Che lunga, lunga giornata. Si è messo a fare parecchio caldo, avrò bevuto più o meno 5 mezze naturali, senza contare che la macchinetta si è mangiata 25 centesimi.
Ho scoperto che gli infingardi uomini della manutenzione la ricaricano lasciando degli spazi vuoti per fottere gli utenti fessi. Stavo già pensando di appostarmi dietro la porta aspettando che si presentasse uno di loro e stordirlo con una mazzata per poi impadronirmi della magica chiave passepartout.
Un anno di macchinette gratis. Dovrebbero metterlo come premio per chi ha dato tutti gli esami. Sarebbe bellissimo.
Una sete desertica dicevo, oltre che uno scazzo infinito nell'attendere di dare l'ultimo esame di questo infinito anno accademico. Io odio le attese. Stavo seduta in quest'aula con almeno una ventina di persone che si tiravano paranoie a vicenda. Ho resistito quindici secondi abbondanti e poi sono andata a sedermi in corridoio a ripassare. Considerando che avevo la minigonna e le gambe appoggiate al pavimento credo di avere contratto tutte le specie di funghi epidermici disponibili in ambiente universitario. Arriva il prof e sono sotto esame. Domande, risposte, la mente un po' è lì, un po' è fuori dalla finestra che cammina in mezzo al parcheggio assolato dove i soliti incalliti posteggiatori abusivi si sbracciano nell'indifferenza degli autisti maleducati.
Fortunatamente non cado vittima della sindrome homeriana da cervello che corre via urlando "Ok, io me la squaglio" emi barcameno nel ginepraio di domande sull'Etica di Spinoza. Cerco di dare un taglio personale all'interrogazione con l'utilizzo svariato di formule del tipo "Io penso" "Io ho capito". Sono cose che piacciono.
E via, anche stavolta è andata. E anche stavolta mentre esco dall'aula incontro il solito agente infiltrato CIA pagato per venirmi a dire che ho una dialettica invidiabile.
Vorrei sapere chi sta dietro a tutto questo.
Fuori i nomi.
Nel cortile universitario alcuni studenti giacciono riversi sulle panchine privi di vita. Io mi avvio verso l'ultimo centimetro di ombra. E dopo avere passato l'intera giornata a ragionare di necessità, causa-effetto, sostanza, causa adeguata e immaginazione, la migliore resta quella di un mio amico in merito al tema dell'individualità umana:
"Coito ergo sum".
Stasera birra outside, me la sono meritata ecchecavolo.
martedì, giugno 29, 2004
Che lunga, lunga giornata.
quel che sapeva
quel che sapeva frà
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2 commenti:
che flash commentare da queste parti.è un casino.ma che cosa studi e dove? www.filho-maravilha.splinder.it
studio il senso della vita :-)
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