quelle complicazioni dei rapporti amorosi.e che senso ha un rapporto del genere se non c'è fiducia?fai bene a fidarti: è meglio vivere nella beata incoscienza e speranza piuttosto che stare a misurare ogni gesto degli altri alla ricerca del piu piccolo segnale di un qualche cosa che non va.
ma l'importante è vivere il tutto con un certo distacco, sapendo che tutto è comunque destinato a finire, a cambiare, a mutare.


pepe

Anonimo ha detto...

effettivamente a rileggere cio che ho scritto,non mi sono espresso proprio benissimo.volevo dire qualcosa di piu intelligente, ma, evidentemente, mi sono scontrato con la mia innata fallacia.

zorry

pepe

Anonimo ha detto...

E' un post così bello che non lo vorrei stuprare con i mei commenti cretini.
Quindi mi asterrò dal dire qualsiasi cosa.
Ciaoo
Rob

Anonimo ha detto...

Hai tremendamente ragione!!!!
by Arietina

P.S. il mio blog è su: http://mentiaperte.splinder.com
nick: Ornellina

Anonimo ha detto...

Che io a volte un odore dell'inverno lo sento, anche qui da casa mia a Torino. La notte, lo sento, quando fa -5°C o così. Quando c'è la nebbia la notte mentre sto posteggiando la macchina nel parcheggio privato che non è per me ma dove io poseggio ugualmente. E' un odore secco, di carta quasi. Un odore personale, come dici tu.

Fidarsi è ciò che ci può salvare, secondo me. Se ti fidi, e se l'altra persona è sincere, starai bene, veramente. Non in generale, che non esiste la felicità; ci saranno dei momenti fantastici, questo voglio dire.
Fidarsi è ciò che può distruggerci.
Essere espansivi, essere introversi.

(mi piace un sacco come certe volte cominci un post come se stessi presentando al lettore la scena, il paesaggio. Come in un film quando le prime scene servono solo a contestualizzare la storia. Poi, senza farcene accorgere, dici quello che vuoi dire, il pensiero che ti ha portato a scrivere. Che poi mi chiedo se hai un'idea in mente e allora la contestualizzi davvero o se fai come dicevi nel primo post di questo blog, quello che gli dà il nome: i chiedevo se non arrivi al computer e il riquadro bianco è la tua tavolozza immacolata da provare a riempire...)

Lucio