giovedì, agosto 17, 2006

*Quello che non c'é (l'estate, ad esempio)

Sentirsi scivolare sotto i piedi questi ultimi giorni francesi, un tapis -roulant di mesi che sta arrivando al nodo finale, al suo estremo e si prepara a dichiararsi fuori servizio come tutte le cose di cui rimane solo una piccola parte, a dispetto delle altre che si cancellano nell'economia generale dei ricordi.
La strada che hai percorso tutti i giorni, le orme invisibili dei tuoi piedi che solo tu puoi riconoscere, sempre nella stessa direzione, avanti e indietro per una città che non si ricorderà di te e che non hai amato con la testa e col cuore ma che ringrazi profondamente per averti permesso una delle liberà più grandi, quella di prenderti in considerazione, di pensare a te stessa spesso, durante ogni giornata, davanti allo specchio o a una finestra, o al supermercato.
Non sei più abituata agli addii o forse, tout simplement, non ci credi più, per quella cosa di sopra, perché di tutto resta una parte e di tutti, e continua a viverti dentro finché diventa talmente tua che non la percepisci più come estranea, esterna.
Ed é bello vivere per poter raccontare, per poter diventare scatole piene di storie proprie e altrui ed é necessario affrontare con passione il mondo, anche se straniero, anche se lontano e diverso, perché é l'unico modo di farsi erodere dal torrente degli avvenimenti e diventare più sensibili e sentimentali, senza inaridirsi mai.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Fra', mi hai commosso. Hai scritto cio che da troppo tempo mi ostino a provare a mettere in parole.
Voglio dire, l'ultimo paragrado, soprattutto. Sento di voler aggiunger tante e tante cose, ma al solito mi taccio. Mi lascio scorrere le tue, di parole, addosso, per giustificarmi, per capirmi, per decidere.

Un abbraccio, e sinceramente ben tornata da parte della valle dell'Isere.
Lucio